Four

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Il sole splendeva ancora nel cielo estivo, ma il calore del giorno cominciava a svanire con il pigro avvicinarsi del tramonto. Le strade della città erano animate da persone che si aggiravano, godendosi l'aria tiepida. Tra di loro c'era anche Enea, il suo passo pesante pareva trascinare a terra il suo cuore affranto dalla lite con la sua ragazza.

Lentamente, le luci dei lampioni iniziavano a brillare, vicolo per vicolo, gettando una tenue atmosfera dorata sulle strade che si stavano preparando per la notte. I negozi stavano chiudendo le serrande, mentre i locali iniziavano ad animarsi con i primi avventori serali.

Enea camminava silenziosamente, immerso nei suoi pensieri, la città vibrava di vita intorno a lui, ma il suo umore era cupo.

Giunto alla porta della pasticceria, notò che la serranda era già abbassata, i suoi colleghi avevano chiuso in perfetto orario, come sempre. Quella piccola soddisfazione lo riempì di orgoglio, ma il suo piano di passare attraverso il suo negozio per tornare a casa era stato sventato.

Appena si mosse per fare il giro dell'edificio, in modo da raggiungere la porta sul retro, una voce familiare catturò la sua attenzione.

Artyom si trovava sull'uscio del Rois, le mani strette in pugni ben serrati lungo i fianchi mentre affrontava un tizio che da ciò che aveva capito stava importunando delle ragazze. Il suo sguardo ardente emanava una determinazione indomabile.

"Che cazzo credi di fare?" ringhiò Artyom con voce tagliente, simile ad un cane randagio che abbaia. "Finiscila immediatamente, lurido pervertito"

L'ubriaco rise beffardo, ignorando le parole di Artyom. "Sentilo, sto immigrato di merda!" Le ragazze, approfittando della distrazione, si allontanarono rapidamente, cercando rifugio nell'angolo opposto del locale. Lì, due cameriere accorsero prontamente per assicurarsi che fossero al sicuro.

Con passo deciso, Artyom si avvicinò all'ubriacone, il suo sguardo era poco più calmo di quello di un assassino. "Senti, stronzo! Se non ti levi dal cazzo ti sbatto fuori a calci nel culo!" la sua voce riecheggiò nel silenzio notturno con una fermezza indiscutibile, ora tutti lo stavano guardando.

Il cuore di Enea batteva così forte da sentirlo pure nei denti. Incapace di staccare lo sguardo dalla scena che si stava svolgendo davanti a lui, era un mondo completamente diverso da quello tranquillo e sereno della sua pasticceria.

Lo sconosciuto, sicuro di sé, continuò ad insultare Artyom con parole sprezzanti. "Chiudi quella tua boccaccia succhi cazzi, frocio"

Artyom fissò l'uomo con uno sguardo tagliente, i suoi occhi lampeggiarono per un istante, sembrò perplesso; poi un sorriso malizioso si dipinse sulle sue labbra. "Ti ho mai detto di essere gay? Hai forse interpretato male le mie attenzioni? Forse sei stato tu a sperare in qualcosa in più~?"

Le parole di Artyom fecero scatenare risate tra alcuni clienti intorno al bar, ma l'altro si infuriò ancor di più. "Ti ammazzo!"

Artyom si inchinò leggermente, mantenendo il sorriso astuto sulle labbra. "Ohh~ sii gentile ti prego" rise.

L'uomo si scagliò contro Artyom con furia incontenibile, ma il barista sembrava ballare tra i colpi, schivandoli agilmente con una grazia quasi provocatoria. Rideva mentre l'altro sbuffava e imprecava, lui era più veloce, più agile.

Poi, un attimo di distrazione, un pensiero fugace che interruppe la sua concentrazione, il pugno dell'ubriacone lo colpì dritto in faccia. Artyom si ritrovò stordito per un momento, il dolore pulsava lungo il lato della sua mascella.

L'ubriaco non ebbe il tempo di festeggiare la sua piccola vittoria. Con un movimento rapido e preciso, il russo rispose con un colpo ben assestato, che mandò l'uomo a terra con un gemito soffocato di dolore e chiuse definitivamente le danze.

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