Eight

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Le giornate estive stavano gradualmente accorciandosi, ma l'atmosfera rimaneva tiepida e invitante, con il sole ancora alto nel cielo nelle prime ore della sera.

Dopo una giornata trascorsa tra dolci aromi e voci familiari alla pasticceria, Enea si concesse un momento di pausa con sua madre in chiusura.

"Enea, ti posso parlare?" chiese Regina con un'espressione seria.

"Certo," rispose lui, fermandosi e ficcandosi una mano in tasca alla ricerca dele chiavi del suo appartamento.

"È passata un'altra estate, presto compirai 42 anni..." la madre iniziò con cautela, ma Enea emise un leggero sbuffo, anticipando il tema del discorso. Era una conversazione che avevano già affrontato un miliardo volte. "...Quando pensi di sposarti, figlio mio?"

Enea fece un profondo sospiro, cercando di mantenere la calma. Non voleva affrontare di nuovo quell'argomento, specialmente perché sapeva che la verità avrebbe deluso sua madre.

"C'è sempre l'estate prossima," rispose Enea con gentilezza, cercando di scegliere le parole con cura.

"Lo ripeti ormai da troppe estati, il matrimonio è sacro, Enea," replicò sua madre, con un'espressione rammaricata. "E desidero tanto dei nipotini. Vorrei vederti felice e realizzato."

Enea annuì, sentendosi in colpa per non poterle dare quello che desiderava. "Lo so, madre. Ma io..." Si fermò, incapace di far uscire altre parole. Il peso della verità gli stringeva il petto, ma non sapeva come affrontarla.

"Cosa c'è, figlio mio?" chiese la madre preoccupata.

Enea abbassò lo sguardo, "Io...ti prometto che l'estate prossima sposerò Laetitia," disse Enea, il peso di quella frase sembrava raschiargli la gola mentre veniva trascinata fuori dalle sue labbra a forza. Sua madre aveva sacrificato così tanto per lui, deluderla era inaccettabile per lui. "Lo prometto," ripeté, come per autoconvincersi.

Regina lo guardò con occhi pieni di speranza e gratitudine, era la prima volta che riceveva dal figlio un affermazione del genere. "Oh, figlio mio. Sarai un marito meraviglioso, ne sono sicura."

Enea sorrise debolmente, ma dentro di sé sentiva una crescente sensazione di smarrimento. Si sentiva in trappola, costretto a mantenere una promessa che non voleva mantenere. Tuttavia, non poteva tradire l'amore e la fiducia che sua madre aveva riposto in lui.

"Non ti deluderò, madre," rispose con una voce che sperava suonasse convincente.

La madre di Enea lo abbracciò con affetto. "Ti amo tanto, figlio mio. Sono così orgogliosa di te."poi al settimo cielo se ne uscì dal locale salutando velocemente tutto lo staff.

Enea rimase solo dietro al bancone, tormentato dal peso delle sue parole. Avrebbe dovuto essere felice di avere una madre così premurosa e amorevole, ma invece si sentiva soffocare dalla menzogna che si era appena impegnato a mantenere, mentiva perché l'amava, ma lei lo avrebbe amato se avesse smesso di mentire?

"Enea?" chiamò una cameriera bassina, con una scopa in mano.

Enea alzò lo sguardo, come se fosse stato svegliato da un sogno. "Sì?"

"Abbiamo finito, è ora di chiudere," disse lei con un sorriso luminoso, indicando che il locale era stato riordinato e era pronto per la chiusura.

"Ah, sì, hai ragione," rispose Enea, cercando di riacquistare la concentrazione. "Ottimo lavoro oggi, ragazzi. Siete stati fantastici."

La cameriera annuì sempre col sorriso, lasciando che la scopa scivolasse delicatamente lungo le sue dita mentre la appoggiava al nello sgabuzzino.

"Coraggio ragazzi, tutti a casa," esortò Amati, il tono della sua voce permeato di calore umano. I dipendenti, con allegria e affetto, si lasciarono andare a scherzi e risate, condividendo il peso e la gioia del lavoro insieme. Pacche sulle spalle e sorrisi si susseguivano, come piccoli rituali che rinsaldavano il legame tra loro.

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