Capitolo 39

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Era già da una settimana che ero fidanzata con Leo. Tutti i pomeriggi ci sentivamo e ad ogni intervallo ci incontravamo. qualche volta ci scappava ance un bacio. i miei genitori lo avevano conosciuto un sabato sera, dicevano che era un ottimo ragazzo.

Tutto andava alla grande.

ma Jennifer era strana ultimamente. Saltava la scuola, durante le lezioni era completamente assente e quando gli veniva posta una domanda lei rimaneva zitta. quando le chiedevo se andava tutto bene lei faceva segno di si con la testa. ma io sapevo che non andava bene affatto. così un giorno, durante l'intervallo non andai da Leo per parlare con lei.

-Jennifer...voglio sapere che cosa ti succede. sei assente in questi giorni. avevo promesso di aiutarti, ma devi darmi la possibilità di farlo.-

-hai ragione...scusa...però non posso parlartene qui. oggi alla panchina del parco, va bene?-

-d'accordo- le sorrisi e poi la campanella suonò.

Durante la lezione di geografia pensai tutto il tempo a quello che Jen poteva dirmi. un'altra notizia sconvolgente? Che cos'altro la torturava?
La campanella dell'ultima ora suonò, risvegliandomi dai miei pensieri. sistemai tutto nello zaino e poi guardai Jen

-oggi alle tre?- mi chiese. io annuii e poi uscii dalla classe.

Appena arrivai a casa dissi a mia mamma che al pomeriggio sarei uscita con un amica. mangiai e mandai un messaggio a Leo

"Scusa se oggi non sono venuta. problema con Jennifer"

Lui conosceva già parte della storia, capitava che alcune volte dovevo sfogarmi e lo facevo con lui.

"Tranquilla. dovrai darmi un bacio in più la prossima volta che ci vediamo. ma ora è tutto a posto?"

"La devo incontrare oggi al parco."

"Okay. ciao piccola"

"Ciao amore"

Lo salutai e andai a prepararmi. erano le due e mezza quando uscii di casa. incontrai alcune mie ex compagne in gelateria, le salutai velocemente e poi continuai a camminare. arrivai al parco in perfetto orario. controllai se sulla panchina c'era già qualcuno, e poi andai a sedermi.

Jennifer arrivo cinque minuti dopo di me. indossava i vestiti che aveva oggi a scuola e riuscii a riconoscerla subito.
Nessun cappuccio che le copriva il viso.
Si sedette accanto a me.

-ciao Jen-

-ciao Marti-

Passarono alcuni minuti. di imbarazzo. poi lei iniziò a parlare.

-ho trovato qualcuno.-

-cosa significa?- non capivo cosa voleva dire.

-ho trovato qualcuno della mia famiglia- la guardai. aveva lo sguardo fisso nel vuoto. chi aveva trovato?
-all'età di undici anni avevo iniziato a fare delle ricerche. Volevo conoscere le persone che mi avevano abbandonato. non arrivarono risultati per molto tempo e così io iniziai a perdere la speranza. l'altro giorno è arrivata una lettera all'orfanotrofio, indirizzata a me. l'emittente erano i servizi sociali. esitai ad aprirla. non avevo più voglia di incontrare nessuno, dopo tutti questi anni. la lettera diceva che i miei genitori non erano rintracciabili, ma c'erano delle persone che potevano aiutarmi. i miei nonni. loro volevano tanto una nipotina, ed evidentemente non erano a conoscenza della scelta di mia madre. da quanto riportato sulla lettera, i miei nonni si sono trasferiti per stare lontano da lei. non volevano avere una figlia così. Di me nessuno sapeva niente. pensavano fossi morta subito dopo essere stata abbandonata.-

La mia domanda venne spontanea

-hai intenzione di conoscerli?-

-si...forse loro possono dirmi qualcosa di più sui miei genitori. io voglio sapere. c'è un unico problema.-

-quale?-

-abitano a 1200 km da qui.-

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