19. Attacco di panico

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Quando riapro gli occhi sono stesa, rannicchiata di fianco, con le mani sotto il viso e le gambe piegate. È buio, di fronte a me c'è qualcosa di scuro e sembra che abbia una maniglia. Cos'è? Una finestra? Oh! Un finestrino.

Sono in una macchina.

Sollevo il capo e capisco che sono stesa su un sedile ribaltato di un'auto, mentre l'altro sedile è sistemato dritto. Da questa posizione riesco a vedere il poggiatesta e qualche ciuffo di capelli che spunta oltre di esso.

Mi sistemo a pancia insù.

«Ehi!» Fabio si sporge e mi osserva mentre mi accoccolo meglio. Ha tolto la giacca, sbottonato i primi bottoni della camicia e risvoltato le maniche. Sto per alzare la schiena quando mi ferma e mi riporta giù. «Non ti alzare, o almeno non ancora. Resta un attimo ancora così.»

Annuisco, mentre fuori dal finestrino il cielo è buio. Che ore saranno?

«Sei nella mia macchina.» Fabio risponde a una domanda che non gli ho fatto. «Anche se la tua band non voleva lasciarti sola con me, soprattutto quel Christian... credo di essergli antipatico.»

Sorrido appena, la testa che mi scoppia. «Voglio alzarmi» sussurro.

A quel punto, Fabio infila la mano sotto il sedile e lentamente lo riporta in linea con il suo.

«Ho sete» mi lamento.

«Ecco!» esclama Fabio e mi porge un bicchiere di carta che era posto sul suo cruscotto.

«Cos'è?» chiedo, anche se poi lo tracanno prima che possa rispondermi.

«Acqua e zucchero. Me l'ha dato il portiere della saletta, voleva scusarsi con te di persona ma non ti svegliavi. Siamo stati anche sul punto di chiamare un'ambulanza, ma io mi sono offerto di prendermi cura di te e di portarti al pronto soccorso, una volta sveglia. Vogliamo andare?»

L'acqua che ho bevuto era calda e lo zucchero era rimasto tutto sul fondo, per cui la sete non si è calmata per niente e la gola mi pizzica ancora.

Tossisco.

«No, grazie. Preferisco di no. Non credo ci sia bisogno. Sono solo svenuta.»

«Sei sicura? Perché posso portartici in un attimo.»

«Sicurissima.»

Fabio mi sorride e ricambio a stento il suo sorriso, sprofondando per la prima volta in un nuovo genere di imbarazzo nei suoi confronti. È la seconda volta, infatti, che io e Fabio siamo da soli, ma la prima sono caduta stesa sull'erba un attimo prima che mi baciasse e adesso ho avuto un attacco di panico e lui si sta prendendo cura di me.

Che imbarazzo.

«Hai fame?» chiede.

«Forse un po'» ammetto.

«Vuoi che ti porti a mangiare qualcosa?»

«Oh, no, non voglio disturbarti oltre, immagino che dovrai tornare in caserma. A proposito, sai che ore sono?»

Fabio guarda l'orologio che ha sul polso sinistro: uno Swatch, grigio col cinturino in alluminio. «Le sei e mezza. Dovrei essere in caserma per le otto, ho il coprifuoco.»

«Coprifuoco?» domando, facendo finta di non capire.

«Sì, mi hanno messo agli arresti domiciliari: non posso uscire dalla caserma, se non per qualche ora al giorno. E poi, ecco, è proprio di questo che volevo parlarti, mi hanno tolto...»

«Il sabato sera libero» lo anticipo. «Lo so.»

«Te l'ha detto?»

«Sì, beh, non proprio lui, però... Era molto arrabbiato con te.»

Scegli Me: Tra le Ali del Destino - Trilogia degli Angeli #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora