cap. 10

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Colin-

sono allo skate parc. Logan, Tony e Quinn stanno con lo skate nelle piste, Jasmine è con me nelle panchine.

<<sei stato stronzo con lei. voleva solo aiutarti>>

mi stacco dalla ragazza che stavo baciando e guardo Jasmine un po' infastidito

<<fatti i cazzi tuoi Jas>>

lei si avvicina e mi tira uno schiaffo. poi, fa cenno all'altra ragazza di andarsene e la ragazza obbedisce.

<<sei stato stronzo. molto stronzo. ma sai cosa ha passato lei?>>

alzo il sopracciglio e per poco non scoppio a ridere

<<cos'ha passato? il padre non la voleva bene? oppure la mamma le ha dato
amore?>>

continuo a ridere ma Jasmine mi parla sopra con tono deluso

<<mio dio, ma non hai mai cercato il suo nome e cognome su internet? o quello del padre?>>

la guardo e scuoto la testa

<<perché avrei dovuto farlo?>>

<<sua madre è in carcere, in Italia. è venuta a vivere qui col padre per lavoro da ciò che mi ha detto Paige.
in più, facendo ricerche su internet, c'è tutto il processo in tribunale della madre.. dovresti guardarlo e forse, capiresti perché sei stato stronzo. OLTRE CHE NON SI ILLUDE UNA RAGAZZA!>>

mi tira uno schiaffo così forte che mi gira la faccia

<<sono delusa. molto. pensavo che lei ti piacesse, che provassi qualcosa per lei.. visto che ogni notte sei in camera sua e che le hai lasciato quel biglietto e che le hai detto tutte quelle cose che mi hai detto.>>

guardo Jasmine e mi alzo

<<non potrebbe funzionare con lei. è troppo.. troppo buona. non merita una persona come me.>>

<<ei, ma che dici?>>

<<ci vediamo, Jasmine. saluta i ragazzi>>

prendo la mia borsa e prendo le cuffie. le metto e mi accendo una sigaretta mentre esco dallo skate parc.
mi fermo quando vedo Allyson seduta su una panchina mentre si asciuga le lacrime, la guardo e combatto tra l'avvicinarmi e l'andarmene. 
alla fine, decido di ignorarla e di tornare a casa.





prendo la chiave e la inserisco nella serratura, la giro e abbasso la maniglia. entro in casa e l'odore di alcol e droga invade subito il mio setto nasale

<<BENJI, MAMMA, PAPÀ! SONO A CASA!>>

sento dei rumori provenienti dalla cantina, così decido di scendere le scale.
uno, due, tre scalini prima di arrivare alla porta.
la trovo socchiusa, così, do una piccola spinta col piede e la apro.

<<Papà?>>

entro nella cantina e l'odore di metanfetamine inizia a stordirmi, mio padre si gira a guardarmi e mi sorride attraverso la mascherina.

<<ei, dolcetto. come stai>>

mi avvicino a mio padre e prendo una mascherina indossandola

<<papà, smettila di chiamarmi "dolcetto" non sono una femminuccia.>>

mi siedo accanto a lui mentre continua a produrre metanfetamine.

<<si dolcetto, hai ragione.>>

mi mette una mano sulla spalla e poi mi indica una sedia

<<mettiti li. ti faccio provare una cosa>>

two broken heartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora