16

52 9 5
                                    

CREDEVATE DAVVERO CHE THEØ E ANNA SAREBBERO RIMASTI IN SOSPESO?
RIECCOLI!




La detesto. Mi detesto.
Perché ha tutto questo potere su di me?
Anche ora che non mi guarda, che mi ignora standosene in disparte, il desiderio di ricevere le sue attenzioni, un minimo cenno, mi divora vivo.
Non funziona così.
Non ha mai funzionato così per me.
Non ho mai lasciato che fosse una donna a farmi questo. Dopo lei ho messo un punto a qualunque tipo di relazione sentimentale e ho pensato solo a divertirmi.
Ho annullato totalmente Matteo, dando campo libero a Theø e alla sua arroganza.
Ma, a quanto pare, non è bastato.
Sono di nuovo schiavo di questo fastidioso loop che mi fa sentire un ragazzino alle prime armi che non è minimamente in grado di comportarsi.
Vaffanculo.
Lei. Quella fottuta festa. Quella domanda di merda che ancora mi brucia il cervello.
Mi comporto come se fossi ossessionato da lei.
«L’hai baciata, eh?».
Non schiodo gli occhi da lei quando Plant mi chiede quello che è praticamente ovvio a tutti quanti.
«Mi sta fottendo la testa. E non va bene, Plant. Non va proprio bene», ammetto a malincuore, rullandomi una sigaretta pur di alleggerire i pensieri che mi riempiono la testa fino a farla scoppiare.
«Allora tu fotti lei», è la sua risposta, accompagnata da un sorrisetto malizioso.
«Il problema è che lei non vuole.»
«Ah no? Sei sicuro? Io non ci metterei la mano sul fuoco.»
Deglutisco sonoramente. Il pensiero di averla sotto di me, ansante, e a gambe aperte mentre pompo dentro di lei a un ritmo quasi illecito, mi fa stringere lo stomaco.
Cazzo.
«Se me la scopo…», inizio, inspirando una lunga boccata di fumo. «…quella mi incastra.»
«Quella ti ha già incastrato, Theø», afferma, battendomi una mano sul petto e allontanandosi per raggiungere Sole.
L’ho già detto “vaffanculo”?
Oh, ma chi se ne frega?
Mi metto in piedi di scatto e la raggiungo in un paio di falcate. «Parliamo.»
Non le do il tempo di replicare, l’afferro per l’avambraccio e la trascino via sotto gli sguardi divertiti dei nostri amici.
Sì be’, questa non è una storia d’amore, quindi smettete di pensarlo, grazie.
«Non voglio parlare con te.»
«Possiamo fare altro, se preferisci», la prendo in giro, inchiodandola all’albero alle sue spalle.
«Ti piacerebbe.»
«Neanche immagini quanto», rispondo con gli occhi chini sulle sue labbra rosee e il desiderio di scoparmele che mi cresce nella pancia.
«Hai un’agenda da consultare, no?».
Risalgo a guardarla dritto negli occhi, spingendo la mano nella corteccia dell’albero per fare leva su di lei, e usando quella libera per agguantarle un fianco. «È talmente piena di numeri di telefono che non avrei neanche il tempo di riprendermi.»
«Allora cosa perdi a fare il tuo preziosissimo tempo con una ragazzina come me?», ribatte sulla mia bocca, ritraendosi non appena gliela sfioro con la mia.
Devo assaporarla ancora. Subito.
«Me lo chiedo anch’io.»
«Ti ha cacciato di casa, vero?».
Sbatto le palpebre, la mia spalla si irrigidisce come se d’un tratto si fosse trasformata in una spranga di ferro, e tutto il calore al di sotto della mia “cintura” diventa di colpo ghiaccio.
«Lo vedi perché non puoi fare questi giochetti idioti con me? Lo capisci che non riuscirò mai a fingere che di te mi interessi soltanto la tua carriera o ancor peggio quello che hai nei boxer?».
Il mio respiro accelera, la voglia di prenderla per capelli e baciarla, e morderla, fino a farle provare lo stesso dolore che le sue parole mi infliggono, mi divora persino l’anima.
La detesto.
Cristo santo, la detesto con tutte le mie forze.
Ho solo voglia di annullare la dolcezza che c’è nei suoi occhi, di prendermi la sua innocenza, di macchiarla dei miei stessi peccati.
Voglio rovinarla.
«Ti avrò. Nuda. Sotto di me», sibilo nuovamente vicino alla sua bocca. «Te lo giuro.»
«Così poi potrai sventolare il tuo trofeo e buttarmi via come fossi spazzatura?».
«Sì.»
No.
Così poi sentirò il tuo respiro accelerare spaventato. E i tuoi gemiti rovineranno me, così puri e ingenui, inconsapevoli di quanto mi puoi dare semplicemente togliendo il piede da quel cazzo di freno. Scoprirai che ti piace avermi dentro di te. Capirai che ti detesto e che non esiste cosa più bella al mondo.
«Lasciami.»
«Ammettilo che è quello che vuoi. Confessa che muori dalla voglia di scoprire cosa significa aprire le gambe per me e lasciarti scopare finché non ti frega più un cazzo di nulla.»
Scuote il capo, ma non si smuove di mezzo millimetro. Mi guarda dal basso, senza timore.
«Dici di essere una mia fan, no? La numero uno.»
«Della Sad», mi corregge.
«Per me non c’è una cura, sono il mio dottore. Te la ricordi questa frase, Anna? È la tua canzone preferita.»
«E allora?».
«E allora ti comporti come se fossi una guaritrice del cazzo. Non mi serve essere curato.»
«Preoccuparsi dei sentimenti di una persona significa comportarsi come “una guaritrice del cazzo”? Non mi risulta.»
A braccia conserte mi guarda con un’espressione rabbiosa che riaccende la mia voglia di consumarla.
«Per me non sei solo un corpo. Cosa che, evidentemente, sono io per te.»
«Già.»
Ma ti conosco così poco, porca troia.
Eppure continui a rovinarmi.
A fottermi senza farlo davvero.
Mi corrodi. E non lasci niente.
Che cazzo sto dicendo?
«Dimmi che non mi vuoi. Una volta sola ancora. E giuro che stavolta ti lascio in pace.»
Aspetto. Prego quasi che quelle parole le abbandonino le labbra e mi liberino da questo casino che sento in testa.
Ma lei mi guarda negli occhi e mi trascina a fondo. «Sei molto più di un corpo, Matteo. E quando l’avrai capito potrai avermi esattamente come mi vuoi.»

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

TheøDove le storie prendono vita. Scoprilo ora