Il rombo del motore colma il silenzio in auto, mentre il signor Ri guida per le strade della città. Seduto sul sedile posteriore, leggo la data stampata sul giornale che ho tra le mani: anno Juche 101 (2012), 11° mese, 16° giorno, venerdì. Oggi, per la prima volta, si celebra la festa della mamma.
Al centro della prima pagina del Rodong Shinmun, c'è una foto che ritrae il Leader Supremo insieme a una donna. Il titolo dell'articolo è Una madre eroina, Min Sunmi. La signora è stata nominata Eroina del Lavoro per aver dato alla luce dieci bambini, ma lei sostiene di non meritare il premio: i suoi figli sono stati nutriti, vestiti ed educati dalla loro vera madre, il Partito dei Lavoratori di Corea.
Anche io desidero avere una famiglia numerosa, ma credo che dieci bambini siano un po' troppi. Non so se Eunjung riuscirebbe a crescerli tutti. Forse quattro o cinque sarebbero abbastanza.
Continuo a sfogliare il giornale. Le pagine successive sono piene di notizie sui successi dei lanci missilistici, sullo sviluppo economico e sui miglioramenti delle relazioni internazionali. Le parole vittoria, autosufficienza e unità nazionale si ripetono senza sosta. Il nostro Leader Supremo è un condottiero valoroso e inarrestabile, proprio come suo padre e suo nonno prima di lui.
Appena l'auto parcheggia, ripiego con estrema cura il giornale e lo poso sul copribagagliaio. Sposto lo sguardo fuori dal finestrino e osservo il ristorante Okryu. Anche se non è la prima volta che ci veniamo, resto sempre affascinato dalle pareti bianche e dai tetti verdi e ricurvi dell'edificio, in perfetto stile tradizionale. Non pranzo qui da quando abbiamo festeggiato la mia ammissione nel bowibu, quasi dieci mesi fa.
«Ci vediamo alle due» dice mio padre al signor Ri.
Scendiamo dall'auto ed entriamo nel ristorante. Una cameriera con un joseon-ot rosa ci accoglie con un inchino.
«Salve, siamo la famiglia Jeon.» Mio padre le porge i quattro biglietti ricevuti all'ultima riunione della inminban¹.
«Benvenuti, siamo onorati di avervi qui.» Dopo aver controllato gli inviti, la cameriera si avvicina al bancone e li consegna alla cassiera. «Prego, da questa parte.»
Il brusio degli ospiti e il profumo del cibo riempiono l'aria del locale. La sala è piena di politici e uomini d'affari insieme alle loro famiglie. Alcuni ridono e parlano ad alta voce, altri invece sono impegnati in conversazioni più riservate.
«Accomodatevi pure. Vi porto subito i menu.» La cameriera fa cenno di sederci, poi si allontana.
Il tavolo è rotondo e ben apparecchiato, con tovaglioli di lino bianco, posate d'argento e bicchieri di cristallo. Sposto la sedia accanto alla mia per far accomodare Eunjung, che mi ringrazia con un sorriso. Appena mi siedo anche io, la cameriera torna con i menu e li lascia sul tavolo prima di andare via.
«Guardali, caro.» Mi volto verso mia madre, che ci osserva con sguardo dolce. «Somigliano a noi due quando avevamo la loro età.»
«Eh, ragazzo mio, goditi questi primi mesi.» Mio padre mi dà una leggera pacca sulla spalla. «All'inizio sembrano perfette, ma poi scopri che le donne non sono come pensi.»
Lo fisso per qualche istante. «In che senso?»
«Sono delle rompiscatole.»
Mia madre alza un sopracciglio e gli lancia un'occhiataccia. Al nostro tavolo cala il silenzio per alcuni interminabili secondi.
«Be', è la verità.» Lui alza le spalle. «Noi uomini vogliamo solo riposarci dopo il lavoro, ma voi siete sempre lì a dirci "non hai mai tempo per me"» pronuncia le ultime parole con una vocina stridula e le mani poggiate sui fianchi.
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La libertà di amarsi ✯ TaeKook
FanficA Pyongyang, nel cuore della Corea del Nord, vivono due giovani all'apparenza simili ma che in realtà non potrebbero essere più diversi. Jeon Jungkook è un cittadino modello, convinto che il suo Paese sia il migliore del mondo. Kim Taehyung, invece...