XXV

195 9 2
                                    

La mano di Marco colpì con forza il fondoschiena dell'altro, mentre il più piccolo dopo aver rilasciato un gemito di sorpresa si ritrovò a stringere di scatto e ancora più forte le gambe attorno al bacino dell'altro che lo teneva bloccato contro la parete della sala di registrazione.

Un altro schiaffo giunse poco dopo alla stessa destinazione del primo lasciando il più piccolo ancora più sorpreso ma sempre più soddisfatto dell'idea malsana che all'altro era saltata in testa. Solo un pensiero aleggiava pressante nella mente di Alessandro: Riccardo. Perché l'altro era ancora all'esterno intento a compiere quella chiamata che lo aveva entusiasmato tanto e non voleva che rientrando venisse completamente traumatizzato. Ma poi il palmo aperto della mano di Marco lo colpì ancora e Alessandro si ritrovò a mandare a fanculo anche quella sua preoccupazione, troppo interessato nel volerne di più e sempre di più.

"Portami a letto nei letti degli altri con te solo per una sera. Chi vuoi che ti porti a letto stasera, mh? per chi l'hai scritta?" Un altro colpo secco che fece eccitare ancora di più il più piccolo nuovamente pieno di lussuria e completamente frastornato da quella situazione. Il tono di Marco era imperativo, era duro, era geloso.

"Per te, amore. Solo per te." rispose a mezzo fiato il più piccolo mentre l'altro dopo averlo appoggiato gli prese i polsi e glieli bloccò sopra la testa. Li strinse forte implicitamente dicendo all'altro che non aveva via di fuga. Non che Alessandro ne volesse, sia chiaro.

"Così mi piaci" gli sussurrò allora in un orecchio mandandogli brividi a scalare e a ridiscendere la sua intera spina dorsale, prima di portare le dita affusolate verso la patta dei pantaloni del più piccolo e slacciarli veloce. Si abbassò in ginocchio quanto bastava per potersi occupare della presenza ben nota del membro del più piccolo che a sua volta guardandolo dall'alto pensava di poter morire così.

Invece Marco in modo lesto abbassò pantaloni e boxer assieme, lasciandolo completamente scoperto e prendendo la sua erezione tra le labbra altrettanto calde e bagnate. E no, Alessandro si rispose che questo era l'unico modo in cui voleva morire, con il più grande inginocchiato di fronte a lui impegnato a dargli piacere, in nessun altro modo.

Marco cominciò a muoversi piano, saggiando e succhiando con gusto quella lunghezza tanto bramata e Alessandro cominciò a tremare come una foglia indeciso se venire così o se volerne di più anche se Marco questo dubbio non lo aveva mai avuto; infatti prese a succhiare ancora più forte, giocando con la lingua e passandola lentamente e attentamente sopra la cappella già gonfia e rossa dell'altro che in risposta lasciò cedere le gambe finendo quasi a terra di fianco all'altro che però prontamente lo prese per i fianchi e lo riportò con una salda presa nella sua posizione iniziale.

Stava per venire, lo poteva sentire in ogni fibra del suo corpo e della sua anima, ma si costrinse a resistere per non perdersi ciò che lo aspettava dopo.
Marco però non era d'accordo e per questo cominciò a torturarlo in modo più vivo e succhiando ancora più forte portò due dita all'entrata del più piccolo che non appena realizzata l'estranea presenza quasi urlò. Le due dita si fecero spazio dentro di lui veloci e rudi portandolo a venire nel giro di qualche istante a causa del piacere troppo grande che stava provando.

Venne colto a pieno dall'orgasmo e lasciò che il più grande ingoiasse ogni singola goccia del suo piacere. Cosa che Marco fece molto volentieri, staccandosi poi dall'erezione ormai dormiente del più piccolo e leccandosi il sorriso bastardo che si era stampato in fronte.

Alessandro si accasciò al suolo nell'istante in cui l'altro lasciò la presa sui suoi fianchi e chiuse gli occhi ancora sconvolto dall'orgasmo appena avuto.

"Dove pensi di scappare, amore? Io non vedo l'ora di scoparti proprio qui, su questo pavimento. Qui dove mi hai sfidato. Ricordi?" Chiese l'altro ancora in ginocchio di fronte alle sue gambe nude e aperte, e cazzo lui sapeva che se Marco glielo avesse proposto si sarebbe lasciato prendere anche nel giardino di fronte alla palazzina. Si avvicinò per baciarlo ancora ma un breve schiarimento di voce li fece voltare come due prede colte nel momento più vulnerabile dal proprio predatore.

Riccardo li fissava a bocca aperta, con il telefono ancora all'orecchio e gli occhi sbarrati.

"SUL MIO PAVIMENTO, CAZZO. SUL.MIO.PAVIMENTO FRA" urlò ancora in preda ad una crisi di nervi Riccardo che con le lacrime agli occhi dallo shock li guardò per poi tornare a fissare subito di fronte a lui.
"Sono stato io a dirti di scopartelo MA NON SUL PAVIMENTO DEL MIO STUDIO. Non posso nemmeno guardarti in faccia, tutto ciò che vedo è il tuo pene." Disse coprendosi gli occhi esagerando ogni suo gesto.

Alessandro e Marco seduti uno di fianco all'altro sul divano nero si guardarono e mentre Alessandro teneva un sopracciglio alzato in segno di esasperazione, Marco teneva la testa bassa in segno di vergogna.

"Andiamo, Rì. Non fare il verginello, devo ricordarti di quella volta che ti ho trovato a scoparti la tua tipa nel garage di casa di Liz? No perché credimi che io me lo ricordo, ogni singola volta che ti vedo." Disse scocciato Alessandro incrociando le braccia al petto e difendendo la sua causa persa del "innocente fino a prova contraria"
Anche se la prova gliela aveva servita lui su un piatto d'argento decorato di Swarovski e anche qualche idea per il suo blog di merda.

"Prima di tutto, era casa di Liz e secondo, TU non hai visto il mio pene. Anzi, terzo di tutto IO NON MI STAVO SCOPANDO MARCO MENGONI, Cristo." Poi si fermò a riflettere qualche istante "forse un modo per farti perdonare esiste" e sorrise malefico.

Quel tipo di malefico a cui sai per certo di non poter dire di no.

"Prima di vedere il vostro teatrino gay ho parlato con Slim Soledad che ha sentito il pezzo e non l'ha adorato, l'ha amato! Unico problema: le è piaciuto così tanto che vuole te come artista in featuring nella canzone, nessun altro." Concluse tornando a guardarlo speranzoso.

"No" rispose secco il più piccolo facendo voltare anche Marco nella sua direzione.

"Ma come no?" Chiese allora il più grande confuso.

"No. Vuoi che te lo dico in spagnolo? No. Enne o. No" rispose l'altro.

"Amico, potrei metterti il muso solo per il tempo che ci metterò a disinfettare tutto e tu mi dici di no per una cosa così piccola? Perché non smetti di fare l'egocentrico con due pali nel culo e mi dai retta e anche una mano per una volta? Ti sto chiedendo solo questo. Un featuring. Sai cosa vorrebbe dire per me concludere un affare del genere a livello di produzione? E tu non puoi dirmi di si per cosa, perché ti sei ripromesso che quella canzone del cazzo sarebbe stata la tua unica e sola registrazione! Per carità del signore ma ti rendi conto?" concluse tutto d'un fiato Riccardo in preda alla rabbia, per poi tapparsi la bocca con le mani e la faccia sconvolta e sussurrare "scusa, non so cosa mi sia preso, lo sai che non lo penso davvero"

Ma il danno era fatto e Alessandro non vide altro che rosso. Rosso sangue. 

Si alzò di scatto dal divano facendo qualche passo verso il più piccolo.

"No Riccardo, invece sappiamo benissimo entrambi che lo pensi seriamente e che lo hai sempre pensato, finalmente hai avuto i coglioni di dirmelo in faccia e sai che c'è? prenditi pure questo cazzo di featuring, diventa famoso, per Dio diventa miliardario se è ciò che desideri ma da oggi lasciami fuori da queste tue cazzate." disse freddo e tagliente Alessandro al più piccolo i cui occhi si stavano riempendo di lacrime "Ho lasciato perdere tanti di quei tuoi discorsi insulsi sul mio modo di vivere la mia vita, ma questo è superare ogni limite possibile e immaginabile, sai? Anche per te. E mi dispiace se mi sono quasi scopato Marco contro il muro del tuo studio di registrazione, posso anche tirarlo a nuovo questo studio ma finché non farai pace con la tua incoerenza fidati che rimarrà sempre un buco di merda. Detto ciò, io ho chiuso. Con quella chiavetta facci quello che vuoi, tanto ho visto quanto sei bravo a farlo." 

Calò il silenzio, un silenzio cupo e freddo. Tanto pesante quanto logorante. 

Riccardo era fermo immobile al centro della stanza con il viso rigato di lacrime che sgorgavano indisturbate sulle sue guance, mentre Marco si era alzato in piedi per cercare di far calmare il compagno. La verità è che chiunque in quella stanza era rimasto sconvolto da quelle parole, Alessandro stesso non si capacitava di esser stato così cattivo verso il suo unico amico, ma lui aveva toccato un argomento proibito e anche un pò per orgoglio si sentì giustificato nell'aggiungere: 

"Io me ne vado, Marco vieni con me?" 

e Marco annuì ancora silenzioso e perplesso, ma lo seguì lasciando una pacca sulla spalla di Riccardo e promettendogli che sarebbe andato tutto bene, per poi uscire al seguito di quell'alone ombroso che era Alessandro.

Nei letti degli altri| Mahmood•Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora