4. Buona fortuna, angioletto

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«Mamma quando capisci
che una persona è cattiva?»
«Quando non vedi luce
nei suoi occhi»

Quando la mia sveglia suonò la prima cosa che feci fu allungare la mano fino al comodino per posticiparla.

Mantenni gli occhi chiusi e caddi di nuovo nel il mondo dei sogni, affondando dentro il sogno da cui ero stata rapita.

Sembravano passati massimo 20 secondi quando sentii i passi di Jacob che scendevano in fretta le scale portandosi appresso tutto il suo peso da giocatore di rugby, «Puoi evitare di sbattere i piedi sul pavimento, un montone sarebbe più delicato.»

«Stronzetta sei in ritardo, dovevi star facendo colazione almeno 5 minuti fa.» passai circa 30 secondi a metabolizzare le sue parole e quando mi resi conto che tra i due quella che si svegliava prima ero io e quello che doveva essere buttato giù dal letto era lui, mi resi conto che Jacob aveva davvero ragione: ero in ritardo.

Come risposta, con una velocità che non avevo previsto, mi misi seduta sul materasso e mi ritrovai a massaggiarmi le tempie per il mal di testa. Passarono pochi attimi ed allungai il braccio per raggiungere il cellulare e per poco non imprecai: mancava mezz'ora all'inizio delle lezioni ed io ero ancora nel letto.

Mi sfiorò l'idea di ributtare la testa sul materasso e assaggiare di nuovo il sapore del sogno da cui ero stata già interrotta due volte poi spostai la testa mentre stiracchiavo le braccia e i miei occhi ricaddero sulla finestra di fronte alla mia. Le tende erano chiuse, quindi non riuscii a capire che stanza fosse quella che mi si presentava di fianco.

«Grace, hai intenzione di andare a scuola?» balzai giù dal letto, non infilai neanche le ciabatte e corsi scalza fino al bagno creando lo stesso frastuono che aveva provocato Jacob e per cui gli avrei amputato le gambe.

Mio fratello stava correndo al piano di sotto nella speranza recuperare le cose che gli servivano.

Un Jacob legato ad una sedia, imbavagliato e con una benda sugli occhi non sarebbe male.

Ci pensai mentre chiudevo le mani a coppa sotto il getto del lavandino e raccoglievo l'acqua gelida per lavarmi il viso. «Perché diavolo non mi hai svegliata?» sbraitai mentre lo sentivo trafficare con le mani tra i cassetti della cucina in cerca di qualcosa da mangiare.

«Ma stai perdendo la memoria? Hai posticipato la sveglia 3 volte e all'ultima ti sei lamentata come un cane bastonato e l'hai spenta.»

«Deficiente dovevi svegliarmi.»

«Perché rischiare che un cane con la rabbia mi staccasse una mano, mi conveniva lasciarti dormire e farti rendere conto di essere in ritardo da sola, ma Jessica ha iniziato a chiamarmi a raffica perché non rispondevi ai messaggi e sinceramente vederla piombare qui di prima mattina non so che effetto potrebbe avere in me.»

«Non ti sei liberato dell'erezione mattutina 20 minuti fa?» domandai mentre mi sistemavo il trucco sugli occhi, non ero una di quelle che si truccava esageratamente ma neanche una di quelle che restava acqua e sapone, perché ero ben consapevole che la mia pelle non era perfetta e non volevo che la gente notasse i difetti. Quindi perché non coprirli se ne avevo la possibilità?

Ricordai delle volte in cui, quando avevo 14 anni, avevo provato a camuffare tutte le cose sul mio viso che mi creavano disagio senza trucco o altro, ma con scarsi risultati.

«Infatti un'altra adesso non sarebbe di aiuto, soprattutto perché sono in ritardo.» ci pensò Jacob a risvegliarmi dai pensieri infatti mi ero imbambolata davanti allo specchio intenta a sistemare le ciglia con il mascara e quando sbattei le palpebre mi colpii l'occhio con la punta, imprecai e controllai di non essere diventata cieca. Per fortuna il mio occhio funzionava ancora.

The Last HeartbeatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora