Capitolo Diciannovesimo

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Il Giuramento


Vittorio capì le parole di suo padre, aveva intuito cosa volesse dire «Michele, non voglio che le tue nipoti siano coinvolte» disse Sandro «Allora la stessa cosa vale per te Laura» intervenne Alberto
«Spero tu stia scherzando» disse Alessio fissando il fratello
«Secondo quale tuo ragionamento dovrei coinvolgere le donne di questa famiglia?» chiese Sandro «Alessio, Sandro ha ragione» intervenne Teodosio cercando di rassicurarlo «Teo ti prego, non ti ci mettere pure tu» disse Alessio scuotendo la testa
«Ma per favore fratellino» sbuffò Sandro «Volete darvi una calmata tra tutti e tre o no?» chiese Michele. Ginevra si alzò e lasciò la sala senza proferire mezza parola
«Ginevra, che succede?» chiese Filippo preoccupato ma la ragazza non rispose, Michele si mise le mani tra i capelli «E così…» disse
«Così come caro zio?» intervenne Maddalena, Michele non riuscì a proferire parola, Maddalena scostò la sedia e uscì dalla stanza «Non hai capito» disse Vittorio scuotendo la testa e rivolgendosi al padre «Vittorio di cosa stai parlando?» chiese Alessio
«Sto solo dicendo che Ginevra è una ragazza intelligente» rispose Vittorio «Questo lo avevo capito ragazzo mio» disse Sandro «Anche se proverai a fermarla, lei farà quello che la testa le dice» disse Vittorio «Ha già perso due genitori, e non c’è nulla di male nel rischiare la vita per scoprire la verità»
Sandro e Teodosio non risposero, Vittorio scostò la sedia per andare a parlare con Ginevra.

La ragazza era appoggiata al tavolo della cucina, e non appena vide la bottiglia di vino la prese e iniziò a versarlo in un calice
«Ginevra cosa stai facendo?» chiese Vittorio entrando in quel momento, la ragazza non rispose e mandò giù un bicchiere «È solo un bicchiere» disse, Vittorio le tolse la bottiglia e la mise in un mobiletto dove stava il pane «So come ti senti» disse guardandola.
Ginevra non rispose, abbassò la testa «Ma ho bisogno del tuo aiuto per far arrestare Arturo» Ginevra scosse la testa «No, ha ragione tuo padre, non posso rischiare di perdere la vita un’altra volta» disse, prima che potesse uscire dalla stanza, Vittorio le prese la mano «Tu hai perso un padre e una madre, e il fatto che tu abbia avuto il coraggio di scoprire chi fosse stato ti fa molto onore, chiunque si tirerebbe indietro» disse
«Ma io non posso combattere, io posso solo farmi da parte» disse Ginevra «Sei molto più forte di quanto credi» disse Vittorio e le baciò la mano.
Ginevra non disse nulla «Tu sei come la guerriera Camilla, è questo che ammiro di te: da un lato hai paura, ma dall’altra vuoi rischiare» continuò Vittorio «Non sempre la vita ci regala tutto, ma tu hai capacità di capire che ogni cosa va risolta, e come: sfidando ciò che ci è imposto» le parole del ragazzo erano di un tono dolce e profondo
«Come si può deviare ciò che la società impone?» chiese Ginevra «Con quello che abbiamo dentro di noi, e con ciò che sentiamo di fare» rispose Vittorio e le mise una mano sul petto «Lascia parlare coloro che credono di non conoscerti, credimi, tante persone ci giudicano per quello che ha fatto mio zio»
Ginevra lo seguiva con lo sguardo, non parlava, e capì che quando la società non ti permette di fare quello che vuoi, allora devi prendere il tuo coraggio e mostrare chi sei veramente.

«Perché vostro fratello si comporta così?» chiese Laura rivolgendosi ad Alessio
«Voi non conoscete, ma dentro di sé ha paura, ha paura di perdere la sua famiglia, ha un dolore che lo fa stare così male da voler difendere le persone a cui vuole bene» spiegò
«È per questo che non vuole che Ginevra sia coinvolta?» chiese Laura
«Esatto, proprio così» rispose Alessio e tornò dentro casa senza la ragazza.

Laura tornò nella stanza delle riunioni e si sedette accanto a suo fratello
«Questa confusione in casa mi ricorda il giorno in cui morì la zia» disse Carlo «Già, sei pentito di quello che potevamo fare?» chiese Laura, Carlo scosse la testa «Non era programmato che tale gesto fosse compiuto da Emilio, ma non ho rimorsi» disse Carlo.
I due si ricordavano di quel giorno: era maggio, di quasi due anni prima, erano stanchi che la zia maltrattasse Emilio.
E ci riuscirono, solo che non furono Laura e Carlo a farla finita, ma Emilio: la zia lo aveva accusato di aver nascosto dei gioielli, ed era pronta a fare quello che doveva fare (nonostante Carlo volesse prendersi la colpa), ma in quel momento fu ora di cena.

I Nemici Di Firenze ‐ Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora