0.7 - passi indietro e passi avanti

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Simone si svegliò di soprassalto alle sei del mattino. La testa gli girava come non mai e tutto il suo corpo era scosso da continui brividi e spasmi di freddo.

Si mise seduto sul letto, cercando di rimanere dritto per non vomitare, poi pensò a quello che era successo quella notte e il motivo per cui si ritrovava sveglio così presto e nauseato.

Si ricordava che stava male perché Manuel era stato da Alice per molto tempo, allora era andato in un bar per affogare le sue pene d'amore e aveva- oh, cristo! Aveva baciato la cameriera, aveva baciato un'altra ragazza.

Perché lo aveva fatto? Gli era piaciuto? Questo non se lo ricordava, ma suppose che la risposta fosse un no. Del resto non si ricordava molto, solo che era tornato a casa accolto dal padre e da- cazzo! Manuel.

Prese il cellulare e, come se fosse stato messo a rallentatore, controllò la posizione del castano – a quest'ora non poteva sicuramente chiamarlo. L'applicazione gli diceva che si trovava a pochissimi metri da lui. Aveva dormito lì? Gli era rimasto accanto? Aveva troppe domande e nessuno che potesse rispondergli.

Assetato, si alzò dal letto portandosi dietro la coperta, essendo ancora scosso dagli spasmi, e si diresse verso la cucina per prendere una bottiglia d'acqua, che scolò in un batter d'occhio. Successivamente si diresse verso il salotto, dal quale doveva passare per tornare nella propria camera, ma vide qualcuno dormire sul divano. Si avvicinò e notò che era Manuel.

Altre domande, come il perché avesse dormito sul divano, il perché non fosse tornato a casa, il cosa avesse fatto tutta la notte: se avesse solo dormito o... non sapeva nemmeno lui cosa chiedersi.

Si sedette per terra di fronte a lui, ammirandolo in tutta la sua bellezza. Com'era possibile che, anche dormendo, quel ragazzo sembrasse tormentato da mille demoni? Continuò ad osservare il suo volto corrucciato e poi iniziò ad accarezzargli i capelli, passando le sue lunghe dita tra quei ricci ribelli che lo avevano fatto tanto innamorare.

Quando sentì il ragazzo muoversi, ritirò immediatamente la mano. Lo aveva svegliato. Voleva scappare, fingere di non essere mai stato lì ad osservarlo per interi minuti, ma il suo corpo rimase immobile.

Il castano aprì prima un occhio e, quando vide il minore di fronte a lui, li spalancò entrambi.

«S-Simò, che ce fai qua?»

«Perché hai dormito sul divano?» domandò invece lui ignorando la domanda di Manuel.

«Ieri stavi messo male, so' venuto a dà 'na mano a tu' padre» spiegò quello.

«Lo so, mi ricordo. Ma perché hai dormito sul divano?» domandò ancora. Voleva sapere perché non avesse dormito con lui.

«Avevo paura vomitassi nel sonno» mentì quello. La vera ragione era che era arrabbiato per la confessione fattagli quella notte, quel bacio di cui non avrebbe voluto conoscere l'esistenza.

«Ah» rispose lui imbarazzato. «Senti, scusa per lo spettacolo osceno a cui ti ho fatto assistere ieri e grazie per essermi rimasto accanto» disse alzandosi e sedendosi accanto al riccio, siccome quello gli aveva lasciato spazio sul divano.

L'altro fece semplicemente un cenno col capo, alzando il mento per dirgli di non preoccuparsi. Non riusciva nemmeno a parlare, si stava chiudendo a riccio nel suo guscio, lasciando fuori le spine in modo da non far entrare altro veleno nel suo cuore.

«Tu stai meglio?» domandò poi Manuel.

«Diciamo di sì, un poco» rispose lui. Questa domanda lo fece sorridere, era contento che il ragazzo si preoccupasse per lui.

«Bene, allora me ne posso annà» disse facendo spegnere all'istante il sorriso sul volto del corvino.

«Rimani qua fino all'orario di scuola a questo punto, no?» provò a farlo rimanere.

alla fine eri tu, fin dall'inizio | simuel [◌]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora