XXI

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"Non capisco cosa stai aspettando, probabilmente ha già il telefono in mano e sta aspettando una tua chiamata" disse il più piccolo ficcandosi in bocca un'altra manciata di popcorn e seminandone qualcuno nel tragitto tra il pacchetto e la sua bocca.

Alessandro lo guardò storto. "Potresti evitare di fare del mio letto la tua pattumiera? Dovrei dormirci qui... e poi chi te lo dice magari è già altrove con qualcun altro. Alla fine non abbiamo niente di serio"

Riccardo alzò gli occhi al cielo e con uno scatto fulmineo abbandonò in malo modo il pacchetto mezzo vuoto e si lanciò a prendere il telefono che Alessandro teneva in mano da troppo tempo.

"Hey! Dammi qua, non fare cazzate"

"No, ora è un mio ostaggio quindi o ti decidi a darmi retta con le buone o ci penso io con le cattive" rispose l'altro nascondendo e proteggendo il cellulare nel modo migliore da lui conosciuto, ovvero sedendocisi sopra.

Fu Alessandro ad alzare gli occhi quella volta:
Non capiva perché all'amico importasse tanto della sua vita sentimentale.

"Senti, non voglio romperti le palle ma per una volta hai qualcosa di davvero buono e sano tra le mani, quindi perché non cogliere l'occasione? Quando sono entrato qui dentro sembravi più morto che vivo e poi ho nominato Marco e guardati ora. Si vede che ti fa bene e da amico voglio vederti così ogni giorno, quindi per piacere mandagli almeno un messaggio, okay?" chiese il più piccolo alla fine del suo discorso.

Non aveva torto, Marco lo faceva stare bene. Del tipo, esageratamente bene. E ciò che lo impauriva era la consapevolezza che forse nemmeno con Michael aveva provato le stesse cose che provava con Marco; soprattutto non dopo così poco tempo.
Quest'idea lo ammazzava perché lui aveva sempre considerato l'ex come la sua sola e unica anima gemella e dover mettere da parte questa convinzione lo faceva sentire sempre peggio, come se piano piano stesse abbandonando il ricordo di Michael per sostituirlo con la presenza di Marco.
Il che era anche ironico considerando che il più grande nemmeno conosceva questo suo passato contorto.
E fu esattamente lì che si diede nuovamente del coglione: forse poteva essere tutto molto più semplice di così.

"Forse dovrei parlargli di Michael." Buttò fuori dopo qualche istante di assoluto silenzio.  Riccardo perde visibilmente un battito preso in contropiede da questa idea inaspettata.
"Sei sicuro?" Chiese allora guardandolo come se tutto d'un tratto gli fosse cresciuta una seconda testa.

"Penso di sì e anzi, so cosa devo fare. Passami il telefono" rispose ancora un po' troppo pensieroso. Riccardo non sembrava convinto ma alla fine dopo averlo scrutato ancora un attimo prese il telefono da sotto le sue gambe e lo porse all'altro che subito lo prese cominciando a digitare qualcosa sullo schermo.

"Fa vedere. Mi fai paura, amico"

Alessandro lo guardò storto.
"Ma non eri tu quello che mi stava pregando di scrivergli? perchè questa riluttanza ora che ho deciso di darti retta?"

"non lo so, ho paura che tu te ne penta e poi non ti ho mai visto così sicuro di qualcosa quindi mi inquieti." rispose il riccio continuando a guardarlo terrorizzato.

Probabilmente se ne sarebbe pentito subito dopo aver inviato il messaggio, ma la sua coscienza stava gridando che era la cosa migliore da fare e quindi le diede retta tornando a digitare veloce sullo schermo. Rilesse un paio di volte prima di premere il tasto dell'invio, per poi bloccare il telefono e guardare l'amico in silenzio.

"Quindi?" chiese l'altro dopo tre secondi netti.

"Quindi cosa?"

Nei letti degli altri| Mahmood•Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora