Abituarsi ad una nuova vita

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Carmine POV.

Mi guardo intorno, la camera non è niente male, anzi ad essere sinceri è grande quasi quanto la prima casa dove vivevamo io e Massimo appena arrivati a Genova. Al centro c'è un letto matrimoniale, c'è anche una scrivania e una piccola poltrona. Apro la prima porta e noto che è una cabina armadio mentre la seconda porta, come sospettavo, è un bagno con doccia e vasca. Davvero niente niente male. E di certo tutto questo lusso non può derivare dall'azienda edilizia dietro la quale i Ricci si nascondono.
Esco fuori al balcone per dare un'occhiata anche all'esterno, devo prendere confidenza con gli spazi per qualsiasi evenienza. Questo lato affaccia su nulla di particolarmente interessante, capisco che siamo sul retro del palazzo, anche perché non vedo sentinelle in vista. Alzando lo sguardo vedo il mare in lontananza e questo mi fa sorridere, almeno una cosa bella in questo carcere dorato. Noto che il balcone è unico e gira tutto il piano, ma mentre a sinistra c'è un divisorio in vetro opaco, a destra c'è un'altra porta finestra e capisco che è della stanza di fianco alla mia, quella di Rosa. Questo sicuro mi faciliterà il lavoro di controllarla meglio ma allo stesso tempo temo questa vicinanza, nei pochi minuti in cui le sono stato vicino ho capito che quella ragazza ha un qualcosa di pericolosamente magnetico e dovrò stare ben attento.
"Signor Esposito?" sento una voce femminile chiamarmi
"Ehm si?"
"Piacere sono Alina, la governante, Don Salvatore mi ha detto di portarle questo, qualsiasi altra cosa le serva me lo fa sapere" mi dice quella che dovrebbe essere la moglie di Vincenzo.
"Signora mi dia del tu prima di tutto" sorrido gentile prendendo il borsone che mi sta porgendo "comunque mi servirebbero gli orari della signorina Rosa, cioè quelli programmati, ad esempio gli orari delle lezioni in accademia, gli orari delle lezioni all'università che dovrà iniziare ad ottobre" le spiego
"Va bene, sarà fatto" mi sorride prima di uscire dalla camera.
Apro per vedere cosa mi ha fatto mandare Don Salvatore ed è esattamente quello che mi aspettavo: una pistola senza matricola per non essere identificato, un computer e un cellulare praticamente nuovi e un portafoglio con diverse carte di credito e i rispettivi pin "per eventuali spese extra" recita un post it attaccato sopra.
Metto tutto apposto nella cabina armadio insieme ai miei vestiti e poi decido di farmi una doccia, ne ho davvero bisogno. Nonostante sia settembre inoltrato qui a Napoli fa ancora troppo caldo. Mi butto sotto il getto d'acqua finalmente riesco a rilassarmi un pochino da quando ho messo piede qua dentro.
La giornata passa piuttosto tranquillamente, mi faccio un giro nel garage e mi presento a chi incontro anche se pare che tutti sappiano bene chi sono.
"Carmine a tavola" mi avvisa Alina e la seguo nella sala da pranzo dove non c'è ancora nessuno.
"Ah mangi pure con noi?" esclama una voce stridula dietro di me
"Quanta gentilezza, troppo plebeo per stare a tavola con lei principessa Ricci?" la provoco alzandomi, sono pur sempre un ragazzo educato, e voltandomi.
È davanti a me con uno shorts di cotone e un top e solo adesso noto i suoi capelli lunghissimi, oggi pomeriggio li aveva raccolti e non avevo notato che le arrivassero fin giù la schiena. È davvero molto molto bella e ora mi sta fulminando con lo sguardo, ho sentito che in tanti la chiamano così ma mai davanti a lei, pare che le dia eccessivamente fastidio.
"Nun me chiammà accussì, mi da fastidio" mi risponde infatti a denti stretti sedendosi di fronte a me "e finiscila pur cu sta strunzat di darmi del lei" aggiunge
"Lo sai che tuo padre ci tiene" le dico a voce bassa
"E ovviamente vale più quello a cui tiene lui rispetto a quello a cui tengo io" sorride lei a denti stretti
"Non ho detto questo" sbuffo. Questa ragazza è una spina nel fianco e la conosco solo da poche ore "Facciamo che questa formalità la teniamo solo per quando non siamo soli va bene?" aggiungo notando che non mi ha più risposto
"Vabbè" risponde apparentemente disinteressata ma noto un piccolo sorriso soddisfatto nascere sul volto.
"Scusate se ci siamo fatti attendere"
La voce di don Salvatore mi fa immediatamente distogliere gli occhi dalla figlia e lo vedo entrare nel salone insieme a Ciro che mi lancia un'occhiata sospetta baciando la testa di sua sorella. Lui è uno a cui dovrò stare molto attento, mi pare molto protettivo della sorella e molto più puntiglioso del padre, mi darà del filo da torcere
"Ma non vi preoccupate Don Salvatore" sorrido fintamente porgendogli la mano che mi stringe "anzi scusate se mi sono accomodato prima ma mi pareva brutto lasciare solo vostra figlia a tavola" mento per vedere la reazione di Rosa e mettere alla prova il suo rapporto con il padre. Devo capire bene i legami della famiglia e se ci sono punti deboli.
"Si, è stato molto educato nell'accettare il mio invito a farmi compagnia seduto. Mi metteva ansia lì in piedi" sorride lei facendo gli occhi dolci al padre. Bene quindi sa mentire bene ed è abituata a farlo, non devo trascurare questo dettaglio.
"Ma quand mai, figuratevi. E mo iniziamo a mangiare che altrimenti si raffredda" liquida il discorso il padre, facendo cenno ad Alina di iniziare a portare i piatti.
La cena essenzialmente è una replica dell'interrogatorio che don Salvatore e Ciro mi hanno fatto quando mi hanno incontrato la prima volta, anche se in maniera più amichevole, capisco quindi che è per mettere a conoscenza Rosa e che fondamentalmente anche lei ha potere decisionale, almeno per quanto mi riguarda.
"Ah Carmine gli orari che mi ha richiesto glieli ho poggiati in camera" mi dice Alina servendo il caffè.
Due pensieri mi attraversano la mente contemporaneamente: non le avevo detto di darmi del tu? E soprattutto doveva proprio tirare fuori gli orari davanti a Rosa? Da quanto ho capito odia già il fatto di avere un bodyguard o forse odia solo me, certo è che questo non mi facilita le cose.
"Che orari Alina?" le chiede infatti sorridendo lei e vedo già la furia nei suoi occhi. In queste ore ho notato che, a differenza degli occhi del padre e del fratello sempre imperscrutabili e distaccati, i suoi occhi fanno trasparire ogni emozione che prova: stupore, fastidio, divertimento e ora rabbia repressa.
"Ehm il signor Carmine me lo ha chiesto per..." inizia la signora chiaramente in difficoltà
"Glieli ho chiesti per sapere i tuoi orari dell'accademia e dell'università, in modo da organizzare bene gli spostamenti" intervengo
"Bravo, sei efficiente, mi piace" mi interrompe don Salvatore mentre Ciro guarda la sorella e ridacchia, consapevole che a breve probabilmente mi farà buttare fuori da questa casa.

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