Capitolo 6

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Ho davanti a me la mia salvezza.

Attraverso la strada con il mio piccolo salvagente fatto di carta in mano e con un sorriso soddisfatto sul volto.

Il tempo di fare qualche metro dall'uscita del locale che il telefono inizia a vibrarmi in tasca. Lo prendo e rispondo senza guardare il nome di chi mi sta chiamando, so che è lui. Lo sento.

«Suppongo di doverti ringraziare» esordisco senza nemmeno dire pronto.

«Per cosa?» Mi chiede dubbioso il mio editor dall'altra parte del telefono.

«Lo scoprirai presto» gli rispondo ridendo mentre riaggancio. Senza volerlo Logan è riuscito a farsi perdonare e grazie a lui – e allo Starbucks chiuso per lavori – ora ho in mano questo: il mio prossimo romanzo.

Quando ho capito cosa voleva fare quella ragazza ci ho messo poco a escogitare un piano e la prima fase si è conclusa con successo.

Mi ha quasi gettato i fogli tra le braccia quando mi sono offerto di aiutarla e mi spiace per lei, ma il destino era dalla mia parte fin dal principio.

Non mi sento in colpa per quello che ho fatto. Ok, forse solo un po'.

Insomma, in fin dei conti non le ho mentito del tutto, ho solo distorto un po' la realtà, no?

E le ho omesso che il suo lavoro avrà il mio nome e non il suo, ma questi sono dettagli di cui mi occuperò in un secondo momento.

Non avrebbe mai avuto speranze con Miranda, che aveva già preso la sua decisione.

Per la casa editrice è comunque più semplice portare avanti me che introdurre sul mercato un'esordiente sconosciuta, per quanto un libro possa essere valido. Spero solo che questo lo sia.

In ogni caso quella biondina dovrebbe quasi essermi grata: grazie alla mia idea, la sua storia vedrà la luce, cosa che, altrimenti, non sarebbe mai successa. Sì, possiamo dire che io l'abbia aiutata.

Cerco di convincermene mentre con passo spedito entro di nuovo negli uffici della P&P. Salgo al quarantesimo piano con l'intento di consegnare il manoscritto a Judy prima che il rimorso mi raggiunga.

Quando arrivo, però, la segretaria-assistente-receptionist di Miranda non è alla sua scrivania. Forse è meglio così.

Lascio il plico sulla scrivania all'ingresso e mi dirigo di nuovo verso l'ascensore.

Cavolo, me ne stavo dimenticando! Sicuramente la scrittrice avrà lasciato il suo nome sulla prima pagina.

Torno indietro e, nella speranza di non essere visto, accartoccio la prima pagina con una mano senza nemmeno perdere tempo a guardarla.

Per non lasciare tracce infilo la pallina di carta nella tasca interna della giacca, poi prendo un post-it giallo lì vicino e con una penna rossa che trovo nel portapenne lascio un messaggio per Miranda.

[post-it con su scritto "Come promesso, in meno di 24 ore. – Jones"]

Lo attacco su quella che è diventata ora la prima pagina ed emetto un piccolo verso compiaciuto.

È fatta.

Mi avvicino all'ascensore e premo il pulsante per chiamarlo al piano.

Mentre aspetto che arrivi, un'ondata di buonsenso mi travolge. Ma che diavolo sto facendo?

In un moto di lucidità faccio per tornare nuovamente alla scrivania per prendere il manoscritto e toglierlo da lì, ma proprio mentre sto per farlo sento delle voci provenire dal corridoio e riesco a distinguere quella di Judy. Dannazione!

L'ascensore arriva e mi ci fiondo non appena vedo comparire nel mio campo visivo la punta delle scarpe della segretaria, in uscita dall'angolo del corridoio che porta all'ingresso. Le porte si chiudono alle mie spalle e spinto dall'irritazione do un pugno alla lamiera argentata.

Ma cosa mi diceva il cervello?

Sarò anche spietato con le persone ed egocentrico sotto molti aspetti, ma questo va oltre.

Mi stringo il ponte del naso tra pollice e medio mentre cerco di pensare a come risolvere la cosa. Credo però che non ci sia rimedio.

Quel che è fatto è fatto. 

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Capitolo breve breve, ma che darà inizio a tutto il casino che è questa storia👀.

Aspetta di vedere come si evolveranno le cose nei prossimi capitoli🤭.


A lunedì!


Ely🤎​

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