Girl...

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Ero sia irritato che felice.


-Girl...

«Eryn, porca di quella...» imprecò Zayn, svegliandosi di colpo.
Eryn, era al suo fianco e rideva a crepapelle, tenendosi la pancia.
Lui, si alzò di scatto.
«Ti conviene correre!» dichiarò, e in pochi minuti si ritrovarono a correre per la casa, mentre la mamma, di giorno libero, gridava ai due di smetterla.
I due, non ascoltarono le lamentele della donna, e continuarono a rincorrersi: forse, Eryn, non avrebbe dovuto svegliare Zayn, con un secchio d'acqua ghiacciato, eppure era così felice di averlo fatto.
Finalmente, Eryn venne bloccata nella porta, davanti a Zayn, che aveva stampato sul volto, un sorriso maligno, e non aveva nessun motivo per cancellarlo.
«Mamma, aiuto! Il tuo ragazzo mi vuole stuprare!» gridò senza pensarci, la mora.
Mentre Zayn scoppiò a ridere.
«Peggio!» gridò lui, ironico.
Essa, presa da un momento di panico, aprì la porta e continuò a correre, non interessandosi del fatto che era in pigiama. Lui, senza pensarci un attimo, la rincorse.
Pessima mossa: sentì le sue gambe raffreddarsi, come il petto, le braccia, e la schiena, prima calda.
La ragazza rideva ancora, poiché si era fermato e sbatteva i denti, anche senza il suo permesso.
Lui, la fulminò con lo sguardo, e ritornò dentro casa, a passo veloce.
Diversamente, lei, tornando verso la casa si sporcò con il fango la ciabatta, e poco dopo, varie imprecazioni uscirono dalla sua bocca, facendo scoppiare a ridere Zayn, ormai già
dentro casa.

Eryn, poggiò i piedi sul cruscotto della macchina di Zayn, senza preoccuparsi di cosa lui avrebbe detto.
«Ma fai con comodo!» esclamò tirando un colpetto alla gamba sinistra della mora, facendole uscire un lamento.
«Ti stai sempre lamentando» borbottò per risposta la ragazza, stiracchiandosi.
Il ragazzo portò gli occhi al cielo, tirando un colpetto al volante per sfogo.
E dopo pochi minuti, Zayn, accostò davanti al cancello della scuola di Eryn, e lei, senza dire niente scese, dirigendosi verso l'istituto.
«Di niente, figurati» borbottò tra di se, Zayn intendendo che si aspettava almeno un grazie dalla ragazza per il passaggio. Essa, stava già entrando per l'istituto, lui però pretendeva il grazie, e l'avrebbe ottenuto. No, a dir la verità era una piccola bugia per saltare la scuola, poiché quel giorno non ne aveva per niente voglia.
Allora, parcheggiò non tanto lontano dalla scuola, occupando il posto dove si sarebbe dovuta parcheggiare una professoressa, poco interessato che lei stesse sbraitando dentro la propria auto.
Zayn, scese dalla macchina e si incamminò nella scuola della ragazza, sicuro che l'avrebbe trovata.
Attraversò il cancello, poco interessato che era un intruso lì dentro, e corse verso Eryn, che chiacchierava con una ragazza dai capelli biondo platino.
Ma più si avvicinava, più si rendeva conto che Eryn, non parlava con quella ragazza, ma la insultava, e non poco.
Allora lui, come per calmarla, le poggiò una mano nella spalla.
Lei, al tocco sobbalzò, sorpresa che qualcuno osasse toccarla.
Si giro, pronta a sbraitare contro la persona dietro di lei, ma quando vide Zayn spalancò la bocca.
«Cosa ci fai qui?» gridò togliendo la mano di lui, dalla sua spalla, facendogliela cadere vicino al fianco, giusto come il loro incontro.
«E' tua amica?» domandò lui indicando la bionda, che lo guardava mordendosi il labbro, ignorando la domanda di prima.
«Non cambiarmi discorso, signorino!» gridò autoritaria.
«Piacere Zayn» si presentò alla bionda, facendo alzare gli occhi al cielo alla mora.
«Io sono Perrie» si presentò a sua volta, la ragazza, porgendogli la mano.
«Ehi, ci sono anch'io!» gridò Eryn, cercando l'attenzione di Zayn.
«Sì, dimmi» disse lui distraendo lo sguardo, e guardando Eryn, che si muoveva peggio di una scimmia.
«Mi spieghi cosa ci fai qui?» domandò un'altra volta, essa, cercando di essere calma.
Lui, dimenticato, portò una mano sul mento, come per pensare.
Lei, alzò un'altra volta gli occhi al cielo, esasperata.
«Ah, è vero» si ricordò d'improvviso lui.
«Non mi hai ringraziato per il passaggio» concluse.
«Grazie» sussurrò lei, piano.
«Cosa?» gridò lui, attirando l'attenzione di qualche alunno.
«Grazie» disse un po' più forte, ma non abbastanza.
«Non ti ho sentito!» mentì avvicinandosi di più.
«Ho detto grazie!» gridò, facendo girare una ventina di ragazzi dalla sua parte.
«Ma di niente, figurati» disse sorridendo, facendo alzare gli occhi al cielo a lei, esasperata.
«Adesso sparisci» gli ordinò lei.
Lui sbuffò.
«Come sei permalosa» nemmeno appena finito di dire, suonò la campanella.
«Su, dai, vai a scuola! Stai attenta!» disse premuroso, Zayn prendendola in giro.
«Ciao Perrie!» esclamò infine, ricevendo un sorriso e una sventolata di mano dalla bionda, mentre Eryn, lo salutava con il terzo dito.
«Come cresce in fretta» commentò Zayn, per poi scoppiare a ridere, e dirigendosi verso la sua macchina per andare alla sua scuola, che purtroppo, non era riuscito a scamparsela.

Parcheggiò la macchina nel marciapiede, ed entrò nella sua scuola, cercando di evitare gli sguardi.
Ma inutile dire che non ne aveva bisogno: erano tutti puntati su quel ragazzino che teneva stretti al petto, i suoi libri. Quel ragazzino che camminava sempre a testa bassa, impaurito delle persone. Quel ragazzino che aveva perso il suo miglior amico. Quel ragazzino era Liam.

In quel momento voletti alzargli la testa e gridargli in faccia "sei forte, non fare il coglione e tira fuori le palle"

The boyfriend of the motherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora