Capitolo 2 ✯ Nel posto sbagliato ✯ Kim Taehyung

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Oggi è il Giorno del Sole, la festa più importante della nazione. Il Grande Leader Kim Ilsung compie gli anni, ma stavolta non è un compleanno qualunque: è il centesimo anniversario dalla sua nascita.

Siamo usciti di casa molto presto. C'è talmente tanta gente che per arrivare in piazza ci abbiamo impiegato il triplo del tempo – se non di più.

Cammino a testa alta, con accanto mia sorella. Davanti a noi, ci sono i nostri genitori.

Dopo aver percorso la scalinata che separa la piazza dall'edificio principale, ci inchiniamo davanti ai grandi ritratti dei due Leader. Noi ci sediamo sul gradino più alto, mentre nostro padre entra da solo. È uno dei pochi a cui è concesso ammirare l'intera manifestazione dalla stessa terrazza da cui si affaccia il Leader in persona.

Nostra madre afferra la manica della mia giacca per farmi girare verso di lei. Ha il solito sguardo accigliato. «È il giorno più importante dell'anno. Dovresti essere perfetto, eppure fai sempre arrabbiare tuo padre.»

È sempre stata puntigliosa. Nonostante io mi vesta, parli e cammini allo stesso modo, ogni anno trova un motivo per rimproverarmi. Ecco perché sembrava tesa mentre camminava: stava rimuginando sul fatto che non fossi perfetto come desiderano lei e, soprattutto, lui.

Sento le sue mani sistemarmi il colletto della camicia bianca e stringere il nodo alla cravatta rosa. Abbasso lo sguardo appena lei preme sul mio petto. «Almeno questa non l'hai dimenticata.»

Infilo la mano sotto la giacca e sfioro lo stesso punto che lei ha toccato. La spilla c'è, ma solo perché stamattina è stata mia sorella a ricordarmi di indossarla. Quest'anno hanno ritirato la vecchia per darci la nuova: una bandiera rossa sventolante con sopra i volti del Grande Leader e del Caro Leader. La guardo per qualche istante mentre ripenso ai funerali che si sono tenuti a fine dicembre. È stato straziante vedere il popolo piangere fiumi di lacrime per un uomo che, insieme a suo padre, ha fatto così tanto per tutti noi.

O almeno così dicono.

L'annuncio al megafono richiama la nostra attenzione. Trombe e tamburi accompagnano la marcia dei soldati, divisi in blocchi quadrati e perfettamente allineati. In pochi minuti riempiono metà piazza, seguiti da altri vestiti di bianco. Il comandante, in piedi su un blocco, li dirige dall'alto. Con una precisione impeccabile, ricreano varie forme, tra cui il numero cento. Infine, si uniscono in un unico grande rettangolo per suonare l'inno nazionale.

Alzo il mento verso l'alto, con le braccia dritte ai lati del corpo. Le bandiere della nazione, del Partito dei Lavoratori e del Comandante Supremo dell'Esercito Coreano si innalzano una alla volta verso il cielo, tingendolo di rosso.

All'inno seguono minuti interminabili di silenzio. Dall'alto del mio posto riesco a scorgere una schiera di persone in lontananza, talmente compatte da sembrare una grande macchia rossa. Dei palloni aerostatici sorreggono striscioni rossi, simili a quelli che si estendono lungo l'intera altezza degli edifici intorno alla piazza:

Forza, Joseon! Combattere fino alla morte! Lunga vita alle magnifiche idee rivoluzionarie dei compagni Kim Ilsung e Kim Jongil!

L'esercito che ricomincia a suonare e le urla euforiche del pubblico catturano la mia attenzione. Guardo l'enorme orologio dietro le bandiere e noto che sono le dieci in punto: Kim Jongun, nipote del Grande Leader, ha appena fatto la sua apparizione. È accompagnato da funzionari politici e militari, tra cui mio padre. Tra poco terrà il suo primo discorso in qualità di Segretario Generale del Partito dei Lavoratori di Corea; insomma, come nuovo Leader della nazione.

Abbasso lo sguardo e noto che tra il pubblico spiccano persone dai capelli chiari e con cappelli particolari: anche turisti e giornalisti stranieri sono qui per assistere alla celebrazione del Grande Leader e al primo discorso di suo nipote.

La libertà di amarsi ✯ TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora