1.7 - confessioni volute e scoperte sgradite

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Passarono due settimane e, in un modo o nell'altro, Manuel e Simone riuscirono a smaltire gli ultimi grammi di fumo per Sbarra, ripagandolo anche dei quaranta buttati dalla madre.

Finalmente il ragazzo era uscito dal giro, ma la sua punizione non era finita: era ancora obbligato a nascondersi per poter vedere il corvino, poiché costretto in casa da Anita, la quale era tuttavia molto arrabbiata e delusa dal figlio.

Quel giorno, però, contento di essere finalmente libero da quel losco giro di droga e criminalità, impose a se stesso di parlare con la madre per risolvere finalmente tutti quanti i suoi problemi; era stanco di uscire da uno e ritrovarsi subito in un altro.

«Mà» la chiamò entrando in salotto, dove quella, come al solito, stava traducendo.

«Che vuoi?» domandò lei scontrosa.

Manuel dovette fare appello a tutta la sua pazienza per rimanere calmo e fermo sul suo punto; non doveva assolutamente farsi distrarre dalla rabbia della donna.

«Possiamo parlare? Te devo dì 'na cosa molto importante» domandò cauto.

«Sentiamo» rispose lei in maniera secca.

«Prima de tutto me volevo scusà pe' quello che ho fatto» iniziò.

«Ah, finalmente! Mancavano ancora le tue scuse» intervenne la madre.

«'o so, ma tu ascortame fino a' 'a fine, te prego.»

«Vabbè, dimme» disse facendo roteare gli occhi.

Manuel non si era preparato niente. Voleva solamente tirar fuori tutto quanto e decise di dirigersi dalla madre a confessare ogni cosa. E adesso che finalmente stava accadendo, si pentì di non aver scelto attentamente le parole che avrebbe dovuto utilizzare.

«Io e Simone-»

«Spero tu lo stia lasciando stare quel ragazzo, non vorrei mai che suo padre venisse da me a dirmi-»

«Mà, io e Simone usciamo insieme» disse finalmente. «Almeno... uscivamo. Me piace, 'on so che m'ha fatto, ma quando sto co'llui provo qualcosa che 'on ho mai provato co'lle artre» confessò aspettando una risposta da parte della donna di fronte a lui, ma questa non parlò. Allora continuò lui: «Simone è forse l'unica cosa bbella che me sia mai successa ne' 'a vita e 'on vojo che finisca solamente pe' 'n errore c'ho fatto.»

Si prese del tempo per respirare e poi aggiunse: «'on so' 'n criminale, so' entrato in un giro molto brutto, ma ne so' uscito e Simone 'on c'entra nniente quindi... posso tornà a vederlo?»

Il silenzio tra i due faceva rumore: i pensieri di Manuel tornarono a farsi strada nella sua testa, in attesa di una risposta, che finalmente – non dopo pochi istanti – arrivò.

La madre infatti si alzò dalla sedia e si diresse verso il ragazzo in piedi di fronte a lei, guardandolo negli occhi per qualche attimo per poi abbracciarlo.

Il castano rimase scombussolato da quel gesto, ma poco dopo ricambiò e strinse la madre tra le sue braccia. Non era mai stato un ragazzo troppo fisico, ma in quel contatto stava scaricando tutta la tensione che si era accumulata tra di loro.

In quel momento, in quell'abbraccio, Manuel non riuscì più a trattenere le lacrime. Scoppiò in un pianto liberatorio, scosso da alcuni singhiozzi, e la madre si stupì perché vedere il figlio piangere era un evento più unico che raro.

«Stai piangendo, Manuel?» chiese con un mezzo sorriso.

«Sì» non provò neanche a mentire o nascondersi. Disse la verità, per una volta nella sua vita disse la verità.

alla fine eri tu, fin dall'inizio | simuel [◌]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora