ii. what if I fall?

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There is freedom waiting for you,
on the breezes of the sky.
And you ask, what if I fall?
Oh, but my darling, what if you fly?
E. Hanson

 Hanson

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Distretto di Shiganshina
Ex Wall Rose, Isola di Paradis

Aura camminava lungo le strade della città dove nacquero Eren Jaeger, Mikasa Ackerman e Armin Arlert, le stesse che li videro correre e crescere, circondati dalle Mura del Wall Maria: eravamo nella zona più esterna. Se si concentrava poteva giurare di sentire le voci dei bambini che guardavano il mondo attraverso gli occhi di chi non è ancora consapevole di vivere all'interno di una gabbia. Di chi non sapeva cosa fosse la sabbia, il mare, i vulcani.

La sua passeggiata l'aveva portata lontano–ormai era arrivata fino ai piedi della collina, dove erano seppelliti Eren e Mikasa, la quale aveva scelto di riposare eternamente accanto a lui. Ella gli era sempre stata fedele, anche dopo la morte del ragazzo e fino alla fine della sua lunga vita, una vita da donna libera. Ma a che prezzo aveva guadagnato la sua libertà...

«Forza, saliamo.» Si disse ad alta voce, incoraggiandosi ed iniziando a risalire la collina verso il grande albero sulla cima. Una volta lì, riconobbe le due tombe degli amanti. Erano ricoperte di erbacce, così iniziò a fare un po' di pulizia, strappandone alcune.

Sulla tomba di Eren vi era inciso:
Here forever rest peacefully
my most beloved, my dear
'854

Sulla tomba di Eren vi era inciso:Here forever rest peacefullymy most beloved, my dear'854

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«Eren...» Sussurrò, posando una mano sul blocco di cemento. «Grazie per il tuo sacrificio. Spero che tu abbia trovato, alla fine, la tua libertà.»

Si sedette sull'erba, accanto alle due tombe, con la schiena poggiata al tronco del grande albero.
«Mi dispiace deluderti... ma purtroppo il mondo non ha imparato niente dal tuo sacrificio. La storia si ripete e continuerà a ripetersi, perché le persone dimenticano.» Le parole fluivano da lei come se lui potesse realmente sentirla, come se stesse parlando a un vecchio amico. «Ma io non dimentico, ricordo ogni giorno quello che voi avete fatto per noi. E, per quanto mi è possibile, spero di tramandare la vostra storia alle generazioni future: per questo il mio sogno è diventare un'insegnante. Voglio educare i giovani, sono loro il nostro futuro.»

Si guardò intorno, il cielo era limpido e la brezza leggera scuoteva i rami dell'albero e le scompigliava i lunghi capelli castani. Si rese conto di essere circondata da fiori–piccoli fiori azzurri, con i petali leggermente a punta: Nontiscordardimé. Che cliché, pensò.

La calda brezza primaverile le fece appesantire le palpebre e le conciliò il sonno, così decise che avrebbe chiuso un attimo occhi, solo per farli riposare un momento...

Si risvegliò qualche ora dopo.

Ma quanto ho dormito? Si chiese, stiracchiandosi.

Alzò lo sguardo al cielo: si era tinto di arancione, era decisamente tardi. Se non avesse fatto in tempo sarebbe rimasta bloccata lì, al buio. Avrebbe voluto utilizzare google maps per orientarsi, ma l'Isola non aveva tracciato tutti i sentieri e quella zona appariva come una mera macchia verde al confine di Shiganshina.

A passo svelto, stando attenta a non rotolare giù, si affrettò a scendere dalla collina cercando di ritrovare la strada asfaltata che aveva percorso.

Mentre camminava, sentì un fruscio provenire da dietro agli alberi–proprio al limitare del bosco, e la sensazione che qualcuno la guardasse.

«Chi c'è?» Chiese, guardandosi le spalle. Che sciocca, quando mai nei film horror l'assassino risponde? Poi prese il cellulare dalla borsa per illuminare il cammino. Sullo schermo notò varie notifiche: 5 chiamate perse e 20 messaggi da parte di Jamie. Si starà preoccupando, pensò e subito digitò il numero del suo futuro marito.

Fece qualche squillo a vuoto, poi la chiamata fu interrotta. Non c'era campo in quella radura.

«Dannazione, ma dove siamo, nella giungla? Ci manca solo che per scrivere la mia tesi venga ammazzata.» Sbottò, rimettendosi a camminare.

A tentoni le parve di ritrovare il percorso, ma sembrava tutto diverso di notte. E più pauroso.
Sentì nuovamente un rumore, ma questa volta fu certa di aver visto una figura sgattaiolare via: il panico prese il sopravvento. Iniziò a correre quanto più velocemente possibile, il telefono stretto nella mano con la torcia accesa.

Poi, cadde. Inciampò in quella che doveva essere la radice di un albero fuoriuscita dal terreno e finì a faccia a terra, graffiandosela tutta. Tuttavia, mentre stava per rialzarsi, notò la figura che la stava inseguendo avvicinarsi a lei. Avrebbe voluto urlare, ma sapeva che sarebbe stato inutile.

Corri. Si disse. Corri, non ti fermare.
Dalla foga non si rese conto di aver lasciato la borsa con i documenti e il diario che aveva trovato nel bar, lì per terra. Inoltre, cadendo, le era scivolato anche il cellulare di mano.

Senza pensarci, s'inoltrò all'interno del bosco sperando di riuscire a depistarlo in una zona così fitta. Magari sarebbe riuscita a mettersi al sicuro su uno degli alberi, se solo fosse stata in gamba.

Corse per quella che le sembrò una vita–le lacrime che le uscivano venivano spazzate via dal vento che le colpiva il viso come lame taglienti.

«Ti prego.» Disse ad alta voce, rivolgendosi a nessuno in particolare. «Ti prego, aiutami. Portami via di qui.» Piagnucolò.

Prima che potesse guardarsi indietro per verificare quanto vicino fosse il suo inseguitore, intravide un grande albero–un albero alla cui base vi era una... grotta? Posso nascondermi lì dentro, pensò.

Ci si fiondò all'interno, pensando di doversi rannicchiare. Invece, con sua grande sorpresa, scoprì che l'interno era molto profondo. Proseguì a tentoni: tastò il terreno con le mani, facendosi strada strisciando sulle ginocchia finché... trovando il vuoto, perse l'equilibrio e cadde.

Iniziò a precipitare: invano allargò le braccia com la speranza di aggrapparsi a qualcosa, ma non trovò nient'altro che il vuoto. E il buio.

Sto morendo?

Poi, sentì delle voci. Delle voci sfocate.
Come se stesse sognando.

Ci vediamo dopo, Eren

Continuò a cadere...

Eren, svegliati

E a cadere...

È come se avessi fatto un lungo sogno...

Poi perse i sensi...

Eren, perché stai piangendo?

「 outlander 」 levi ackermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora