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I raggi del sole entravano nella sua camera illuminandola come ogni giorno. Quella luce sembrava essere il risveglio migliore per Felicity.
Poco dopo, cominciò la sua giornata.
Quel martedì era una di quelle giornate che le mettevano allegria, forse per il sole o forse perché era appena finita la scuola. Aveva deciso di trascorrere quell'estate nel miglior modo possibile, intraprendendo qualcosa che aveva già da molto tempo progettato e che mai riusciva a cominciare. La scuola, infatti, le aveva consumato tutte le energie e non aveva avuto più l'occasione per decidersi, finalmente, sul daffare. Così, dopo essersi preparata, uscì di casa con la sua Reflex tra le mani. Aveva un solo obiettivo: immortalare dei momenti che definiva magici.

Felicity aveva un debole per le foto.
Le ricordavano che il tempo passava, ma che ogni giorno cambiava qualcosa.
Cambiavano i colori dei fiori, le foglie, il volto delle persone, i vestiti che indossavano e, i loro sorrisi. Con la primavera e con l'estate, diventavano sempre più belli. Pensava che, le persone che sorridevano così tanto, infondo, avevano ben altro. E che quei sorrisi, stampati sulle labbra, che portavano allegria a chiunque, erano i più sinceri e i più veri.

Lei, invece, non aveva chissà quale meraviglioso sorriso, ma sorrideva un po' a tutti: voleva parlare e raccontava, mediante un sorriso, che l'infelicità esisteva per tutti, nessuno escluso. L'unica arma che si aveva era proprio quello, il sorriso, il sorridere alla vita, rendendola meno amara.

Sorrideva, lanciava allegria come le spose lanciano il bouquet al proprio matrimonio, ma lei era davvero felice?

Alzò lo sguardo in alto, e sorrise.
Si recò al suo posto preferito. Si trattava di un parco, o per meglio dire una specie di villa comunale, con tanto di alberi, fiori, giostrine per i bambini e piccoli sentieri per passeggiare a piedi o in bici. I ragazzi lo chiamavano "il parco della giovinezza". Lì, infatti, tutti avevano fatto le proprie esperienze, immortalate mediante delle foto appese su un'immensa bacheca, che faceva da sfondo a tutta quella bellezza. Quella bacheca, raccoglieva gli anni più belli di tutti coloro che vivevano lì.
Felicity infatti viveva in un piccolo paese, vicino alla grande città, dove tutti conoscevano tutto e tutti: era bello e brutto allo stesso tempo. Nonostante lì si vedessero sempre e solo le stesse persone, con l'arrivo dell'estate molti ragazzi della città si "trasferivano" in quell'immenso parco, grazie anche ad una pista da skate che avevano da poco inaugurato.
I ragazzi ci passavano un'infinità di tempo, lì, su quegli skate, tra cadute e ricadute, rialzandosi e ripetendo il tutto per nove, dieci volte o forse anche di più.
Avevano una forza di volontà immensa, con il solo obiettivo di fare sempre meglio e di non accontentarsi mai delle proprie capacità. Rimanevano per ore a riprovare cose già fatte, sbagliando sugli stessi errori e, a volte, commettendone di nuovi.
Era una piccola grande famiglia, fatta di ragazzi che vivevano uno stesso sogno, che volavano e ridevano delle loro cadute, prendendo il tutto molto alla leggera.
Come, infatti, doveva essere presa la vita. Felicity li osservava da lontano. Era meraviglioso guardarli, rendersi conto del grande lavoro che stavano facendo e capire quanto per loro fosse importante. Si fermò vicino ad un albero, un po' nascosto e, dopo aver analizzato per bene la zona, cominciò a scattare qualche foto.
Da quella posizione, le foto erano spettacolari e i salti degli skaters lo erano ancora di più.
Era affascinata da quel mondo.
Scattò una foto mentre un ragazzo stava provando il suo salto e, appena arrivò con i piedi a terra, prese lo skate e posò il suo sguardo su di lei come se sapesse che c'era qualcuno, lì, vicino a quell'albero, che lo stava guardando.

Si era accorto della sua presenza.

Lei abbassò la Reflex e lo guardò, sorridendo a malapena.
Abbassò lo sguardo.
Non doveva accorgersene.
Era vietato star lì, a guardarli e soprattutto a far foto.

Non si poteva se non si era uno di loro.

C'erano delle regole, tra di loro e tra la gente comune.
Regole che bisogna rispettare, sempre.

Le cose che non ti ho detto maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora