❤︎𝘓𝘦 𝘷𝘪𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘢𝘳𝘻𝘰...

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Era appena finita la guerra,tutti erano morti.
E per tutti,intendo tutti.
Come mio cognato,il marito di mia sorella maggiore Beatríz,morto in guerra sotto quel maledetto di Francisco Franco.
Come mia madre,la mia dolce madre,che finalmente lasciò questo mondo dopo tanto dolore che la malattia e la vecchiaia le causavano.
Ed infine,come la mia piccola sorellina,che lasciò questo mondo per un'inutile automobile e la disattenzione di un uomo.
Come il fratello che non ho mai avuto Weimar,insieme al suo fidanzato ed all'imperatrice di Giappone.
Erano così affettuosi...
Però,la morte se li è portati con sé.
C'era d'aspettarselo comunque eh...

Trovai consolazione solo nel mio amore,quando la rividi per la prima volta dopo la guerra.
Era il marzo del millenovecentoquarantasei,quando arrivai a Roma la prima volta.
Lei mi aspettava all'aeroporto,con i capelli ora tagliati corti e mossi,come la moda dell'epoca dettava,ed un vestitino bianco a strisce orizzontali verde muschio.
Era bellissima...
Quel giorno,scattammo una foto con la mia fotocamera appena comprata qualche giorno prima a Berlino,proprio in occasione di visitare l'Italia da quel momento repubblicana,con il suo sorriso meraviglioso ed i suoi occhi pieni di luce.
Qualcosa però non andava...

Il suo tono di voce non era più soave come prima,ed era anche molto più magra...
Cosa le stava succedendo?

Questa domanda si rispose da sola,quando mi ritrovai davanti al suo corpo appena deceduto,in un lettino d'ospedale,e la voce delle infermiere a spiegarmi cosa le era successo,perché,come,quando...
MA CHE CAZZO ME NE FOTTEVA A ME!?
L'unica cosa che vidi fu una lacrima che scese dalla sua guancia morbida indisturbatamente,mentre quel marchingegno infernale faceva un lungo,atroce,distruttivo,CRUDELE,bip.

26/03/1946,ore 15:24.
Roma.

. . .

"Sonne,tranquilla,potevi anche non spiegarci..."
Lo diceva per rasserenarmi,ma intanto stava piangendo stringendo la giapponese a sé come sfogo.
Il suo pianto riempiva la stanza,dopo numerose domande,preoccupazioni e dubbi su quella ragazza,che tanto amava quasi come me.
Ed i suoi singhiozzi non erano da meno.
Erano così amici...
La morte è come un uragano: passa,e spazza via tutto,senza guardar in faccia a nessuno.
Weimar era inginocchiato davanti a me,mi accarezzava il viso delicatamente e mi asciugava le lacrime in silenzio,mentre io mi toccavo il grembo.

Anche quello,quello non doveva succedere...
Non dovevo uscire dopo le cinque,non dovevo attraversare quel vicolo accanto quel locale,non dovevo permettergli di toccarmi!
Ho sbagliato tutto,ma ora farò finta che quella creatura sia anche sua e non di quel mostro...

"Sonne,stai tranquilla. Per ogni cosa,ti aiutiamo noi." Mi disse Weimar,dolcemente,mentre mi accarezzava il grembo.
Aveva spostato leggermente la mia mano mentre cadevo tra i miei pensieri ed ora le sue mani calde stavano funzionando.
Mi sentivo più calma e serena...
"Danke,Weimar..."
Lui ridacchiò,abbracciandomi.
"Sono Reich,Sonne,ti sembro il bambino che ero prima?" Mi chiese,sorridendo.
"Ja."

14/11/1951,ore 17:39.
Berlino.


Il bambino sarebbe nato a fine Marzo...
Dopo un fiore appassito ne fiorisce un altro.







❤︎= One shot.

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