1.1 - casini su casini

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Simone parcheggiò la sua vespa fuori dal palazzetto scolastico, aspettando che arrivasse anche l'amico.

Sapeva che quella sera non sarebbero potuti stare troppo attaccati, ma decise che avrebbe pensato solo a divertirsi. D'altronde, ci sarebbe andato anche se fosse stato completamente solo, e data la situazione di entrambi era come se lo fosse.

Finalmente arrivò anche Manuel, che riuscì a piazzare la sua moto accanto a quella del corvino.

«Ciao» lo salutò quello sorridendogli.

«Ciao» rispose l'altro, abbracciando Simone e stringendolo a sé come se lo stesse perdendo. In quell'abbraccio stava nascondendo tutta la sua preoccupazione, la sua paura, il timore di perderlo. Se fosse successo quella sera, almeno poteva dire di averlo tenuto tra le sue braccia un'ultima volta.

Quando si staccò dal suo corpo, sentì come un vuoto lacerargli lo stomaco. Provò ad ignorarlo mentre si dirigeva, insieme all'altro, verso l'ingresso dell'edificio.

«Ecco arrivati i fidanzatini!» scherzò Luna appena li vide entrare insieme, siccome non avevano ancora indossato la maschera.

I due, a quel commento, rimasero entrambi zitti a causa dell'imbarazzo.

«Eddai, scherzavo!» aggiunse dopo qualche attimo per smorzare la tensione. «Non ve la sarete presa?»

«No, no, scusa Luna» replicò Simone sorridendole. «Che belle che siete, ragazze» si complimentò poi con il gruppo per cambiare discorso e Manuel, se non fosse stato sicuro che l'altro era gay, si sarebbe ingelosito.

«Grazie, anche voi» rispose Laura. I due, finalmente, indossarono la propria maschera e poi si diressero verso il bancone del bar per riscattare il drink, l'unico gratis, ma solo il primo della serata.

Quando la festa iniziò davvero e la maggior parte dei ragazzi era ormai impegnata sulla pista da ballo, Manuel si avvicinò a Simone e gli disse che sarebbe andato in bagno. Aveva già pensato a tutte le scuse che avrebbe potuto utilizzare per allontanarsi quanto bastava per vendere qualche grammo e ne aveva già usata una.

L'altro annuì e Manuel si diresse verso l'uscita posteriore del palazzetto, posto isolato che sapeva fosse luogo di ritrovo per i fumatori, sia di sigarette che di altro che sconfinava nell'illegale.

Riuscì nella sua impresa e poi finalmente tornò dentro. Per un po' la serata continuò così, con Manuel che ogni tanto abbandonava la pista con una scusa sempre diversa e che rientrava dopo aver speso all'aperto il tempo necessario a concludere qualche affare.

All'ennesima scusa, Simone si era stancato di quell'andirivieni e decise di seguire Manuel senza farsi notare. Non capiva cosa gli stesse prendendo, non capiva perché tutte queste uscite: che cosa stava combinando?

Uscì e vide Manuel seduto su un muretto, con la maschera appoggiata accanto. Stava fumando, ma da lontano non capiva se fosse una sigaretta o una canna: sperava nella prima perché in quei giorni stava proprio esagerando. Fece qualche passo in avanti per avvicinarsi a lui, ma lo precedette una ragazza. A quel punto si fermò e, senza farsi notare, rimase ad osservarli. Non sentiva tutto, ma riuscì comunque a capire qualcosa.

Da parte di Manuel, invece, quello che stava avvenendo è quanto segue.

«Ciao, Manuel» disse la ragazza avvicinandosi al castano e sedendosi accanto a lui sul muretto.

«Oi, Chicca, che vvòi?» domandò lui sulla difensiva. Stava spacciando fumo da ore, ma al solo avvicinarsi della ragazza sentì la sua preoccupazione aumentare a dismisura.

«Come siamo scontrosi» scherzò ridacchiando. «Che hai qui?» domandò poi, prendendogli la canna dalle mani e portandosela alla bocca, aspirando una quantità di fumo tale che avrebbe fatto tossire anche il tossico più malmesso di tutti.

alla fine eri tu, fin dall'inizio | simuel [◌]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora