L'attimo in cui ci abbiamo creduto

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Premessa: questo capitolo è di passaggio, visto che siamo arrivati al punto di svolta. Si può  essenzialmente descrivere come: la quiete E POI la tempesta. Buona lettura :)

Rosa POV.

Sono passati tre giorni da quel bacio nel parcheggio e non è successo assolutamente nulla. Quel giorno abbiamo pranzato, fatto un giro al mare e lui non ha fatto assolutamente nulla. Questa cosa mi sta facendo praticamente uscire fuori di testa, è come se facessimo 1 passo avanti e 10 indietro.
"È da un po' che voglio chiederti una cosa" è proprio la sua voce a riportarmi al presente. Siamo appena usciti da Tonino, dopo le lezioni di oggi pomeriggio a teatro avevo voglia di un suo cornetto e dopo un po' di insistenza mi ha accontentato, e stiamo camminando tra i vicoletti per tornare alla macchina.
"E dic" gli rispondo curiosa di cosa voglia chiedermi
"Cos'era quello show l'altra mattina e poi in macchina?"
"Non capisco di cosa parli" rido arrossendo un pochino e fronteggiandolo. Quel giorno mi sono davvero comportata prima come una bambina e poi come una pazza.
Lui ride con me, facendosi poi immediatamente serio, guardando davanti a sé.
Mi volto anche io preoccupata e vedo alcuni ragazzi che vengono nella nostra direzione insieme a un volto familiare, anche se non riesco proprio a ricordare chi sia. Almeno fino a quando non sento una signora salutarlo.
"Don Pietro, grazie per quello che avete fatto per mio nipote" esclama stringendogli la mano ma anche se sorride, lo sguardo di Valletta viaggia fino a posarsi su di me.
"Andiamo" mi dice Carmine, afferrandomi la mano e non mi sfugge il fatto che si sia sistemato meglio la pistola nella fondina dietro la schiena, per tenerla a portata di mano.
"Ue quale onore. La principessa Ricci" mi dice proprio Valletta avvicinandosi, tentando di afferrarmi la mano, ma non riesce a fare tre passi che Carmine mi si para davanti. Lo sguardo di diverse signore delle case che danno sulla strada sono su di noi, così come dei diversi negozianti "Ah ma allora è vero che don Salvatore per la figlioletta non bada a spese e ha ingaggiato un soldatino solo per lei" lo provoca "eppure tu m ricuord a qualcuno. A chi si figlij?" chiede guardandolo bene e non so perché ma rabbrividisco
"Nun so figlij e nisciun, ora se ci scusate" esclama Carmine sorpassandoli con una spallata mentre vedo con la coda dell'occhio Pietro Valletta ridere e fermare i suoi uomini che volevano reagire.
Arriviamo in fretta in auto, vedo i muscoli di Carmine ancora tesi e non so davvero che fare per farlo tranquillizzare. Se non avessi insistito per il cornetto non avremmo incontrato quei tipi e non avremmo rischiato di scatenare davvero la guerra, ora che da come ho capito cercano solo un pretesto per aprire il fuoco, metaforicamente e non.
Accendo la radio e inizio a canticchiare fino a quando non mi viene da sorridere perché inizia a risuonare nell'abitacolo Me staje appennen
Intravedo anche Carmine finalmente rilassarsi un pochino e inizia a canticchiare anche lui con me.
"Ti piace questa canzone?" lo prendo in giro cercando di alleggerire un po' l'aria
"Mi piacciono più che altro i ricordi che ho con questa canzone" mi risponde spiazzandomi come sempre per i suoi cambi d'umore. So benissimo a cosa allude e questo non fa altro che far accelerare il mio cuore in modo ridicolo, soprattutto pensando al fatto che quando arriveremo a casa saremo soli fino a domani mattina, visto che ho Alina va via sempre per le 18.
L'umore migliora man mano che guidiamo per Napoli e arrivati nel garage finalmente siamo ritornati alla serenità di prima dell'incontro. Mi fermo nel cortile per aspettare che chiuda tutto, se Vincenzo trova qualcosa fuori posto dovremo sentirci le sue cazziate per minimo un'oretta, mentre mi godo il vento fresco che si sta alzando.
"Scusami per prima, potevo gestire meglio la situazione" mi dice raggiungendomi
"L'hai gestita perfettamente visto che siamo qua a casa sani e salvi" rispondo
"Tuo padre non credo sarebbe d'accordo sapendo che ho preso a spallate Valletta in persona" ridacchia "e comunque ora aspetto le tue scuse" aggiunge alzando un sopracciglio
"E per che cos?" sbuffo incrociando le braccia
"Ti ricordi che stavamo parlando di quella scenata..." sussurra avvicinandosi di qualche passo e scostandomi qualche ciocca di capelli sfuggita dalla coda
"Aspetta e spera e comunque nun er na scenat" ribatto
"Mmm certo ha ragione lei signorina Ricci. Peccato però che non era una scenata perché devo ammettere che il finale nel parcheggio prima di pranzo non mi era dispiaciuto" mi dice annusando il mio collo mentre le mie mani si sono spostate ora sulle sue spalle.
"Non ti conviene iniziare sto gioco, hai già visto che so molto bene come gestirlo" gli rispondo ancora incredula che finalmente stia accettando e cedendo a quello che sta nascendo tra di noi.
Ci guardiamo negli occhi mentre sento come una sorta di elettricità nascere intorno a noi, una bolla fatta di attrazione e sentimenti a cui non oso dare un nome. Un tuono squarcia il silenzio intorno ma questo non interrompe il nostro gioco di sguardi, almeno fino a quando non inizia a diluviare e ci ritroviamo in un minuto zuppi d'acqua.
"Mi sa che è meglio che ci muoviamo" sussurro ad un centimetro dal suo volto. Lui sembra non sentirmi visto che si avvicina sempre più alla mia bocca fino a sfiorarla prima  di esclamare "Prova a prendermi" e correndo su per le scale, fermandosi sul pianerottolo ad aspettarmi.
Ci metto un attimo a capire cosa è successo prima di scuotere la testa divertita dal suo atteggiamento e raggiungerlo.
Entriamo dentro ridendo e subito mi slaccio gli anfibi, per evitare di lasciare impronte sul pavimento e lui mi imita togliendo poi anche la camicia e la maglia totalmente zuppe.
I miei occhi ovviamente non ce la fanno a non finire sui suoi addominali scolpiti. Lo guardo spudoratamente e senza vergogna prima di decidere che questo è il momento per capire fin dove lui è pronto a spingersi.
"Puoi abbassarmi la cerniera del vestito per favore? Gocciola, non mi va di salire in camera così e sporcare tutta casa" dico sicura voltandomi di spalle. Lo sento avvicinarsi, spostarmi i capelli, anch'essi totalmente bagnati, e aprire la zip del mio vestito con una mano, mentre l'altra si poggia sul mio fianco.
"Hai i brividi" osserva lasciandomi un bacio sulla spalla, mentre il vestito, appiccicato addosso, non scende di un centimetro, lasciando solo la schiena scoperta "Devi fare una doccia calda, altrimenti ti prendi un bel raffreddore" aggiunge stringendomi però a sè.
È come se mi stesse dando il tempo di pensarci, di interrompere qui questo momento e non andare oltre rispetto a quello che abbiamo già fatto. Ma io non ho intenzione di fermarmi, non ora che lo sento così vicino.
"Hai ragione dovrei fare una doccia" sospiro e sento lui staccarsi lentamente ma gli afferro la mano e, senza aggiungere altro, lo guido in camera mia e poi in bagno.
Mi tolgo il vestito di dosso senza alcuna vergogna restando in intimo, mentre lui mi osserva. Entro nella doccia regolando l'acqua e dandogli le spalle. Sto dando adesso a lui la scelta. Entrare con me e vivere questa follia insieme o andare via e far finire tutto prima ancora che cominci.
Sento la porta chiudersi, capisco che ha scelto e  non posso fare a meno di provare un pizzico di delusione. Almeno fino a quando non sento due braccia avvolgermi e girarmi.

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