Capitolo 2

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POV'S LEO

Dannazione le persiane, mi ritrovai a pensare mentre un raggio di sole si pose sul mio viso, proprio sugli occhi chiusi ed impastati dal sonno. Sbuffai ancora in dormiveglia, mentre si giravo prona e sistemavo meglio le braccia sotto il cuscino: dormire era la mia attività preferita, e soprattutto dopo la serata di ieri.

Rinunciando all'idea di riprendere sonno, iniziai a pensare agli eventi della serata precedente. Sorrisi lievemente ricordando quanto mio fratello avesse insistito affinché lo accompagnassi al festino al bunker; Andrea era un bravo fratello maggiore e nonostante litigassimo un giorno sì e l'altro pure, ero felice avesse trovato il suo posto nel mondo. Fare musica lo faceva stare e faceva stare bene me, a sapere che tutto l'impegno che ci metteva stava venendo ripagato. Lui, con i suoi amici, avevano decisero di organizzare quel festino per celebrare il prossimo disco presto fuori e mi aveva letteralmente pregata di esserci, nonostante sapesse che le serate così non fossero il massimo del divertimento per la sottoscritta. Ma alla fine accettai, era sempre emozionante celebrare i suoi traguardi, soprattutto dopo tutti quegli anni in cui Andrea le era sempre stato accanto supportando i suoi. A volte avevo paura che il maggiore potesse viverla come una specie di competizione, il dover dimostrare con la musica quello che non è riuscito a dimostrare sui banchi di scuola, al contrario di me che avevo dello studio la mia attività preferita, mi veniva facile, mi soddisfaceva capire, imparare, sapere.

Continuai a pensare alla serata: ballare, avevo ballato, e bere... beh si avevo bevuto. Beh, tanto valeva partecipare come si deve, no? A fine serata però non solo io ero brilla, anche i ragazzi riuscivano a reggersi a malapena in piedi. L'unico sobrio era proprio mio fratello che aveva deciso di prendere la macchina e quindi guidare al ritorno... Ritorno che comprendeva la conquista della serata (mi irrigidì al pensiero di aver sentito quei suoni fuori dalla sua porta ieri notte, ma soprattutto al pensiero di trovare poi poco dopo una sconosciuta seduta al tavolo della cucina), me e Pietro.

Mio Dio Pietro era veramente ubriaco, ancora avevo le spalle indolenzite per averlo portato fino in cam...- aprì gli occhi di scatto, voltando lo sguardo di lato.

Porca puttana, Pietro era nudo nel mio letto.

Pietro era nudo.

Nel mio letto.

Mi tirai a sedere, anche troppo velocemente. In due secondi netti la testa cominciò a pulsare e lo stomaco si strinse in una morsa così forte che per un attimo pensai di poter svenire. Girai il capo solo per osservare il biondo al mio fianco. Dormiva di sasso, i capelli sparsi sull'altra metà del cuscino ed una mano sotto la guancia.

Cosa cazzo ho fatto.

Mi alzai dal letto come un automa, continuando a fissarlo. Anche io ero nuda, Cristo Santo. Camminai incerta recuperando prima le mutandine da terra, sino alla sedia della mia scrivania dove trovai una maglietta larga a maniche corte che utilizzavo dentro casa mentre studiavo, mi vestì velocemente e poi mi poggiai alla stessa sedia.

Non mi veniva da piangere, ma mi sentivo agitata. Come cazzo si risolve questa cosa?

Certo, i problemi della vita sono tanti altri ma Cristo anche andare a letto con il proprio ex ragazzo poteva considerarsi tale o no?

Tutti i ricordi della nottata appena trascorsa iniziarono a sfrecciare per la mia mente, il letto, la gonna, Pietro, le labbra di Pietro ovunque (a questo dettaglio una vampata di calore mi assalì, costringendomi a sventolare mollemente una mano per dare aria al mio viso paonazzo), noi due che ci addormentavano insieme.

Ma non potevi almeno cacciarlo, Eleonora? mi ritrovai a chiedermi mentre continuavo semplicemente ad osservarlo nel silenzio della tarda mattinata.

Con Pietro la relazione era finita non male... peggio. Peggio perché io lo sapevo che, se fosse stato per me, non ci saremmo mai lasciati: io lo amavo ancora quando lui mi chiese del tempo per restare solo. Che grandissima puttanata, feci un sorriso amaro.

Non esiste il tempo per stare soli, o vuoi stare con me o non lo vuoi ed evidentemente lui non voleva, aveva deciso che saremmo stati meglio distanti.

 Quella era un'altra cosa che mi aveva ferita, il fatto che lui avesse già deciso per entrambi. 

Non mi aveva lasciata entrare nel suo mondo, mi aveva messa all'angolo e poi isolata e la cosa che mi faceva terribilmente incazzare era il fatto che ieri non ero stata capace di dire no, ho ceduto.

Okay, non scopavo da tanto, vero, verissimo. Ma santa pace, proprio con lui dovevo lasciarmi andare?

Avevo paura ad alzarmi, a svegliarlo, al pensiero di doverci intrattenere una conversazione.

Ma dovevo farlo.

Mi rialzai, piano mi avvicinai al letto per poi abbassarmi di poco e porgli una mano sulla spalla.

"Pietro, sveglia" dissi decisa scuotendolo di poco.

Silenzio

"Pietro e cazzo, dai" ripetei stizzita scuotendolo, stavolta forte, lo ammetto.

Il biondo aprì gli occhi, il tempo di realizzare dove fossi e rividi nelle sue iridi lo stesso sguardo che molto probabilmente avevo io qualche minuto fa.

"Per favore vestiti e vai" mormorai una volta certa fosse sveglio, togliendo la mano dalla spalla ma continuando a guardarlo.

Perché anche se ci eravamo ormai lasciato da sei mesi, avevo quel peso sul cuore?

Si stava pentendo di quello che era successo? Mi stava odiando?

"Buongiorno Leo" disse invece, prima di schiudere le labbra in un sorriso.

Eh, no Serafini, col cazzo stavolta, pensai prima di sbottare.

"Buongiorno? Veramente Pietro? Hai acceso il cervello ed hai capito che abbiamo scopato sì o no? Ti ricordi anche chi sono e perché non sarebbe dovuto succedere?" lo attaccai a mitraglietta con un dito puntato contro.

Il sorriso si spense anche piuttosto in fretta.

"Certo che l'ho capito, ma non capisco cosa ci sia di male" sbuffò mettendosi pancia su e portando un braccio a coprirsi gli occhi.

"Cosa ci sia di male?!" quasi lo urlai.

"Pietro cazzo vestiti e vai via. Mio fratello ti ammazza se scopre cosa è appena successo, e non perché sono la sua sorellina e quelle cazzate del bro code che vi propinate a vicenda, ma perché tu sei lo stronzo che mi ha mollata e che è tornato solo per farsi una cazzo di scopata" avevo il petto che si alzava ed abbassava irregolarmente.

Sinceramente faceva male ripetere quelle parole a voce alta, non soltanto nella mia testa.

Indietreggiai quando lo vidi alzarsi, una maschera scura sul volto.

"Partendo dal presupposto che le cose si fanno in due" iniziò duro rimettendosi i boxer e recuperando la maglietta "ti avevo detto di fermarmi Leo. Non sono un santo, eri seduta su di me ed ero ubriaco. Se stavi meglio di me perché non ti sei fermata tu?"

Restai ammutolita, riuscivo solo a guardarlo mentre le mani torturavano solo l'orlo della maglietta

"Adesso andrò via e se questa cosa ti ha scossa mi spiace, faremo finta non sia successo nulla"

"Pietro" lo richiamai titubante "non dirlo a nessuno"

Lo vidi sorridere sarcasticamente prima di poggiare una mano sulla maniglia ed aprire di poco la porta.

"Ma per chi cazzo mi hai preso Eleonora" rise seccamente prima di andare via.

Adesso ero sola. E forse da piangere mi stava venendo per davvero.

Tornai seduta sulla sedia, le mani a sorreggere la testa pesante.

Ma perché cazzo devo rovinare sempre tutto?

E si, alla fine piansi.

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