Simone e Manuel erano appena atterrati all'aeroporto di Fiumicino, dal quale erano partiti.
Presero il pullman per tornare a casa, entrambi tristi che quei pochi giorni di totale libertà si fossero conclusi tanto velocemente.
«Siamo tornati alla nostra vita, adesso» commentò Simone nel garage del maggiore, pronto – se così poteva dirsi – a tornare a casa sua poco dopo.
«Già... se sémo divertiti però» rispose l'altro.
«Avoja» disse Simone in romano, ridendo e facendo ridere anche Manuel. «E domani ci ritroviamo a scuola. In mezzo agli occhi di tutti...» commentò dopo facendo trapelare la tristezza che viveva nei suoi occhi.
«Vabbè, Simò, 'a scòla dura cinque ore. Poi c'avémo tutto il giorno pe' stà 'nsieme senza nessuno che ce rompe 'e palle» rispose lui. «Un modo pe' sta 'nsieme l'avémo sempre trovato» aggiunse.
«Sì, vero, solo che mi dà fastidio doverci sempre nascondere, come se stessimo facendo qualcosa di male poi...» disse l'ultima frase alzando gli occhi al cielo.
«Vorrà dire che ogni vvolta che se stancàmo de nasconderce voleremo in Scozia» replicò il maggiore avvicinandosi all'altro e lasciandogli un delicato bacio sulle labbra, accarezzandogli nel contempo una guancia per tranquillizzarlo.
«Mi sa proprio che faremo così, allora» disse quindi Simone, rassicurato dal tocco delicato del castano, ma comunque triste. Si sentiva come se fosse tornato in gabbia dopo aver vissuto per due interi giorni in piena libertà. Funziona così: quando si ottiene qualcosa, perderla fa ancora più male del desiderarla quando ancora non si ha.
«Ora devo andare... mio padre si starà chiedendo perché non torno più e sinceramente ho pochissima voglia di dargli spiegazioni» alzò nuovamente gli occhi al cielo, scocciato.
«Pure tu dovresti trattà mejo tu' padre, sà» lo provocò Manuel riferendosi al commento che aveva fatto il corvino su lui e sua madre.
«Facciamo che da oggi ci facciamo gli affari nostri in famiglia» ribatté Simone con un sorriso furbo sul viso.
«Eh, me sa che ce conviene» rispose l'altro ridendo. «Vabbè, Simò, se sentìmo stasera» aggiunse poi, abbracciandolo e respirando il suo odore, mentre pensava a quanto gli sarebbe mancato.
«A dopo» rispose lui, uscendo dal garage – non dopo averlo salutato un'ultima volta con un altro bacio – e lasciando il castano da solo.
In quel momento gli rimaneva solo da affrontare sua madre, che sicuramente gli avrebbe chiesto nuovamente cosa gli fosse preso per partire nel cuore della notte senza avvertire nessuno e tutte queste cavolate.
Non sapeva che, invece, la madre aveva ben altre domande per lui, domande molto più importanti e gravi di quelle che il ragazzo stava immaginando.
Infatti, appena rientrò in casa – con l'intenzione di salutare la madre come niente fosse – se la ritrovò seduta al tavolo del salotto con un'espressione in viso che era un misto tra arrabbiata, triste e delusa.
«Ciao, mà» tentò comunque Manuel, che aveva notato quell'espressione.
«"Ciao, mà"? È l'unica cosa che me sai dì, Manuel? Sei serio?»
«Va bene, scusame pe' esse' partito pe' 'a Scozia senza ditte nniente, me dispiace.»
«Non me ne frega niente della Scozia!» esclamò alzando la voce.
«E allora perché sei 'ncazzata?»
«Mi spieghi questo che cazzo è?» domandò prendendo la bustina di plastica con dentro il fumo che a Manuel era ancora rimasto da vendere e sventolandola davanti al viso del ragazzo.

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alla fine eri tu, fin dall'inizio | simuel [◌]
FanfictionAll'inizio del racconto Manuel è appena stato lasciato da Alice, la ragazza di cui crede essersi innamorato. La stessa notte cerca consolazione da Simone, ma dopo qualche birra e qualche canna le cose prendono una piega ben diversa. Come andrà a fin...