It's okay.

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Ero forte, non avrei pianto.

-It's okay.

Zayn cominciò a tremare, mentre camminava a passo felpato.
Avrebbe potuto cominciare a piangere, ma non lo fece.
La notizia che aveva ricevuto poco prima l'aveva sconvolto.
Pensò che non avrebbe più dimenticato quel momento in cui il suo migliore amico aveva portato le mani sul viso, imbarazzato. Ma nemmeno quelle parole che continuavano a tormentarlo.
Lui non se lo era aspettato, o forse sì.
Forse doveva accorgersene da quando l'amico, gesticolava e non guardava le ragazze più belle della scuola, come invece lui faceva.
Cominciò a torturare le sue mani, ansioso.
L'aria fresca che girava quel pomeriggio lo rilassò.
Girò la chiave nella serratura della porta ed entrò, gettando poco dopo, esse sul tavolo.
Si sedette nel divano e portò le sue mani nel viso, tirando i suoi capelli.
Non sapeva come salutare Liam il giorno successivo, a scuola.
Cosa avrebbe fatto? Chiesto scusa?
Suvvia, non era stato molto gentile come aveva reagito.
Si era alzato dal divano, imprecando, gridando cosa avesse fatto di male, e senza preoccuparsi di come stava l'amico, chiuse la porta cominciando a correre, per poi camminare cercando di rilassarsi.
A interrompere tutti i suoi pensieri fu Eryn, che entrò in casa gridando parolacce, piuttosto arrabbiata.
«Che cosa è successo?» domandò turbato e spaventato Zayn, attirando l'attenzione della ragazza.
«Voi ragazzi siete tutti uguali!» esclamò lei, invece, ignorandolo e correndo verso la sua camera.
«A quanto pare no» sussurrò pensando a Liam.
Anche Jessica entrò in casa, dopo la discussione tra i due giovani.
Si buttò nel divano stanca morta, dopo una giornata di lavoro.
«Com'è stato?» domandò Zayn, guardando la compagna.
«Com'è stato? Quei bambini sono dei demoni!» esclamò esausta portandosi le mani tra i capelli.
Zayn, per risposta, forzò un sorriso.
«Come mai sei così triste?» domandò lei, avvicinandosi.
Lui, scosse la testa come farle intendere di lasciar stare.
«Eryn?» domandò di nuovo lei.
Lui indicò la cameretta, e lei annuì.
«Vado a chiederle se prepara lei la cena, io sono stanca» sospirò.
«Non è molto felice» disse Zayn, anche se la donna stava già bussando alla porta.

Jessica bussò la porta della figlia, stanca da quella giornata.
I bambini che aveva sopportato erano veramente dei demoni: avevano rotto anche un piatto dalla cucina, saltavano nel divano e letto e salivano nel tavolo per poi buttarsi,
causandosi dolori alle caviglie.
«Vattene» disse fredda la figlia dall'altra parte della porta, e sembrava anche che piangeva, poiché, poco dopo, tirò su con il naso.
«Cos'è successo?» domandò premurosa la madre, anche se non ricevette nessuna risposta.
Sbuffò e si incamminò verso la cucina, borbottando cose senza senso.

«A tavola!» gridò Jessica, poggiando la pentola piena di spaghetti nel tavolo.
Zayn, che poco prima guardava una partita di calcio, si sedette in tavola.
E poi, anche Eryn entrò nella cucina, con gli occhi gonfi e stanca.
«Quanto siete felici oggi» sussurrò Jessica, ma abbastanza che i due la sentissero.
«Voi mangiate, io non ho fame. Ho sonno» esclamò stiracchiandosi, Jessica.
«Buona notte» disse per poi dare un bacio al ragazzo, per poi andare a mettersi il pigiama, e addormentarsi.

Zayn e Eryn mangiarono in silenzio, erano persi nei loro pensieri.
Ma finalmente, il primo, decise di cominciare il discorso.
«Come mai sei arrabbiata?» domandò lasciando la forchetta che si poggiò sul piatto, ora vuoto.
Eryn, alzò lo sguardo dal suo piatto, ancora pieno di pasta, e lo spostò nei occhi di Zayn.
Poi fece un sorriso amaro e scosse la testa, e spostò, un altra volta, lo sguardo sul piatto.
«Sai, che se continui a guardarlo, quello che c'è dentro non sparisce?» domandò intendendo i spaghetti.
«Non ho fame» concluse lei, spostando il piatto.
«Come mai?» domandò lui premuroso.
Lei fece sparire il suo -finto- sorriso.
«Non devo giustificarmi» concluse strisciando la sedia e alzandosi.
«Sei strana» esclamò lui, prendendo il suo piatto e poggiandolo nel lavabo.
«Parla lui» sbuffò lei.
«Ho i miei motivi» disse lui, poggiando anche il piatto di lei, dopo aver gettato la pasta alla pattumiera.
«Anch'io» concluse lei, per poi uscire dalla cucina e andare nella sua camera.

Ma lei era così indifesa e delicata.

The boyfriend of the motherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora