Carte in tavola

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Premessa: eccoci qua, nuovo capitolo, nuovi sviluppi. Non pensate però che i confronti siano già finiti qua. Anzi...
Buona lettura :)

Carmine POV.

Guardo nei suoi occhi e vedo il suo cuore spezzato. In questo momento probabilmente dovrei temere per la mia vita, dovrei fuggire il prima possibile da qui, perché se lei sa chi sono lo sapranno anche suo padre e suo fratello, o lo scopriranno a breve. Eppure non riesco a fare altro che fissarla e cercare di trovare un modo per lenire il suo dolore, per farle capire quanto tutto quello che c'è stato e c'è tra di noi sia vero.
"Ora tutto ha un senso" mi dice "il tatuaggio uguale, le tue parole sul fatto che qualunque cosa accadesse dovevo fingere di non sapere nulla, il tuo sguardo quando ti ho detto che tra un paio di mesi saremo potuti andare in Spagna insieme, Pietro Valletta che dice che gli ricordi qualcuno. Lui ti ha riconosciuto, ha riconosciuto un Di Salvo" continua e il suo tono deluso mi fa ancora più male di uno schiaffo. Preferirei urlasse, preferirei corresse da Vincenzo a dire tutto, preferirei il dolore fisico a questa sua rassegnazione.
"Rosa io ti giuro..." inizio a dire ma mi interrompe
"Ecco perché eri così combattuto nell' iniziare qualcosa con me, perché ti faceva schifo l'idea di venire a letto con la figlia di un camorrista. Poi però quella mattina quando sei uscito sarai andato da loro e ti avranno convinto, ti avranno convinto a cedere alle avances della figlia di Ricci così disperata da elemosinare attenzioni dal bodyguard. E infatti al ritorno siamo andati al ristorante e nel parcheggio non ti sei trattenuto"
"Rosa NO" esclamo avvicinandomi a lei. Non ce la faccio a sentire questa ricostruzione cinica e fredda di quello che abbiamo vissuto.
"Ogni cosa che ho fatto con te era perché me lo sentivo, non ti avrei mai usata" confesso ma ciò che ottengo è solo una risata fredda.
"E io come dovrei crederti? Mi hai mentito dal primo istante in cui ci siamo conosciuti"
"Rosa ti prego" sussurro afferrandole il volto e vedo i suoi occhi riempirsi di nuovo di lacrime "pensa a come ti sei sentita con me fino ad un istante fa. Ti prego, non sarei stato capace di fingere con te, non l'avrei mai fatto. Pensa alle nostre risate, ai nostri baci, a noi là fuori, sulla spiaggia, il vento nei capelli, liberi" continuo sfiorandole le labbra con le mie
"La cosa che mi fa più male lo sai qual è? Che dovrei odiarti perché sei un poliziotto o un Di Salvo. E invece ti odio perché te ne saresti andato senza dirmi niente. Saresti sparito come ti è stato ordinato e mi avresti lasciata qua" sospira "Carmine vai via, fingerò di non provare nulla, fingerò di non sapere nulla. È l'unica cosa che posso fare per te" aggiunge con voce rotta
"Vieni con me" esclamo preso dal momento mentre sento anche il mio cuore spezzarsi all'idea di non rivederla più. So che è un'idea folle e irrealizzabile, lei è una Ricci, io sono un poliziotto e per di più un di Salvo, venire con me significherebbe perdere la sua famiglia per sempre. 
"Non posso e non voglio. Mi hai mentito, questo non me lo dimentico. Vai" risponde facendo un passo indietro.
Capisco che non potrei dirle nulla per farle cambiare idea, le volto le spalle mentre sento gli occhi pungermi, ma mi costringo a non far scendere nemmeno una lacrima. Mi sono già reso abbastanza patetico. Non riesco però a trattenermi dopo che mi tira per un braccio e mi bacia, soprattutto quando capisco che è un bacio d'addio. Afferro il suo volto mentre le sue mani vanno a finire nei miei capelli, sento sulle labbra non solo il sapore della sua bocca ma anche le sue lacrime salate.
"Carmine!" urla Vincenzo spalancando la porta e beccandoci in pieno. Mi giro, asciugandomi il viso e con la coda dell'occhio vedo lei fare lo stesso. Lui ci guarda, quasi come se fosse indeciso su quello che deve fare, ma poi dei rumori provenienti da giù lo risvegliano.
"Carmine gli uomini dei Valletta stanno fuori al portone, sono sicuro si stanno organizzando per entrare o fare qualcosa, dalle telecamere ho visto che hanno giubbotti antiproiettili sotto le giacche e pistole pronte, devi portare via Rosa, subito" esclama mentre io mi sforzo di incamerare tutte le informazioni.
"Vincè ma che vonn?"
"Negli uffici di don Salvatore ci sta la mappa con tutti i depositi nascosti dei Ricci. Valletta la cerca da sempre, so sicur ca vo chell. Ve ne dovete andare prima che tentano di fare qualcosa"
"Ci sta l'uscita sul retro giusto?" dico prendendo il braccio di Rosa e scendendo verso le camere, con Vincenzo davanti
"Si, probabilmente hanno messo qualcuno fuori al vicoletto a controllare, ma potresti seminarli se usi la moto"
"Va bene, Rosa cambiati, veloce, io esco fuori a controllare il balcone. Vincè tu resta sul corridoio delle stanze. Ci sta qualcuno giù nel caso tentino qualcosa?"
"Sisi stamattina avevo visto qualche movimento strano e agg chiammat a nu par 'e guagliun"
"Perfetto. Nun te mover da cca" dico freddo entrando con Rosa in camera e uscendo fuori per controllare il retro del palazzo dal balcone.
Sembra tutto tranquillo, posso tentare di uscire da qui con lei.
"Ij nun veng cu tte" mi dice dura Rosa quando rientro in camera sua dopo essermi cambiato velocemente e aver preso anche la mia pistola d'ordinanza che fortunatamente l'altra volta avevo portato con me qui dai Ricci.
"Rosa ti prego. Non me ne frega niente se mi odi, se non vuoi vedermi più, io qua con quegli animali che vogliono entrare dentro casa tua non ti lascio. Ti prego è l'ultima volta che ti chiedo di fidarti di me, dopo puoi pure costringermi a ritornare qui per consegnarmi a tuo padre. Lo farò, ma ti prego fidati di me per questa volta. Si tratta di poche ore, ce ne stiamo fuori Napoli e appena Vincenzo ci dice che possiamo, ti riporto qua"
Vedo un po' di tentennamento nei suoi occhi, ma alla fine cede e mi fa segno di procedere, prendendo una pistola dal suo cassetto e guardandomi con occhi di sfida mentre io sono incredulo.
"Che ti pensavi che papà mi lasciava disarmata e senza capacità di difendermi? Jamm su muoviamoci primm ca sti strunz fann cocc guaio" aggiunge uscendo dalla porta.
Stiamo passando davanti al piano degli uffici quando mi fermo tentennando. Questa cosa va contro i miei principi, anche perché so che se lo faccio, prenderò delle prove importanti che domani durante il blitz potrebbero raccogliere. Ma siamo in una situazione di emergenza e devo tutelare le persone che ci stiamo lasciando indietro, che non hanno niente a che fare con il clan Ricci: le cameriere, le loro famiglie, Alina. Così mi decido e espongo la mia idea, dimenticando nella foga del momento, i microfoni che io stesso ho piazzato.
"Se prendiamo la mappa, loro non troveranno nulla" dico guardando sia Vincenzo che Rosa
"Facciamolo" dice lei entrando nell'ufficio del padre
"Rosa io non..." inizia a dire Vincenzo
"Vincè così sarete al sicuro, fidati di me" lo convince lei e così il custode ci indica una cartellina che Rosa afferra e infila nello zaino dove ha già messo i nostri documenti, le pistole e i portafogli.
Scendiamo giù in garage e dalle telecamere si vede la stessa situazione descritta da Vincenzo, è evidente che aspettano solo l'ordine di Valletta, che cammina nervoso al telefono, per entrare in casa.
Scendiamo veloci in garage, vedo i ragazzi dietro il portone, faccio segno loro di posizionarsi sull'uscita secondaria, in modo da coprirci le spalle se qualcuno aspetta lì.
"Carmine ho solo un giubbotto rimasto, a te do il mio" dice Vincenzo iniziando ad allentare gli strappi del suo giubbotto antiproiettile mentre porge l'altro a Rosa.
"Vincenzo no, tienitelo tu, può servire più a te. Noi ora usciamo da dietro e poi per andare sulla strada principale io devo per forza passare davanti al portone grande e loro ci vedranno. Mentre saranno distratti con noi voi aprite il portone e chiudete gli scudi di ferro esterni, così non potranno entrare. Poi chiamate immediatamente Don Salvatore" ordino prendendo in mano la situazione mentre intravedo Rosa già pronta in moto. Ormai è buio, questo dovrebbe avvantaggiarci e non farci rischiare troppo mentre usciamo.
"Va bene, statt accort guagliò. Ce vermin chiù tard" risponde Vincenzo dandomi una pacca sulla palla e lasciando una carezza sul viso a Rosa prima di riferire ai ragazzi le mosse da fare.
Appena mi fa cenno che è pronto, premo il tasto per aprire il cancello posteriore e poi accelero al massimo, pregando che nessuno degli uomini di Valletta abbia una buona mira.

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