1.6 - regressi?

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Simone era preoccupato. Manuel non aveva risposto né alla sua chiamata né al suo messaggio; possibile che si fosse addormentato? Per così tanto tempo?

Aveva nella testa troppe domande e nessuno che potesse rispondere a tutte. Decise quindi di aspettare la scuola per vederlo e chiedergli spiegazioni, senza risultare tuttavia pedante.

Lo incontrò al parcheggio dei motorini, e colse al volo l'occasione per parlargli.

«Ciao» lo salutò avvicinandosi a lui.

«Ciao Simò» rispose lui togliendosi il casco.

«Tutto bene?» domandò poi, per tastare il terreno.

«Sì» replicò però l'altro con freddezza, iniziando a camminare verso la scuola.

«Manuel, che hai?» chiese il ragazzo.

«Nulla, mo dovémo entrà a scòla» disse, continuando a camminare. A quel punto, Simone si arrabbiò.

Possibile che quel ragazzo un giorno stesse sul melo e il giorno dopo sul pero? Era volato fino in Scozia per lui, avevano passato due giorno completamente liberi da qualsiasi pregiudizio, avevano finalmente fatto l'amore, e adesso che erano tornati alla vita di sempre Manuel si comportava come se nulla di tutto ciò fosse accaduto.

Lo afferrò per un braccio, interrompendo la sua camminata, e gli chiese: «Che cazzo c'hai? Fino a ieri eravamo una cosa sola e adesso neanche mi saluti. Che ti prende?»

«Simò, mejo pe'tte se me stai lontano» disse solamente il castano.

«Che intendi dire? In Scozia non mi sembrava la pensassi così» insistette.

«Beh, uno può cambià idea, o no?» replicò.

«Non così di colpo. Siamo stati bene, non avevamo problemi, cos'è successo tutto a un tratto?»

«Mi' madre m'ha fatto raggionà.»

«Su che cosa? Le hai detto di... noi?» domandò, pronunciando quel "noi" a voce talmente bassa che anche il castano fece fatica a sentire.

«Sì, e non è d'accordo con la cosa» mentì, sperando di toglierselo di torno, riuscendoci.

Si diresse verso la sua classe con Simone rimasto indietro e si sentì morire dentro quando notò che non lo stava più seguendo, che non stava più tentando di fermarlo e chiedergli spiegazioni. Si sentì la persona peggiore del mondo quando si accorse che l'altro si era arreso.

Aveva finalmente trovato una persona con cui si sentiva a suo agio, con cui sentiva di poter parlare, dalla quale sapeva di poter ottenere qualcosa di più del semplice sesso, e tutto era stato buttato all'aria da quelle parole pronunciate dalla madre.

Con il cuore diviso a metà, entrò in classe. Simone arrivò qualche minuto dopo e il castano poté giurare di aver visto delle lacrime nei suoi occhi. Tuttavia fece finta di niente e tirò fuori quaderno e penna, disposto a prendere appunti riguardo le prossime lezioni pur di aver qualcosa da fare, o almeno fingere di averla.

Anche durante l'intervallo, il castano provò a parlare col maggiore, ma non ci fu verso di farlo anche solo ascoltare. Rimase fermo sul suo punto e Simone si innervosì talmente tanto che decise che alla fine delle lezioni l'avrebbe preso di petto e affrontato, cosa che fece.

«Vuoi dirmi che cosa c'è? È impossibile che sia solo perché tua madre non è d'accordo con la cosa. Non mi sembra la tipa e, anche se lo fosse, quando mai le hai dato ascolto?»

«Simò, senti-» iniziò l'altro.

«No, senti tu!» si impuntò Simone. «Ogni volta che noi due finiamo a letto, poi inizi a trattarmi di merda. La prima volta c'era un motivo serio e l'abbiamo risolto, ma adesso cos'è successo? Non sei stato bene in Scozia?» alzò la voce, sapendo che erano rimasti ormai soli nella classe e, probabilmente, anche in tutta la scuola.

alla fine eri tu, fin dall'inizio | simuel [◌]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora