8 - Perfetti Sconosciuti

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Ti sedesti affondando nel morbido cuscino in velluto della sedia. All'istante sul tavolino si materializzarono due tazzine in ceramica. Prima che potessi comprendere cosa contenessero, due zollette di zucchero caddero in quella a te più vicina e con un tintinnio un cucchiaino iniziò a mescolare il caffè, come mosso da una forza invisibile. Alzasti gli occhi per quell'inutile dimostrazione di potere.

"Latte?"

Domandò poi Alastor prendendo posto di fronte a te. Una piccola brocca fluttuava a qualche centimetro dalla tua tazza e, senza rispondergli, la afferrasti per versartene un goccio.  Al gesto, l'ombra del demone tremò contrariata ma con un gesto della mano Alastor la chetò. Raddrizzasti la schiena e ti appoggiasti contro lo schienale prima di avvicinare a te piattino e tazzina per soffiarvi sopra.

"Allora, cosa vuoi sapere, Alastor?"

"Diretta al sodo, la nostra cara receptionist. Molto male, di solito è sempre meglio mettere a proprio agio gli ospiti con qualche chiacchera di cortesia."

"Lo farò quando avrò a che fare con stolti facili da aggirare con qualche bella ed inutile parola."

Il sorriso di Alastor lasciò trapelare un cenno di compiacimento per il tuo velato complimento, ma non sembrava essere del tutto d'accordo.

"Vedi, quelle che tu definisci "chiacchere inutili" sono solo un modo per studiare chi hai di fronte. Vuoi sapere che cosa ho imparato dalla nostra chiacchierata fino ad ora?"

Inarcasti un sopracciglio perplessa. Non avevi intavolato alcun tipo di conversazione, cosa mai poteva aver dedotto? Ma dal modo in cui aveva rilassato le spalle e dal guizzo sicuro che gli aveva illuminato lo sguardo immaginasti che Alastor era parecchio convinto delle sue parole. Lui interpretò il tuo silenzio come un invito a continuare.

"Che sei tremendamente impaziente, e la tua risposta sarcastica trasuda arroganza."

Indispettita posasti con poca grazia il piattino e la tazzina mezza vuota traballò minacciando di cadere.

"Aggiungerei anche un briciolo di permalosità. Che infausta combinazione."

Gonfiasti le guance piccata e incrociasti le braccia al petto per nulla divertita e in tutta risposta Alastor alzò le sopracciglia come per dire "che ti avevo detto?". Sotto quelle iridi scarlatte arrossisti per la vergogna: eri un'attrice, il tuo lavoro si basava sul pretendere di essere chi non eri, essere letta con così tanta facilità da uno sconosciuto era un completo smacco. Ma, come attrice, avevi anche imparato che era importante saper rispondere ad ogni battuta.

"Sarà anche come dici tu. Ma qualcosa su di te l'ho capita pure io."

Alastor parve interessato alle tue parole. Appoggiò un gomito sul bracciolo e posizionò il mento sul palmo aperto.

"Illuminami."

"Adori giocare e perdere tempo. Ti da l'impressione di essere colui che ha il coltello dalla parte del manico, non è vero?"

Il sorriso di Alastor si ampliò, soddisfatto e compiaciuto: non era per nulla dispiaciuto di essere stato smascherato. In fondo non era un segreto che si impegnava a mantenere e l'idea che le sue vittime ne fossero consapevoli rendeva per lui le cose mille volte più interessanti. Dopotutto non gli erano mai piaciuti i dannati che, come privi di una propria volontà, piegavano la testa o scappavano tremanti al suo cospetto. Era stato un uomo che per vivere aveva intrattenuto migliaia di spettatori, non poteva e non avrebbe mai rinunciato a quell'ebrezza che si provava nel sapere di avere l'attenzione di tutti. Non avrebbe smesso di giocare con la mente degli altri e mai si sarebbe privato di quell'inebriante brivido che derivava dalla consapevolezza che ogni parola aveva il potere di piegare la fantasia delle persone. Prese a sua volta la sua tazzina di caffè nero e ne bevve un sorso.

Lights, Camera, Action! [Alastor x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora