Capitolo Terzo

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IL FALSO DOCUMENTO


«Vittorio buon Dio, ma quanto dormi?»

chiese ironico Federico mentre dava delle pacche all'amico che si stava crogiolando nell'aiutarlo a sistemare i fogli di lavoro

«Cosa? Scusami, davvero. Credo di aver dormito poco stanotte» disse mettendosi a sedere meglio per continuare a lavorare
«Non preoccuparti, finiamo stasera, intanto la roba che abbiamo scritto la porto da mio zio» disse sistemando i fogli «Per il resto stai tranquillo. Hai mandato quella roba a tuo padre?» Vittorio lo guardò
«Si, stamattina è venuto il suo segretario a prenderli» rispose, Federico annuì e uscì dalla stanza.
Vittorio sbuffò e poggiò la testa sulla scrivania: possibile che quelle giornate dovessero essere sempre uguali?

Dopo esser tornato dal bagno scese le scale per riprendersi con un bicchiere di vino, mentre se lo rigirava tra le mani nella cucina accogliente entrò Tommaso

«Come state signore?» chiese mentre sistemava della frutta
«Bene...finché c'è la salute» rispose Vittorio facendo spallucce «E...Ginevra come sta?» Tommaso si alzò in piedi «Passa tutto il tempo a leggere, ma anche lei ha chiesto di voi signore» rispose, Vittorio abbassò la testa: ormai quel muro era impossibile da buttare giù
«Sono sicuro che le cose torneranno come prima» aggiunse cercando di consolare il padrone
«Già, lo spero, questo muro che si è creato è impossibile da buttare giù» disse Vittorio amareggiato, si voltò e poggiò le mani sul tavolo da lavoro e chinò lo sguardo

«Non è detta l'ultima signore» disse Tommaso mettendo una mano sulla spalla del padrone
«Sono sicuro che le cose si sistemeranno tra voi e vostra moglie» Vittorio sospirò «E...cosa dovrei fare?» chiese
«Almeno rivolgerle la parola, magari vostra moglie si sente in colpa e non riesce a fare il primo passo, ma potete farlo sempre voi» consigliò Tommaso, sulla guancia di Vittorio scese una piccola lacrima.

Tommaso aveva ragione: se Ginevra e Vittorio non si erano più parlati da quando erano andati via da Firenze avrebbero dovuto riparlarsi prima poi, non potevano stare lontani per sempre, avevano pure un figlio e una famiglia da mandare avanti. E cosa più importante, avevano un mistero da risolvere

«Ha...Ha chiesto anche di Francesco?» chiese mentre scendeva un'altra lacrima «Si signore, ma di lui se ne occupa Lavinia, è un'ottima balia» rispose Tommaso.

Aspettò qualche minuto per andare a parlarle, quando si trovò davanti alla porta della biblioteca avrebbe voluto tirarsi indietro, ma ormai c'era solo una porta a dividerli, il cuore gli batteva a mille, poggiò la mano sulla maniglia e la spinse in avanti.
Aprì e chiuse lentamente per non disturbarla, Ginevra alzò lo sguardo dal suo libro, non si era sdraiata questa volta, bensì era seduta ben composta.

Nel vedere Vittorio richiuse il libro e lo guardò con aria preoccupata.
I loro sguardi si incatenarono, il ragazzo si sedette accanto a lei


«Ginevra...» disse con voce bassa e calma, lei non rispose
«So che tra noi le cose non stanno più funzionando bene...» fece un respiro profondo «Ma sappi che io ti amo con tutto il mio cuore. Forse quella discussione che abbiamo avuto con mio padre è stata l'apice di tutto, ma sono dell'idea che entrambi abbiamo sbagliato...» fece una pausa
«...Ma se c'è una cosa che vogliamo entrambi è scoprire chi e cosa hanno fatto questi usurai» Vittorio le prese la mano

«Ti capisco se tu non vorrai aiutarmi e...» prima che potesse continuare lei lo interruppe «Io voglio aiutarti» disse a bassa voce
«Siamo stati due sciocchi» disse facendo un respiro profondo «Già, due bambini» disse lui scostandole una ciocca dal viso.

I Nemici Di Firenze ‐ Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora