Capitolo 6 ✯ Troppo illegale ✯ Kim Taehyung

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«Che ci fai qui?» L'arrivo improvviso di Jungkook mi fa saltare giù dal letto. Sento il cuore battere all'impazzata e le guance andare a fuoco per l'imbarazzo.

Mi volto verso Jimin. Anche lui si è alzato, ma il suo viso sembra tranquillo; non riesco a capire cosa stia pensando. Non è normale nemmeno questo silenzio, di solito ha sempre la risposta pronta per ogni occasione.

«Mi volete spiegare che stavate facendo sul letto?» insiste Jungkook, alternando lo sguardo tra me e Jimin. Il suo tono autoritario mi fa rabbrividire. Non l'ho mai visto comportarsi in modo così irrispettoso, soprattutto nei confronti di qualcuno più grande di lui.

«Devo farti un disegnino? Ci stavamo solo riscaldando.» Non mi aspettavo una risposta così diretta da parte di Jimin. Per quanto sia più giovane di noi, Jungkook lavora nel bowibu ed è anche il figlio del tenente, ma a lui non sembra interessare.

Io, invece, abbottono la camicia e sistemo il colletto, cercando di recuperare almeno un briciolo di dignità.

«Dovrei arrestarvi dopo quello che ho visto.» La sua voce si abbassa all'improvviso, diventando un sussurro minaccioso. Poi si avvicina e afferra le spalle di Jimin con entrambe le mani. «So altre cose su di te e sulla tua famiglia, ma ho sempre fatto finta di nulla per il bene di mia moglie. Se ci tieni davvero a loro, soprattutto a tua sorella, è meglio se sparisci.»

Jimin rimane in silenzio. Per la prima volta non risponde alle provocazioni e si limita a raccogliere i suoi libri di cinese, per poi avviarsi verso la porta. I suoi movimenti sono frettolosi, come se ogni secondo perso mettesse a rischio la sua vita. E forse ha ragione.

Lo seguo e allungo un braccio con l'intenzione di fermarlo, ma Jungkook mi tira indietro e chiude la porta per impedirmi di uscire. Sento i suoi sospiri pesanti vicino al mio orecchio e il suo corpo teso contro la mia schiena.

«Hai idea del guaio in cui ti stai cacciando?» La sua voce è carica di agitazione mentre le sue dita stringono con forza la mia spalla.

Mi libero dalla sua presa e mi giro verso di lui, appoggiando la schiena e le mani contro la porta. «Te l'ha già detto Jimin: avevamo freddo e ci siamo distesi sul letto per riscaldarci un po'.» Sospiro cercando di mantenere la calma, nonostante il cuore continui a battermi all'impazzata. Mi sembra di essere intrappolato in un incubo dal quale non riesco a svegliarmi.

«Non prendermi in giro. Avevi lo stesso sguardo di Eunjung quando io...»

«Tu cosa?!» lo interrompo alzando la voce e scattando verso di lui, ma Jungkook rimane immobile.

«Noi due siamo marito e moglie, tu e Jimin siete due uomini!»

Lo guardo sedersi su una delle due sedie accanto alla scrivania, poi mi fa cenno di fare lo stesso. Obbedisco e mi avvicino, mentre lui continua a osservarmi con sguardo inquisitorio. Forse, se lo assecondo, non metterà nei guai Jimin e la sua famiglia.

Jungkook abbassa la testa. «È tutto troppo grave per far finta di nulla...» borbotta con le mani tra i capelli.

«Cos'altro sai di Jimin e della sua famiglia?»

Jungkook sposta di nuovo lo sguardo verso di me. «Dovresti saperlo: il contrabbando di prodotti stranieri.»

Il padre di Jimin è il responsabile della filiale del Mansudae a Pechino; è normale che in casa abbia della merce estera. Perché Jungkook sembra farne un dramma?

«Se li avessi denunciati, avreste passato dei guai anche voi Kim e, di conseguenza, mia moglie, io e i miei genitori.»

«Ma non c'è niente di illegale qui dentro!» sbotto scattando in piedi e indicando la stanza intorno a noi.

La libertà di amarsi ✯ TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora