È quasi ora di pranzo e Jimin non accenna ad arrivare.
Gli avevo detto che ci saremmo visti alla stazione Sungni, vicino casa sua, ma ha preferito partire insieme da Ponghwa.
Alzo lo sguardo verso l'orologio davanti all'entrata della metro: il movimento delle lancette mi incanta e continuo a fissarle finché non sento una mano aggrapparsi alla mia spalla, facendomi sussultare.
«Eccomi!» Jimin si piega leggermente, stringendo la spilla sul petto mentre cerca di riprendere fiato. «Scusa per il ritardo.»
Subito mi afferra il braccio e mi trascina verso le scale mobili.
«Non sono abituato a prendere la metro. È meglio andare in giro a piedi o con l'autista.»
«E dai, per una volta che funziona! Chissà quando capiterà di nuovo.»
In effetti, oggi la metro è aperta perché qualche giorno fa sono venuti molti stranieri per la festa della Fondazione della Repubblica. Avremmo potuto camminare fino al Samtaesong¹, ma Jimin va pazzo per la metro: a Hyesan non c'è e da quando si è trasferito a Pyongyang approfitta di ogni festa per farci un giro.
Gli ricorda la metro di Roma.
La lunga discesa è accompagnata dalle solite canzoni del nostro Paese. Hanno tutte lo stesso ritmo, ma almeno rendono le scale mobili meno noiose.
«Good morning!» Alcuni stranieri salutano con un cenno della mano, ma non tutti ricambiano.
Appena arrivati davanti ai binari, mi guardo intorno: per quanto ce l'abbia sempre sotto i piedi, non ricordo mai com'è fatta la metro di Pyongyang. Gli artisti del Mansudae si sono impegnati molto nel rappresentare l'unione del popolo coreano con affreschi ricchi di colori. Alcuni ritraggono persone sorridenti, altri i luoghi più belli della nazione, dalla natura alle città.
«Che fortuna! Arriva tra quattro minuti!» La voce di Jimin mi riporta al presente.
Mi giro verso lo schermo che indica quanto manca prima che arrivi il treno, ma alcune voci attirano la mia attenzione: un gruppo di persone sta guardando una teca con le prime pagine del Rodong Shinmun². Per quanto mi sforzi di sentire, non riesco a capire di quale notizia stiano parlando. Torno quindi ad ammirare gli affreschi finché non vengono coperti dall'arrivo del treno.
Saliamo e mi siedo sull'unico posto rimasto libero. Jimin si mantiene al corrimano e mi guarda.
«Il posto è riservato ai più anziani, rimanga pure seduto.» Ridacchia, guardandomi dall'alto.
«Abbiamo solo pochi giorni di differenza, non crederti chissà quanto più giovane.» Sospiro e alzo gli occhi al cielo.
«In effetti, sarai anche più vecchio di me, ma nascondi una grande gioventù.»
Gli do un leggero colpo con il piede e Jimin si piega in avanti. Finge di inchinarsi davanti ai quadri dei due Leader appesi alla fine del vagone, suscitando sguardi di ammirazione dal resto dei passeggeri.
Restiamo in silenzio finché non arriviamo a destinazione. La stazione Jonu è un po' più piccola, ma decorata quanto tutte le altre. All'uscita osservo per un attimo un mosaico dedicato alla forza e alla risolutezza delle donne. Se solo mia madre fosse così.
Riprendo a camminare dietro Jimin e insieme attraversiamo la strada. Pochi minuti dopo, ci ritroviamo davanti al Samtaesong. Avevamo notato questo locale da un po', ma è la prima volta che ci mangiamo.
«Ho una fame che non immagini. Ordinerò di tutto, tanto paga il più vecchio.»
Alzo lo sguardo verso il soffitto e sospiro, senza ribattere. Nel frattempo, Jimin si è già avvicinato alla cassa per guardare il menu sullo schermo.
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La libertà di amarsi ✯ TaeKook
FanfictionA Pyongyang, nel cuore della Corea del Nord, vivono due giovani all'apparenza simili ma che in realtà non potrebbero essere più diversi. Jeon Jungkook è un cittadino modello, convinto che il suo Paese sia il migliore del mondo. Kim Taehyung, invece...