❤︎𝘉𝘦𝘳𝘭𝘪𝘯𝘰,1929...

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Era un giorno qualunque.
La classica nube berlinese regnava compatta nel cielo,rendendo l'aria umida e la temperatura costantemente bassa.
Era tardo pomeriggio,mi trovavo nel salone a parlare con Impero,come sempre.
L'unica che mi era rimasta.
Sonne non veniva più a causa della guerra,Salò era scesa nel Nord Italia,Franchista era tornato a Madrid e...
A mio dolorossimo malgrado,Fasci era morto.
In compenso,però,era nato nostro figlio Ethan: il nostro amore si fece carne e divenne una vita con una sua propria mente,un anima con un suo proprio cuore,che amerò per sempre nonostante tutto.

Con Impero non parlavo di molto,a volte parlavamo del nostro passato,di come ci siamo conosciuti o provavamo ad immaginare cosa avesse provato Fasci morendo.
Si,non riuscivamo completamente a superarla.
Eravamo disperati: facevamo finta di niente,non lo ammettevamo mai,ma sapevamo entrambi che l'altro soffriva terribilmente della sua mancanza.
E sapevamo anche che tra non molto sarebbe toccato anche a noi.
Tra molto poco l'avremmo raggiunto,e probabilmente immaginavamo cosa avesse provato per prepararci al giorno in cui ci toccherà subire lo stesso.
Non avevo paura di morire,anzi,aspettavo la morte con tale ansia che quasi le aprivo la porta con tanta galanteria,ma mi spaventava il destino dei miei figli.
Dei miei figli,dei figli di Fasci,della splendida bambina di Impero.
Li ho visti nascere e li ho visti crescere,oramai ho realizzato da tempo quanto io li abbia a cuore.

All'improvviso,Ethan entrò nella stanza,con il ciuccio in bocca e stringendo una foto tra le mani.
Camminava da poco e spiccicava qualche frase ogni tanto.
Si avvicinò a me,e scrutando il mio sguardo alla stessa maniera di suo padre,mi diede quella fotografia un po' stropicciata.
"Cosa c'è,kleine?" Chiesi,delicatamente,ancora spiazzato da quel suo comportamento.
Impero sbiancò completamente,per un attimo mi preoccupai se svenisse.
Si tolse il ciuccio e chiese,indicando quella foto con tanta curiosità,"chi è quella persona,vater?".
Quella foto era datata 'Berlino,1929',con una frase in corsivo sotto che diceva 'Con i miei amorini :)' scritta da Fasci,riconoscendo la scrittura.
La foto raffigurava Fasci ed Impero in primo piano,Fasci cingeva un fianco alla giapponese con la mano e lei aveva una mano poggiata sulla sua spalla,mentre dietro c'ero io,dopo che Impero mi aveva obbligato ad assaggiare quel sushi strano con le bacchette,che non sapevo usare minimamente.
Infatti,io ero in secondo piano vicino al tavolo,mentre provavo ad afferrare un hosomaki,ovvero un sushi arrotolato da un alga con all'interno del riso e del pesce come il tonno.

Ancora ricordo quel giorno: Io e Fasci stavamo insieme da qualche mese,i miei figli erano neonati e mancava qualche settimana perché Fasci diventasse padre.
Io sorrisi,tornando in me,mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.
"Quello è papà,kleine." Risposi finalmente alla sua domanda,cercando di non pensare a quanto tutto ciò mi struggesse dentro.
Il suo viso si fece ancora più interrogativo,così lo presi in braccio facendolo sedere sulle mie gambe.
"Quello dietro sono io,quella donna è Zia Impero e la persona accanto a lei si chiama Regno d'Italia,tuo papà." spiegai,con un tono sorprendentemente dolce.
Il bambino si rimise il ciuccio e prese la foto tra le mani,si poggiò al mio petto e continuò a fissare quella foto per decine di minuti,mentre io cercavo di far finta di nulla e continuavo a parlare con Impero,ovvero la cosa migliore da fare per entrambi.
Quella sera,quando misi Ethan nella culla dopo averlo addormentato,mi chiusi precipitosamente in camera di Fasci ed afferrai una maglietta qualunque dal suo armadio,piangendo per terra come un bambino e stringendo la maglietta al mio petto.

Probabilmente la foto l'aveva presa qui,in mezzo ai diari o agli album di Fasci.






















Trama: il piccolo Ethan viene a conoscenza per la prima volta di suo padre,dopo quasi un anno dalla sua morte.

(⚠️the pic above is not mine,credits to the artist!⚠️)

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