Capitolo Quinto

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IL BUGIARDO FIORENTINO

I tre si alzarono in piedi

«Propongo un patto: se ve la sentite potrete aiutare me e mia sorella maggiore a cercare di proteggere e capire Emilio» cominciò Carlo, Vittorio e Ginevra si guardarono
«Accettiamo, vi aiuteremo» disse il primo
«In cambio collaboreremo insieme per scoprire chi sono gli usurai misteriosi e cosa c’entra Arturo con tutto questo» concluse Carlo, poi i tre suggellarono un patto unendo le mani

«Grazie per essere venuto» disse Vittorio mentre lo accompagnava nel cortile dove lo aspettava un cavallo dal manto scuro color castagna
«Oh ma si figuri, a presto» disse Carlo con un sorriso.

Nei giorni a seguire, nonostante Ginevra e Vittorio si fossero ricongiunti per parlare con Carlo, non riuscivano più a riparlarsi o a dirsi qualcosa.

Ormai erano riusciti a riparlarsi solo per una sola occasione, ed erano tornati alle proprie abitudini per non farsi del male: Vittorio era tornato a scrivere e a passare giornate infinite a scrivere per aiutare Federico e suo padre, e Ginevra era tornata a crogiolarsi nei libri fino a farsi venire il mal di testa.

Dovevano però mantenere la promessa fatta a Carlo e a sua sorella.

Una mattina, mentre Vittorio sistemava dei libri ripensò a quella conversazione avuta qualche giorno prima, improvvisamente qualcuno bussò alla porta , sicuramente era Federico
«Avanti» disse sistemando i fogli sulla scrivania, inaspettatamente la persona che era entrata nella stanza non era Federico ma Ginevra

«Ti disturbo?» chiese avvicinandosi a lui
«Eh? No, assolutamente, dimmi» disse lui poggiando le mani sul tavolo
«Ripensando a quello che Carlo ci ha detto, pensavo che forse dovremmo andare a Siena a parlare con tuo zio, forse lui conosce Tiberio…e ovviamente parlare con quest’ultimo» propose, Vittorio fece un respiro profondo
«Si, in effetti hai ragione» disse guardandola negli occhi
«Quando vuoi andiamo…» disse lei «Partiamo oggi» disse lui
«Mio zio deve sapere che sta succedendo» Ginevra non disse nulla, ma annuì e basta.

Il viaggio verso Siena fu molto più lungo, era stato improvvisato, avevano solo avvertito Tommaso e Lavinia di non aspettarli per pranzo.

Per arrivare in città ci volle molto tempo: il percorso era più lungo, dovettero cambiare strada e allungarlo più di una volta a causa di infortuni che si trovarono davanti.

Finalmente arrivarono a Siena verso metà pomeriggio
«Mamma mia, ho una fame» disse Ginevra mentre si constatava lo stomaco che brontolava «Speriamo che mio zio possa darci qualcosa» disse Vittorio.

Finalmente arrivarono in piazza del campo, legarono i cavalli a un anello che si trovava sotto una finestra, Vittorio aprì la porta dell’osteria della Stella Lontana, il profumo di verdure e pollo entrò nelle loro narici

«Salve ragazzi» disse una donna alta e bionda da dietro il bancone
«Voi siete il nipote di Alessio?» chiese «Si, esattamente» rispose Vittorio avvicinandosi a lei
«Allora ve lo chiamo subito, aspettate qui» disse allontanandosi.

I due nell’attesa guardarono dei boccali di birra ormai vuoti, e alcune persone che mangiavano e bevevano

«Vittorio!» disse Alessio, Vittorio si voltò e abbracciò lo zio stringendolo in un grande abbraccio
«Allora? Come stai?» chiese scompigliandogli i capelli
«Bene grazie» mentì il ragazzo

«Buon pomeriggio signor Solimberghi» intervenne Ginevra timidamente

«È un piacere rivederla signora Carlini» disse Alessio educatamente

I Nemici Di Firenze ‐ Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora