❤︎𝘕𝘠𝘊.

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Mi trovavo con Richard in giro per New York,mi stava mostrando la città.

Avevo quindici anni,al tempo,ma Zia Francia mi permise di andare in un altro Paese solo perché quello era il Paese di Richard: Gli Stati Uniti d'America.

Mio padre me ne ha sempre parlato come un posto strano,diceva che dipende come ti approcci puoi diventare un milionario o un disperato.

E sicuramente,se mio padre fosse ancora con me,probabilmente non mi troverei in un altro continente,lontano da 'casa'.

Casa Ingleterre non è casa mia,e lo so bene.
Casa mia è a Berlino,con Germania e Giappone.

Ma intanto,ci troviamo tutti qui,a chiamare 'casa' un posto che nemmeno ci appartiene.
Non appartiene a me,che è casa dei miei zii,figurati a Germania e Giappone!

Ci trovavamo a Manatthan in quel momento,vicino il famoso quartiere di Little Italy che Richard mi voleva far vedere così tanto.
Non ero molto entusiasta a riguardo,comunque.

Lì ci abitano tutte le persone che sono scappate dal nostro Paese,e che mio padre ha sempre rimpianto.
Come Ernico Fermi,ad esempio.

Non vedevo l'ora che si facesse sera,per infilarmi in una discoteca qualunque con Richard e ubriacarmi fino a non capire più un cazzo.

Ed ecco qui,però,che Richard mi interruppe dai miei pensieri,dicendo: "Pensi ancora a tuo padre,eh?",aveva una voce quasi spenta,mentre guardava per terra camminando.

"Si",risposi,"perché me lo chiedi?".

Lui sospirò: "Sai,a volte me ne pento di averlo ucciso,ero così incazzato con lui perché quando mancano i diritti,l'uguaglianza mi viene da impazzire. È per questo che ho creato l'ONU e le altre cazzate. E credimi,sono ancora incazzato a morte con lui ma-"

"Ma?" Lo interruppi,a posta.
Mi dava fastidio quando menzionava la morte di mio padre.

Mi ricordava che ero accanto al suo assassino,a colui che ha ucciso il suo stesso zio,e mi fa ribollire il sangue nelle vene.

Se c'è una cosa che mio padre mi ha insegnato,è quella di non tradire mai la propria famiglia.
Mai,a qualsiasi costo,per nessun motivo.

"Ma tu ne parli come se fosse un santo,non capisco..." Concluse.

"Infatti non lo era."risposi,calciando una pietra sopra l'asfalto: "Mai stato. Ricordo ancora le urla delle persone che torturava nel seminterrato."

"E allora perché ne parli così bene?"

"Perché è mio padre. Ed ha sempre saputo fare il padre,anche se ha combinato un bel casino..." Risposi.

Ricordo che lui mi guardò negli occhi,con una faccia seria,poi scosse la testa e continuò a camminare.

Ma comunque,la sua opinione su di lui rimase la stessa.

'Lo squilibrato fascista che ha massacrato l'Europa insieme a quel bastardo mostro di un tedesco e a quella psicopatica samurai giapponese'.

Diceva sempre così,ogni giorno,ed io e gli altri rimanevamo a guardarlo senza poter intervenire.
Non potevamo,non era quello che 'i bastardi senza palle' ci avevano insegnato.

Era meglio tacere,anche se un cazzotto in faccia gliel'avrei dato volentieri.

Poi,qualche minuto dopo che Zio William lo rimproverava e lo mandava in camera,Zia Francia ci chiedeva scusa con le lacrime agli occhi,dicendoci quanto fosse dispiaciuta.

Ogni giorno gli stessi ipocriti scenari,era stancante.












Trama: Per la prima volta,dopo anni dall'omicidio del padre,Italia realizza (comprende) lo spostamento dal clima familiare dell'Asse al clima accogliente ma in parte difficile degli Alleati.

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