Capitolo Ventitreesimo

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Nulla Che Ci Possa Dividere


In mezzo al buio si può trovare la luce, quelle parole erano scolpite nella sua mente, ma in quel momento i suoi occhi erano confusi, a tratti vedevano, a volte no, in quel buio non c'era però la luce.

Poi riecheggiarono nella sua testa queste parole "la luce si può trovare sempre, basta volerlo".

Vittorio aprì gli occhi lentamente, se li stropicciò per capire dove fosse, era nella sua camera da letto completamente da solo.

In quel momento si ricordò di tutto quello che era successo il giorno prima: il ballo, le danze, la lotta, il sangue, Ginevra ferita, la sua gamba ferita.

Scostò la coperta e vide che sulla pelle era stata messa una benda, quando la toccò riconobbe, attraverso la fasciatura, il taglio che quel bastardo di Tiberio gli aveva procurato.

Guardò fuori dalla finestra e vide che era una giornata nuvolosa, non c'era sole, fece un respiro profondo e per distrarsi guardò il soffitto.

Forse sarebbe tornato a dormire, ma poco dopo qualcuno bussò alla porta, nella stanza entrarono i suoi genitori seguiti da Tommaso

«Grazie al cielo stai bene» disse Elena felice e vedendo il figlio sveglio, gli baciò la fronte e le guance, Sandro si sedette sul letto

«Anch'io, come sta Ginevra?» Chiese con voce debole
«Sta riposando in un'altra stanza, tranquillo che sta bene» rispose Elena e gli accarezzò il viso, Vittorio sorrise.

Tommaso gli porse un bicchiere d'acqua fresca
«Grazie» disse in tono gentile, Tommaso chinò la testa, vide che aveva gli occhi provati e consumati dal pianto e dal dolore

«Vado ad avvisare i tuoi fratelli» disse Elena sorridendogli, baciò la fronte del figlio e uscì dalla camera seguita da Tommaso.

Sandro gli prese la mano

«Sei stato coraggioso figliolo» disse cercando di sorridergli

«L'ho fatto per me, e per Ginevra» disse Vittorio, sul volto di Sandro scesero alcune lacrime, il ragazzo lo guardò preoccupato, non vedeva suo padre piangere dalla morte dei nonni

«Padre, che succede...» provò a dire

«Mi sono comportato male nei tuoi confronti, scusami se sono un uomo stupido, ma ieri sera tu e i tuoi fratelli eravate al primo posto, più di quella stupida festa» disse asciugandosi le lacrime sul viso.

Fece una carezza sul viso del figlio

«Adesso sono qua, vivo» disse Vittorio, Sandro gli sorrise e il ragazzo si lasciò andare tra le braccia del padre

«Sono orgoglioso di te» sussurrò l'uomo. Sulle guance di Vittorio scesero alcune lacrime.

Poco dopo nella stanza entrarono Guglielmo e Achille, appena videro il fratello sveglio lo abbracciarono senza tanti complimenti

«Menomale stai bene» disse Achille felice
«Già, eri davvero ferito» aggiunse Guglielmo.
Vittorio li abbracciò

«Che Dio mi assista» disse Vittorio con un piccolo sorriso.


...

"Non avere paura di mostrare chi sei veramente", Francesco ripeteva sempre questa frase ai suoi figli, e il giorno prima avevano seguito il suo principio.

Ginevra si risvegliò in una camera molto semplice e accogliente, quando aprì gli occhi ripensò all'ultima cosa che era successo: lei e Vittorio erano svenuti l'uno tra le braccia dell'altro, erano stanchi di combattere e l'unica soluzione era quella di riposarsi

I Nemici Di Firenze ‐ Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora