Tu, con le tue magliette di lupo
Parli come un architetto e un professore di chimica
Perché al posto del cuore
Hai una calcolatrice
Perché al posto del cuore
Hai il veleno che aveva in gola Napoleone
Damiano.
Intendiamoci: rispetto al giorno, io ho sempre preferito la notte.
È una cosa abbastanza ovvia per via dei problemi di insonnia che mi sono sempre portato fin da piccolo, e al di là di patologie e strani feticci da adolescente complicato che vuole fare l'eclettico, io ci sono cresciuto, nella notte. Fin da piccolo, i miei genitori mi hanno sempre fatto lavorare, per prepararmi ad un mondo con cui altrimenti, me lo dicevano sempre, avrei fatto a cazzotti armato del mio carattere un po' attaccabrighe, lo stesso con il quale, alle loro spalle, facevo i miei affari all'ombra delle attrazioni del luna park, che infatti apriva nel tardo pomeriggio e restava aperto fino a mezzanotte.
Ero solo un ragazzino, non facevo niente più che adescare altri piccoletti come me, contrattando con offerte imperdibili di mia invenzione che li convincessero a prendere più gettoni, a spendere più soldi nonostante bastassero pochi giri a farli stancare in fretta della novità, li conoscevo i bambini, erano come me. Lo facevo ingenuamente, senza sapere che quella furbizia fanciullesca si sarebbe sviluppata autonomamente e sarebbe tornata a galla nel momento del bisogno.
Così, quando io ed Ethan rimanemmo soli con il nonno, alla morte dei miei genitori, pensammo che non ci sarebbe stato il tempo per disperarsi e crogiolarsi nel dolore, dovevamo riparare quell'unica roulotte che ci era rimasta e scappare via da quel luogo che ci aveva fatto tanto male. Eravamo ancora minorenni, e sparivamo nel pomeriggio con la scusa della passeggiata, o di andare a giocare al parco, per intrufolarci all'imbrunire nelle tasche delle ombre che rincasavano tra la folla della grande città, lo stretto necessario per mangiare e comprare le medicine al nonno; quando abbiamo perso anche lui, poco meno di un anno fa, era ormai passato tanto tempo, avevamo già l'età giusta e qualche soldo da parte, ma non abbastanza per prendere neanche una modesta casa in affitto.
Non ho intenzione di giustificarmi per i furtarelli che di tanto in tanto io e mio fratello, con l'aiuto degli altri, facciamo per tirare avanti la baracca, né tantomeno dare spiegazioni sul mio conto ed il mio essere: non devo niente a nessuno se non a chi mi conosce davvero, chi non ha bisogno di parole. A me piace metterle solo nelle mie canzoni, e del resto, questo è ciò che sono, e la colpa non è mia, quindi nessuno potrebbe cambiare la mia condizione in ogni caso.
È proprio nel periodo in cui tutto questo è iniziato, che ha avuto origine il mio amore per il buio.
Eppure, da quando ho ricominciato con le mie scorribande, mi piace ancora aspettare l'alba, prima di fermarmi in una di quelle grandi biblioteche prima di rincasare, quelle dove posso mettermi in un angolo e leggere qualche spezzone di libro, come facevo quando non c'erano soldi per sfamare la mia voglia di sapere e, attirato dalle loro vetrine, andavo a rintanarmi tra gli scaffali fingendo di leggere solo la trama all'interno della copertina, per poterlo fare davvero senza comprare il libro.
Proprio il nonno, energico e mattiniero sin da quando ne avevo memoria, mi aveva insegnato a sbrigare tutte le commissioni nell'arco di una mattinata, per non perdere neanche un attimo di tempo della propria giornata ed essere sicuri di avere davanti ancora tanto tempo per concedersi un momento tutto per sé, e proprio lui mi aveva trasmesso l'amore per la letteratura. Allora, per seguire il suo esempio, il momento che io concedo a me stesso arriva quando, dopo aver sfruttato della mattina la parte più intima e raccolta, quella in cui tardano ad accorrere le donne di casa, i rigattieri e le ragazzine con la voglia del vintage, per mollare la refurtiva a qualche bancarellaro di Porta Portese in cambio di un centinaio di euro a volta, libero da ogni peso quantomeno fisico e ripulito da ogni maschera o travestimento con addosso l'ennesima maglietta fregata a mio fratello, torno in quella piccola libreria vicino alla stazione, fra l'odore della carta stampata e del caffè scrauso delle macchinette, in mezzo a storie di miti e divinità del passato. Lì la mia sete di parole trova libero sfogo senza che debba essere io ad esprimerle, avendo chi, con la sua scrittura, parla per me e mi regala le idee migliori e la spinta giusta, per metterle in musica.
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La Paura del Buio || Måneskin
FanfictionIn una Roma colorata dalle maschere carnevalesche, c'è una giostra che gira vorticosamente, meno sicura delle altre, e un carro troppo veloce per non lasciare la città spoglia al suo passaggio. Per guadagnarsi un posto in questo mondo, il successo l...