Capitolo 9

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Pietro decise di non dire una parola e gliene fui grata.

Avevo smesso di piangere, anche se ogni tanto percepivo gli angoli degli occhi inumidirsi e le ciglia ormai rovinate dal mascara bagnato appiccicarsi fra loro.

Mi ero salito il mal di testa, e sentivo le guance ancora calde per la tensione.

Mentre discutevo con Andrea non mi ero nemmeno accorta di star sudando, ed adesso mi sentivo sporca per come le goccioline si era attaccate alla mia pelle.

Percepivo la mano di Pietro sul ginocchio, il pollice ad accarezzarmi di tanto in tanto.

Dopo qualche minuto, parcheggiò lungo un vialetto familiare.

"Perché siamo qui?" guardando confusa la villetta a schiera che altro non era se non casa sua.

"E secondo te, in queste condizioni, ti portavo a Firenze?" mi rispose lui ovvio, scendendo dall'auto.

Feci lo stesso andandogli poi incontro.

"Pietro veramente, puoi sempre riportarmi a casa. Non mi va di darti fastidio" mormorai guardandolo negli occhi.

Le mani del biondo si spostarono lungo le mie orecchie, portandomi ciocche di capelli dietro di esse.

"Casa tua è l'unico posto dove non vorresti essere, ti conosco" con i pollici mi carezzava le guance "Stiamo un po' in camera, ci rilassiamo, parliamo se ti va, altrimenti restiamo in silenzio. Va bene?"

Prima ancora che potessi rispondere, aggiunse "Controllo di avere il gelato in freezer".

Annuì sorridendo.

Pietro ricambiò il sorriso, andando avanti e facendomi strada.

Era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che avevo messo piede in casa Serafini, eppure mi sembrava che nulla fosse cambiato.

Lo stesso identico divano rosso, il profumo delle candele agli agrumi che Paola si ostinava ad accendere nonostante disgustassero i figli, la cesta di Sangy nell'angolo affianco al camino spento.

"Ma i tuoi non ci sono?" sussurrai per paura fossero andati a letto presto.

"I miei stanno passeggiando con Sangy. Ci dovrebbe essere solo mia sorella ma è in camera, se non è già uscita. Spero sia già andata via, basta liti tra fratelli per oggi" cercò di chiudere una battuta alla fine.

Storsi di poco le labbra in quello che più un sorriso pareva una smorfia.

Pietro mi fece salire le scale, arrivando nella sua stanza. Anche questa non era cambiata affatto.

Solito disordine, soliti poster, soliti fogli fitti di scritte sulla scrivania.

"Tieni, sono un paio di pantaloncini ed una maglietta, se vuoi stare comoda" un Pietro leggermente imbarazzato mi porse i suoi vestiti, passandosi poi una mano dietro la nuca "Vado a prendere il gelato, così ti lascio sola".

"Come se negli ultimi dieci giorni non mi abbia vista più nuda tu del mio specchio" dissi con tono ironico alzando gli occhi al cielo.

E posso giurare, di aver visto Pietro arrossire.

Dopo tutto quello che era accaduto, lui ancora si imbarazzava. Dissimulò una risata e scese le scale.

Mi cambiai al volo, ripiegando il vestito e poggiandolo sulla sedia della scrivania.

Peccato, non vedevo l'ora di usarlo.

Mi guardai di sfuggita nello specchio al muro della camera. Le lacrime avevano sciolto quel poco di trucco che avevo, i capelli erano ancora più gonfi per l'umidità ed il sudore, in più i vestiti di Pietro mi stavano decisamente larghi uniformando tutte le mie curve.

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