vittorie

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Si guarda allo specchio mentre invano cerca di domare i ricci corvini che gli cadono sulla fronte. È appena finita la sessione di trucco e parrucco, ma sente di aver rovinato il lavoro di mezz'ora sotto pennelli e pettini.

Sta sudando, sente l'intero corpo tremare e non riesce a capirne il motivo. Da dieci anni ormai calca i palchi più importanti d'Europa, ha acquisito una sicurezza nel suo lavoro tale da respingere ogni forma di scaramantico rituale. Eppure questo evento lo terrorizza. Ha paura di fallire.

Per cosa poi?, chiede a se stesso, non è mica un esame.

Frammenti di ricordi gli annebbiano la mente, ombre dei suoi fallimenti danzano calpestando la serenità che tutti i suoi cari gli hanno infuso negli ultimi giorni. È protagonista di una delle serate più importanti della scena teatrale italiana ed europea, e per la prima volta dopo tanto tempo teme di non farcela, di lasciare che siano le insicurezze a ritirare il premio segnando la disfatta della sua carriera.

Allenta leggermente il papillon nero che la sua stylist aveva raccomandato di indossare. Come un collare lo fa sentire alla mercé di sguardi insoddisfatti e giudicanti, che ora intravede nel riflesso derivante dalle lampadine che incorniciano lo specchio del camerino.

Sente bussare alla porta, e improvvisamente si estranea da quei pensieri intrusivi.

"Avanti" sussurra, ma la porta è già spalancata e permette l'ingresso a una pluralità di voci che in quel corridoio di Cinecittà esternano paure, ansie e gioie incommensurabili. Una figura riccia è in primo piano, giacca sulla spalla e camicia sbottonata a metà petto. "Manu, finalmente."

Manuel si blocca non appena vede il riflesso del corvino nello specchio e non riesce a frenare le sue poco eleganti esternazioni. "Porca troia."

"Cosa?" si gira di scatto Simone. "Ho rovinato l'acconciatura, vero?"

"Sei bellissimo, Simo" risponde il moro. Si avvicina a lui e gli prende le mani, conscio di quanto quei minuti stiano fomentando il turbine d'ansia nel petto dell'altro. "Sei fin troppo bello, manco al nostro matrimonio eri così bello, so' geloso" cerca di smorzare la tensione.

"Quel giorno eri troppo impegnato a piangere, non avrai notato la mia bellezza" Simone poggia la fronte sul petto del marito con l'esigenza di appropriarsi del calore dell'altro, così rovente da sciogliere il ghiacciaio che gli si sta cristallizzando dentro. "Mi tremano le gambe, Manu..."

Poggiandogli l'indice sotto il mento, il moro lo invita a guardarlo negli occhi. "Amore, questo è un giorno importante e ce sta che te senti in ansia. Ma vedrai che andrà tutto bene, devi solo sta' seduto e aspettare che te chiamano pe' datte er premio. E per tutto er tempo te stringo io la mano."

"Non vinco, Manuel, e va bene così." Simone è fin troppo sicuro di non avere la vittoria in tasca. Gli altri candidati sono plurivincitori e da anni osannati dall'ambiente dello spettacolo. Anche solo esser nominato tra loro è una vittoria per lui.

"E 'nvece devi vince', Simo', ne va della mia credibilità" ride Manuel.

Il corvino gli rivolge uno sguardo interrogativo. "Che hai fatto, Manuel..."

Il moro abbassa la testa e si gratta il collo con la mano sinistra, "Potrei aver scommesso coi miei alunn-"

"Manuel, ma sei scemo?! Che ti metti a scommettere con dei minorenni!" cerca di trattenere una risata rivolgendo al marito uno sguardo accusatorio.

"Se fa' per scherza', dai, poi te porto a cena coi sordi che vinco..."

Simone lo bacia, sente l'esigenza di quel contatto pelle su pelle, gli serve per restare ancorato al terreno e non lasciare che la tensione lo trascini via da quel momento. Vorrebbe rimanere lì, davanti all'unica vittoria di cui gli importa, ma il bussare alla porta lo desta da ogni immaginaria alternativa a quella lunga serata. "Avanti."

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