Capitolo 6

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POV'S LEO

"Quindi mi stai dicendo che siete stati a letto insieme" riassunse la mia migliore amica, una tazza di camomilla fra le mani ed il sopracciglio inarcato.

"Si" bofonchiai a fianco a lei nel letto, fra le mani mi rigiravo ancora il pacchetto di fazzoletti con cui fino a pochi minuti fa mi ero asciugata le lacrime.

"E vi siete dati un secondo bacio".

"Si"

"Mh"

"Dai Ludo, non può essere solo mh, cosa vuoi dirmi?" sospirai esausta poggiando poi il capo sulla spalla.

"E' tutto molto strano Leo... Non riesco a capire le intenzioni di nessuno di voi due, soprattutto se dopo ogni intimità riuscite a darvi contro"

"Forse esagero" ammisi "Ma ogni volta mi assale l'ansia e cerco di riallontanarlo".

"Ma non puoi allontanarlo se sei la prima che gli permette di avvicinarsi"

"Non capisco perché lo stia facendo, mi ha lasciata lui!"

"Lo hai ripetuto circa trenta volte che ti ha lasciato lui, non può essere che si sia veramente pentito? Magari vi siete trascurati a vicenda".

"Ludo! Era marzo, ti ricordi come eravamo stressate?"

"Eleonora" iniziò lei "abbiamo solo 18 anni, se ci pensi. Il nostro problema principale per ora sono stati i libri, però Pietro non andava a scuola. Non pensi possa aver avuto qualcosa che pesasse su di lui come lo studio faceva con noi?"

Rimasi in silenzio.

"Non ti dico di giustificarlo, so quanto sei stata male. Cerchiamo di essere lucide, non pensi che Pietro più che lasciarti sia scappato?"

"E perché non poteva affrontarlo con me?" strinsi inconsapevolmente il pugno.

"Questo non te lo so dire" rispose sommessa lei, poggiando il capo sul mio.

"Leo" mi richiamò bisbigliando "Sei ancora innamorata di lui?"

La domanda mi fece arrossire.

"Mh" mugolai.

"Allora cerca di vedere attraverso il rancore. Voglio vederti stare bene" concluse lei.

Quelle parole mi fecero riflettere.

*

Il giorno seguente scrollavo Google con frenesia. Era luglio, ed io ancora non ero convinta di cosa avrei voluto fare nella mia vita, o almeno, sapevo cosa ma non sapevo dove.

Logopedia era una facoltà che mi aveva sempre incuriosita, dovevo solo capire se iniziare a Firenze oppure spostarmi. Precisamente pensavo a Roma, la capitale aveva avuto da sempre un certo fascino su di me.

Tutti quei monumenti, le piazze, le viuzze, era un luogo magico. Non disprezzavo Firenze, ma ero convinta fossero al pari merito.

Se avessi scelto Firenze, avrei dovuto diventare una pendolare.

A meno che mamma e papà non comprino un'auto anche per me, il pensiero mi procurò un sogghigno. Una macchina tutta mia era un altro dei miei desideri.

Ma se avessi scelto Roma, d'altro canto, mi sarei dovuta trasferire. Avrei dovuto cercare una casa tutta mia ed inevitabilmente, lasciare qui amici e famiglia. Quest'ultimo pensiero mi entusiasmava ben poco.

Attualmente la casella mi mostrava due schede con entrambi i siti delle facoltà.

Un bussare alla porta mi fece sussultare, chiudendo di scatto il pc. Poco dopo Andrea si affacciò.

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