Quinto capitolo: Tra le ombre di Nerethil

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Mentre ci avventuravamo oltre i confini della città di Cryon, il freddo pungente si faceva sentire con maggiore intensità.
Le due guide, uno dei Neviani e uno dei Cryani, avanzavano silenziosamente davanti a noi, con i loro passi che lasciavano impronte profonde nella neve candida.
Talana ci aveva accompagnato fino alla periferia della città, dove una folla di abitanti ci salutava con gesti calorosi, sventolando le mani nell'aria gelida.

"Ora devo solo sopravvivere", pensai sarcasticamente, mentre sentivo il peso dello zaino premere sulle mie spalle, protette solo da strati di abiti inadeguati per il clima rigido di quelle terre.
Rhea, visibilmente emozionata per il viaggio che stavamo per intraprendere, mi poggiò una mano sulla spalla, trasmettendomi un senso di calore e conforto in mezzo a quel gelo penetrante.

Camminare sulla neve congelata era un'esperienza nuova per me, ma la bellezza maestosa delle montagne che si stagliavano contro il cielo notturno e la luce argentata delle lune che illuminavano il nostro cammino rendevano il paesaggio incredibilmente suggestivo, nonostante la sua severità.
La foresta di Nerethil si ergeva davanti a noi, un groviglio di alberi maestosi e ombre minacciose, la cui oscurità veniva solo parzialmente dissipata dalle pallide luci lunari.

Giunti alle porte della foresta, le nostre guide si fermarono, annunciando la fine del loro compito.
Il Cryano, dalla folta barba nera, si rivolse a Rhea con un tono rispettoso ma deciso, indicando che non potevano proseguire oltre.
I loro sguardi sembravano scrutare il buio della foresta con una certa apprensione, come se sapessero dei pericoli che si nascondevano al suo interno.

"Vi siamo grati per l'aiuto che ci avete fornito fin qui", disse Rhea con voce calma ma determinata, stringendo la mano del Cryano in segno di ringraziamento.
La folla di Talana si era ormai dileguata, lasciandoci soli di fronte all'oscurità impenetrabile della foresta di Nerethil.

Vedere la regina Rhea essere accolta con tale calore e devozione mi faceva riflettere su quanto avesse fatto per il suo popolo, nonostante gli anni di assenza.
La sua lunga lotta per il bene del regno, la sua determinazione e la sua generosità erano evidenti nel modo in cui gli abitanti di Talana la salutavano.

Poi, un Cryano si avvicinò a noi, desideroso di rivolgere gli auguri di buona fortuna.
"Ariadne, buona fortuna", disse con voce sincera, "che le stelle ti possano guidare e proteggere".
Queste parole mi colpirono profondamente, emanando un senso di conforto e speranza in mezzo alla solitudine.
Poi, il gruppo si allontanò, lasciandoci sole davanti all'imbocco della foresta, pronte ad affrontare ciò che ci attendeva.

La neve croccante scricchiolava sotto i nostri passi mentre ci addentravamo nella foresta di Nerethil.
Rhea, con la sua solita maestosità, guidava il cammino, e io la seguivo da vicino, ansiosa di scoprire di più sulle terre che stavamo per attraversare.

"Chi comanda questa foresta?" chiesi, curiosità brillando nei miei occhi mentre scrutavo l'oscurità degli alberi circostanti.

"Queste foreste appartengono ai Dendriti," rispose Rhea, come se la risposta fosse ovvia.
Si voltò verso di me, i suoi passi scivolando con grazia sulla neve.
"Li incontreremo. Alcuni sono ancora dalla mia parte. Scommetto che ne andrai matta. Non vedo l'ora di mostrarti Fossaviva. Lì è meno sicuro di Cryon, il clima è meno ostile, forse un po' umido," concluse, un sorriso di anticipazione colorando il suo volto.

Decisi di approfittare dell'occasione per chiederle qualcosa che mi frullava in testa da un po'. "Posso farti una domanda?" chiesi, sperando di non suonare troppo impertinente.
"Certo, chiedimi tutto ciò che desideri," rispose Rhea con un sorriso che rivelava una parte più leggera e giocosa di lei, che fino a quel momento non avevo visto.
"Quando ti ho incontrato per la prima volta, eri, come dire... molto vecchia," dissi, cercando di scegliere le parole con cura per non sembrare maleducata.
Rhea rise, il suono armonioso che si diffuse nell'aria gelida della foresta.
"Ti stai chiedendo come mai ora sia, diciamo, più giovane?" chiese, un tono retorico nella sua voce.
Annuii, ascoltando attentamente la sua risposta mentre continuavamo a camminare.
"Sì, insomma, il tempo scorre diversamente? Capiterà anche a me quando tornerò a casa?" chiesi, sentendo un leggero fiatone di ansia nel mio respiro.
"Si, scorre in modo diverso, ma forse perché avete una vita meno longeva sulla Terra," disse Rhea con un sorriso beffardo.
"Io mi porto piuttosto bene i miei duecentotrent'anni," aggiunse con un tono leggero, come se fosse soltanto una delle tante curiosità della vita.
Mi immobilizzai, la mia mente lottando per elaborare quelle parole.
"Duecentotrent'anni?" ripetei, incredula, mentre riprendevo a camminare al fianco della regina, con una nuova consapevolezza della straordinaria vita che si celava dietro la sua figura regale.
"Eh sì, mia cara, anno più anno meno, chi li conta?" sorrise Rhea, con un'aria beffarda che trasmetteva una profonda saggezza.
"Quindi riprenderai il trono e regnerai ancora a lungo, bello," commentai, cercando di alleggerire l'atmosfera con un tono giocoso.

Astramora: il richiamo delle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora