Artyom si trovava dietro al bancone del bar, impegnato nel suo lavoro, ma il suo sguardo non poteva fare a meno di vagare oltre le pareti del locale. Attraverso la vetrina della pasticceria dall'altra parte della strada, cercava febbrilmente la figura indaffarata di Enea.
Tra una miscela e l'altra, tra un ordine e una comanda, il barista non poteva fare a meno di essere distratto dalla speranza di catturare uno sguardo fugace del pasticcere. Le sue mani agili e sicure continuavano a preparare cocktail con abilità, ma la sua mente era altrove, persa nei ricordi di quella notte non poi così lontana.
"Art! Hey Art!" gridò Salvatore, il suo co-responsabile, riportandolo bruscamente alla realtà.
"Ah?" rispose Artyom, cascando dalle nuvole.
"Vado a casa, ho finito," annunciò Salvatore, avvicinandosi al bancone per salutare il barista ed appoggiare un mazzo di chiavi sul banco.
"Ah, sì, certo. Grazie, Salvatore," rispose Artyom, rientrando lentamente nella realtà lavorativa. Con un sorriso distratto, salutò il collega e tornò a concentrarsi sul suo lavoro.
"Che hai amico? Sei strano oggi," chiese il collega, appoggiando lo zaino ad uno degli sgabelli.
"Sto bene, Salvo, sto solo... pensando," rispose Artyom, il suo sguardo ancora fissato sulla porta della pasticceria. Dall'altra parte della strada, vide Enea salutare delle clienti anziane mentre usciva.
Salvatore seguì lo sguardo di Artyom con un sorriso malizioso. "Ah, capisco," disse, con un'aria complice. "Stai pensando eh?"
Dal di fuori, Enea fece un cenno al russo, che ricambiò alzando la mano e sorridendo. Artyom si illuminò di gioia, ma cercò di nasconderlo dietro un'espressione indifferente.
Salvatore osservò la scena e scoppiò a ridere, scuotendo la testa. "Non mi dire che ti sei preso male per quel viziato di Enea Amati."
"Eh? Io? No!" si affrettò a rispondere Artyom, scrollando le spalle con noncuranza. "Viziato?" chiese, cercando di nascondere il lieve brivido di gelosia che provava.
"Ti giuro," confermò Salvo, ridacchiando. "È il figlio più giovane di una famiglia ricca sfondata. Hai visto come si veste? E che macchina pazzesca guida?"
Artyom sospirò, cercando di non far trasparire la sua irritazione. "Hai visto la sua ragazza?" chiese Salvatore, cercando deliberatamente di toccare un tasto sensibile.
"Ah, va bene, va bene!" esclamò il barista, alzando le mani in segno di resa. "Ho capito, niente pasticcere carino per questo povero vecchio cane," disse con un sorriso ironico.
"Carino?" chiese incredulo Salvatore. "Ma fammi il favore, hai visto quel baffetto idiota?"
"Oh sì, l'ho visto," rispose Artyom con un sorriso rincretinito. "E mi piace da impazzire," ammise con un tono giocoso, lasciando che il sorriso si allargasse sul suo volto.
"Scommetto che pensi che quel baffetto sarebbe la cornice perfetta per il tuo cazzo," disse Salvatore con un sorriso malizioso, prendendo in giro l'amico.
Artyom arrossì immediatamente e, senza pensarci due volte, diede un colpo al collega con un panno da bar. "Non dire cazzate" disse, cercando di mantenere il tono leggero nonostante la sua evidente imbarazzo.
"Beh, devo andare," disse Salvatore, alzandosi dallo sgabello e dando una pacca sulla spalla di Artyom. "Ci vediamo domani, Art."
"Ci vediamo, Salvo," rispose Artyom con un sorriso, guardandolo mentre usciva dal locale.
Una volta che Salvatore se ne fu andato, Artyom sospirò e si scosse leggermente, scrollando via i pensieri. "Che coglione" mormorò tra sé e sé, sorridendo leggermente. "Io non penso che quel baffetto sia la cornice perfetta per il mio cazzo, io lo so."
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Solo caffeina
عاطفيةLa famiglia Amati è una delle più illustri e rinomate della città. La loro pasticceria, la celebre pasticceria Amati, è un punto di riferimento per i cittadini. Fondata da Carlo Amati dopo la seconda guerra mondiale, è stata ereditata dalla moglie e...