Harold.

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Dovevate vedere come si agitava, per calmarla ho dovuto dirle una bugia... o almeno credo.-Harold.Eryn si stiracchiò allungando le braccia, quando senti del morbido.
Sobbalzò mentre dei gemiti di dolore uscivano dalla bocca di Zayn.
«Ma sei pazza?»
domandò accarezzandosi la guancia prima colpita.
Eryn spostò lo sguardo all'orologio che segnava le 6:30.
«Zayn, siamo in ritardo!» gridò Eryn, tirandogli la sveglia contro il petto e correndo nella sua cameretta a cambiarsi.
«Eryn, saranno già partiti» disse Zayn girandosi dall'altra parte del letto.
«No, no!» gridò lei.
«Non voglio perdermi la gita» disse poggiandosi nel stipite della porta della camera di Zayn e della madre.
«Se adesso torni a letto, ti prometto che un giorno ti comprerò il biglietto e partirai in Italia, per quanto vuoi» disse lui addormentato.
«Davvero?» gridò emozionata Eryn buttandosi nel letto e guardando a Zayn.
«Sì, ora lasciami dormire» disse per poi tirare la coperta coprendosi fino al naso.
«Ti voglio bene, Zayn!» gridò all'orecchia del ragazzo per poi dargli un bacio sulla guancia.
Corse subito in cucina salterellando.
Zayn, quando Eryn fu abbastanza lontana, sorrise toccandosi la guancia.
Eryn, accese il cellulare e notò di aver due chiamate perse e tre messaggi.
Tutti da Perrie.
Eryn alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa avesse fatto di male.
Aprì i messaggi.
"Venite in gita?"
"Stiamo per partire!"
"Zayn, me l'avevi promesso che saresti venuto!"
Eryn ridacchiò, e poggiò il cellulare nella camera da letto, in modo tale che non l'avrebbe disturbata e accese la radio che trasmetteva le 50 canzoni più ascoltate dell'anno.
Cominciò a ballare mentre puliva per terra.
«Abbassa quella musica, cazzo!» gridò arrabbiato Zayn.
Eryn cantando a squarciagola, continuò a passare lo straccio.
Sentì Zayn imprecare in tutte le lingue del mondo.
Irritato, portò il cuscino sopra la testa, cercando di non sentire nessun rumore.
Ma, a distrarlo fu la suoneria del cellulare di Eryn.
In grassetto c'era scritto Harold.
Lui, senza pensarci due volte, rispose al telefono pensando a quando fosse imbarazzante quel nome.
«Eryn!» gridò, stonando l'udito di Zayn, che automaticamente portò il telefono lontano.
«Scusami per tutto.» disse.
«Non so cosa mi sia preso quel giorno, ma tu eri così bella.» disse.
Zayn alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perché Eryn si frequentasse con tipi così stupidi e dolci.
«Non sono riuscito a regolarmi e ti sono saltato addosso, privandoti di vestiti.» disse piangendo.
«Cosa hai fatto tu?» gridò Zayn mettendosi a sedere.
«Pronto?» domandò spaventato Harry.
«Ripeti subito quello che hai detto!» gridò prendendo una delle sue tante magliette.
«Con chi parlo?» domandò Harry.
«Dimmi subito dove abiti!» gridò Zayn, ignorando le domande dell'altro ragazzo.
Harry, spaventato, disse subito a Zayn il suo indirizzo di casa, ed ello gli chiuse la chiamata in faccia, indossando i pantaloni e le scarpe.
Andò verso il soggiorno e cercò il suo giubbotto, e quando lo trovò, lo indossò.
«Dove vai?» domandò Eryn.
«Torno subito» disse, per poi uscire di casa.
Camminando piuttosto veloce, andò verso la macchina e ci saltò sopra.
Accese il motore e partì verso casa Styles.
Zayn, quando arrivò a quella via, sfilò il cellulare di Eryn che aveva nascosto per bene nelle tasche del giubbotto.
Andò in rubrica, e velocemente cliccò sopra il nome Harold, e fece partire la chiamata.
«Pronto?» domandò spaventato.
«Ricordami dov'è casa tua» disse grattandosi la nuca imbarazzato.
«Molto astuto» disse Harry, facendo alzare gli occhi al cielo a Zayn.
«Abito nella porta verde, davanti al bar» disse.
Zayn, quando la vide, spense il telefono a Harry e fermò la macchina, dirigendosi a piedi verso quella porta, sbattendo il palmo della mano.
Dopo un po' di tempo, una ragazza aprì la porta e Zayn calmò tutta la sua rabbia.
Quella ragazza lo guardò stranito.
«C'è Harold?» disse facendo suscitare una risata da parte della ragazza, che annuì.
«È al piano di sopra, seconda porta a destra»
Zayn, fece l'occhiolino alla ragazza e salì le sale.
Quando arrivò in quella camera, spalancò la porta trovando un ragazzo riccio che si fumava una sigaretta.
Sobbalzò e si girò verso Zayn, che si avvicinava verso lui a lunghi passi, dopo aver chiuso la porta.
«Tu sei il ragazzo della madre di Eryn?» domandò ricordandosi il viso del ragazzo.
«Semmai, chi sei tu?» domandò Zayn prendendo per il colletto Harry, e poggiandolo al muro.
«Se mi lascia andare, magari riesco a dirtelo» disse spingendolo.
Zayn, lasciò il colletto di Harry.
«Sono Harry» disse allungando la mano.
Zayn alzò gli occhi al cielo.
«Un amico di Eryn» concluse.
«Non mi sembri tanto suo amico, dopo che le hai strappato i vestiti!» disse Zayn, spingendolo.
«Abbassa le voci, che ci sente mia sorella» disse sbuffando.
«Tua sorella sarebbe quella bella ragazza con la treccia?» domandò Zayn indicando la porta.
Harry lo guardò a bocca spalancata.
«Hai osato guardare mia sorella?» domandò spingendolo.
«E tu hai toccato Eryn» disse Zayn incrociando le braccia al petto.
Zayn, sentì qualcosa vibrare nella sua tasca, e notò che era il cellulare di Eryn.
Numero sconosciuto.
«Pronto?» domandò Zayn rispondendo.
«A quanto vedo, hai l'abitudine di rispondere al telefono di Eryn» disse Harry, ricevendo un pugno allo stomaco da parte di Zayn.
«Zayn?» domandò una voce stridula.
«Sì?» domandò guardando Harry che lo fulminava, toccandosi il livido provocato.
«Sono Perrie!» disse pimpante.
«Perrie, mi dispiace ma sono occupato» disse sbuffando.
«Ah...» disse dispiaciuta lei.
«Ci sentiamo» disse per poi chiudere la chiamata alzando gli occhi al cielo.
«Adesso, hai cinque secondi per raccontarmi...» la suoneria del telefono di Eryn, non fece finire la frase a Harry.
Guardò chi la chiamava.
Zayn.
Stupito si guardò le tasche e notò di non aver preso il cellulare.
«Pronto?» domandò lui.
«Zayn! Dove sei?» domandò Eryn.
«Eryn, non ti preoccupare, sto tornando» disse.
«È Eryn? Passamela!» esclamò Harry, cercando di prendere il cellulare.
Zayn, gli prese il polso e gli e lo girò, facendoli uscire un gemito di dolore.
«Era Harry?» domandò preoccupata.
«Chi è Harry?» domandò lui.
«Sono io» disse Harold, attirando l'attenzione di Zayn per poi tirargli un pugno nello stomaco.
«Zayn, cosa stai facendo ad Harry?» domandò lei spaventata.
«Ah, lo conosci?» domandò innocuamente Zayn.
«Coglione» dissero in coro Harry ed Eryn.
Harry si beccò un calcio alla gamba che gli fece uscire un gemito di dolore.
«Eryn, non si dicono le parolacce» disse, facendola sbuffare.
«Mi spieghi cosa ci fai a casa di Harry? Mamma ti sta aspettando a casa!» gridò Eryn.
«Arrivo» disse per poi spegnere la chiamata.
«Sta sera alle undici, dietro casa tua, se non vieni ti vengo a cercare» disse per poi uscire dalla camera di Harry, mentre lui si teneva ancora la gamba e lo stomaco dove c'era un livido.
Scese le scale, e trovò la sorella di Harry seduta nel divano.
«Arrivederci bellezza» disse facendole l'occhiolino per poi uscire dalla casa, mentre lei lo guardava spaventato.

«Mi spieghi cosa ci facevi a casa di Harry, con il mio telefono?» domandò Eryn.
«Avrò confuso i cellulari» disse lanciandole il cellulare.
«Mi spieghi perché hai la maglietta sporca di sangue?» gridò Eryn, indicandogli la macchia.
«Eryn, 'sta un po' zitta» disse salendo nel bagno, per pulire il sangue.
Eryn, offesa, si sedette nel divano, incrociando le braccia sotto il seno.
Zayn, quando finì di lavarsi, andò nella sua camera dove si trovava la fidanzata.
Si tolse le scarpe, indossò le ciabatte, e andò ad abbracciare Jessica.

Dei gemiti di piacere, provenienti dal piano di sopra, disturbarono Eryn.
Allora, decise di uscire da casa sua, per andare da Harry.
«Vieni al bar sotto casa tua» scrisse velocemente Eryn, per poi inviarlo al riccio.
Dopo poco, arrivò nel bar ed entrò.
Attirò subito l'attenzione di Eryn, i capelli di Harry.
Quindi, a passi veloci, si avvicinò a lui, sedendosi nella sedia davanti a lui.
«Eryn» disse lui, con gli occhi lucidi.
«Mi dispiace...» sussurrò abbassando lo sguardo.
Eryn, portò un dito sotto il mento di Harry e gli fece alzare lo sguardo.
«Mi scusi?» domandò Harry con un bambino.
«Se non l'avessi fatto, secondo te ora sarei qui?» domandò, per poi venir abbracciata da Harry.
«Posso aiutarvi?» domandò la cameriera.
«Due cioccolate, per favore» disse Harry, facendo annuire Eryn.
«Posso sapere che cosa ci faceva a casa tua, Zayn?» disse.
Harry, guardò da tutt'altra parte.
«Non lo so» mentì.
«Conosceva Gemma -disse alzando le spalle- e mi ha riconosciuto» mentì.
«Ah, e perché urlavi e Zayn faceva finta di non conoscerti?»
«Forse, aveva bevuto qualcosa ed era ubriaco» disse lui.
«Io non lo conosco, ma è piuttosto strano»
«In che senso?» domandò Eryn, interessata.
Harry, alzò le spalle.
«Ma perché aveva la maglietta sporca di sangue?» disse Eryn, facendo uscire un sorriso soddisfatto da parte di Harry.
«Non lo so» mentì.
A interrompere la loro conversazione fu la cameriera che portò a loro le cioccolate.

«Dov'eri?» domandò Zayn, quando Eryn aprì il portone.
«Da Harry» disse lei.
Zayn, strinse le mani, facendo diventare le nocche bianche.
Eryn, riuscì a notare che era diventata visibile anche la vena del collo.
Ella, poggiò la testa nel divano, e si abbandonò in un bellissimo sogno.

L'orologio della cucina segnava le undici.
Allora, Zayn uscì di casa e si avviò dietro casa di Harry, con la macchina.
Quando arrivò lì, notò una testa riccioluta, quindi si avvicinò.
«Styles» lo chiamò freddo, Zayn.
Scoprì il suo cognome, guardando il campanello di casa sua.
Lui sorrise soddisfatto.
«Non ti è bastato il pugno che ti ha fatto perdere sangue?» domandò ridendo di gusto, Harry.
Zayn, prese Harry per il colletto, e l'alzo facendogli sbattere la schiena al muro.
Gli uscì un gemito di dolore.
«Ragazzino, ti conviene abbassare la cresta» disse per poi ridere alla faccia spaventata e dolorosa del riccio.
«Mi spieghi perché mi volevi incontrare?» disse facendosi forza, Harry.
«Per picchiarti» disse ovviamente, Zayn.
«Per quale strano motivo?» domandò Harry, spingendo Zayn che aveva rallentato la presa.
«Hai toccato Eryn» disse lui arrabbiato.
«Lei- disse Harry avvicinandosi pericolosamente a Zayn- non è tua. Capisci?» domandò divertito.
«Non puoi dirmi cosa devo fare con una cosa che è mia» disse poi seriamente.
«Lei non è tua» disse spingendolo.
Harry rise, per poi riavvicinarsi a Zayn.
«Nemmeno tua» disse poi con tono di sfida.
Zayn gli tirò un pugno al naso, facendolo cadere a terra.
Si tenette con le mani il naso, pensando che gli e l'avesse rotto.
«Eryn, non si tocca lo stesso, hai capito?» disse Zayn.
Harry annuì, tenendosi ancora il naso.
«Bene» disse per poi girarsi di spalle, pronto ad andarsene.
Ma, Harry, velocemente lo girò dalla spalla e gli diede un pugno all'occhio.
«Nessuno, e dico nessuno -gridò- mi dice quello che devo o non devo fare, okay amico?» esclamò divertito.
«Tanto meno tu» disse.
Zayn, infuriato, si gettò su di lui, tirandogli pugni da per tutto.
«Zayn?» domandò una voce spaventata da dietro di lui.
Zayn, allora si riprese, e si alzò da sopra di Harry, girandosi.
Davanti a lui c'era Perrie.
«Tu, non eri in Italia?» domandò Zayn, passandosi una mano sulla bocca in cui fuoriusciva del sangue.
«Volevo partire solo perché c'eri tu... Quindi, quando non ti ho visto sono andata via. È questo che cercavo di dirti questa mattina» disse lei guardando il corpo buttato dietro di lui.
«Quello è Harry?» domandò lei.
«Già, prenditene cura tu, io vado a casa» disse per poi sfilare le chiavi dalla tasca del pantaloni.
«Va bene» esclamò un po' triste.
Zayn si incamminò, ma dopo pochi secondi tornò indietro.
«Non dire a nessuno che sono stato io e non portarlo in ospedale, okay?» disse facendole l'occhiolino, con l'occhio non gonfio.
«Va bene» disse Perrie, inchinandosi verso Harry.

Zayn, aprì la porta, cercando di fare il più silenzio possibile.
Ma qualcuno accese la luce.
Era Eryn, che teneva in mano un bastone, spaventata.
Quando vide Zayn, gli fuggì il bastone.
«Cosa ti è successo?» domandò lei avvicinandosi a Zayn.
«Niente, non ti preoccupare» disse facendole l'occhiolino, sempre con l'occhio non gonfio.
«Come non faccio a preoccuparmi?» disse lei.
«Vado a chiamare la mamma» concluse per poi andare verso camera della madre.
Ma a metà strada, Zayn la fermò con un braccio.
«Lasciala dormire, vai anche tu a letto» disse.
«Ma Zayn, hai visto come sei concio?» domandò indicandolo.
Poi, lo prese per la mano e lo portò in bagno, per togliergli da dosso il sangue, ormai secco.Dovete capirmi, dovevate vederlo... con quella faccia da schiaffi e quel sorriso soddisfatto.
Fanculo, l'avrei dovuto uccidere.

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