Mi allontanai leggermente da lui, cercando di ritrovare la mia razionalità, anche se il cuore mi stava gridando di restare. Mi asciugai una piccola lacrima che scivolò sul mio viso.
«Non possiamo.» dissi con voce tremante, abbassando lo sguardo. Mi guardò intensamente, avvicinandosi.
«Hai ragione, ma non riesco ad andare contro quello che sento. Volevi una certezza da parte mia, una risposta... e ce l'ho ora. In questo momento so per certo che io ti amo.» Quelle parole uscirono dalle sue labbra con una sincerità disarmante. Il mio mento tremò mentre sentivo il controllo sgretolarsi lentamente . Le sue parole mi fecero crollare. «Non doveva succedere, ma è successo. Ho permesso al mio cuore di innamorarsi di te, e non so come gestire tutto questo.» confessai tra le lacrime. Fece un passo avanti, cercando di abbracciarmi. «Io, prima di te, non sapevo nemmeno cosa fosse l'amore.» Mi staccai dal suo tentativo di consolarmi, scuotendo il capo. «È tutto sbagliato.» dissi, asciugandomi le lacrime con entrambe le mani.
Gabriel mi guardò con uno sguardo deciso, inclinando leggermente il capo. «E se io volessi continuare a sbagliare?» Un sorriso mi sfuggì tra le lacrime. «Non ripetere le mie frasi.» dissi imbronciandomi leggermente, anche se una parte di me non riusciva a non sorridere davvero. Lui ridacchiò piano. «Il significato è lo stesso. Sei lo sbaglio più bello della mia vita.» Prima che potessi rispondere, mi prese il viso tra le mani e mi baciò dolcemente la punta del naso, come se volesse rassicurarmi senza bisogno di altre parole.
«Smettila di dirmi queste cose, mi fai piangere.» protestai sottovoce, ma le mie emozioni erano ormai in balia di quel momento. Gabriel non rispose, unendo le nostre labbra in un bacio dolce, intenso, che sembrava annullare ogni dubbio. Ma la suoneria del suo telefono interruppe tutto.
Con un'espressione mista tra fastidio e preoccupazione, Gabriel lo prese in fretta, sapendo già chi fosse. «È mia madre.» disse sottovoce, guardandomi mentre rispondeva.
Gabriel uscì dalla cucina, lasciandomi sola con i miei pensieri. Restai lì, con le braccia incrociate, mangiandomi le unghie per l'ansia che quella chiamata mi provocava. Ogni minuto che passava senza che lui tornasse, sembrava farsi sempre più pesante. Quando finalmente rientrò, il suo volto era devastato, le lacrime scendevano senza sosta. La disperazione nei suoi occhi mi disse tutto. Iniziai a capire cosa gli avesse detto sua madre. Scossi il capo, sentendo le lacrime che mi annebbiano la vista. Mi fiondai tra le sue braccia, cercando conforto, senza dire una parola.
«D-dobbiamo raggiungere tua madre.» Prendemmo le chiavi dell'auto e uscimmo da casa in silenzio. La strada sembrava infinita mentre ci dirigevamo verso l'auto. Quando salimmo in macchina, lo vidi lì, fermo, con entrambe le mani che stringevano il volante con una forza tale che le nocche erano diventate bianche. Non disse nulla. Restammo così, senza parole, immersi nei nostri pensieri. Mi avvinghiai al suo braccio, piangendo silenziosamente, lasciando che le emozioni ci travolgessero. La perdita che ci aveva colpiti era troppo grande per essere ignorata.Per tutto il tragitto non proferimmo parola, non avevamo la forza di dire nulla. Il silenzio era soffocante, interrotto solo dai miei singhiozzi che non riuscivo a trattenere, dalle mani che tremavano senza che potessi fermarle. In quel momento, Gabriel allungò la sua mano verso la mia, stringendola delicatamente, come se cercasse di darmi conforto, ma anche lui sembrava essere travolto dalla stessa disperazione.
Arrivammo di nuovo in ospedale. Dopo aver parcheggiato, entrammo in quella sala d'attesa. Gabriel corse immediatamente da sua madre e si strinsero in un abbraccio, entrambi in lacrime. Io restai un passo indietro, incapace di trattenere le lacrime che mi scivolavano sul viso. In quei mesi avevo legato molto con Rafael, avevo visto in lui una figura paterna che mi era sempre mancata.
Marlene mi guardò, e con gli occhi pieni di lacrime mi invitò ad avvicinarmi. «Vieni qui, tesoro mio.» disse, aprendo le braccia invitandomi a unirmi a loro in quell'abbraccio.Mi strinsi a loro, le lacrime continuavano a scendere senza sosta.
«Adesso basta.» disse Marlene, accarezzandomi delicatamente il viso mentre cercava di asciugare le lacrime con i palmi delle sue mani. «Lui non vuole vederci così. Dobbiamo essere forti.» Anche Gabriel la seguì, cercando di calmarsi, ma il dolore rimaneva.
Improvvisamente, vidi Gabriel alzarsi e dirigersi verso il dottore che stava appena uscendo dalla stanza. «Dove lo avete portato? Ho bisogno di vederlo!» disse, apparentemente agitato e confuso.
Il dottore rispose senza mezzi termini: «Nessuno può vederlo.» Gabriel, senza pensarci, corse verso la stanza dove sapeva si trovava suo padre.
«No! Fermati! Nessuno può vederlo, non hai il permesso!» urlò il dottore, ma Gabriel non si fermò. Fu Marlene, con il suo dolore e la sua calma, a chiedere con voce rotta ma ferma al dottore di avere un minimo di comprensione.
Mi coprii la bocca con una mano per trattenere un altro singhiozzo, ma non ci riuscii. Vederlo lo avrebbe distrutto.
Dall'ingresso dell'ospedale vidi un detective avvicinarsi a noi, e una domanda mi attraversò la mente: cosa centrava un detective con tutta questa tragedia?
«Marlene, come stai?» chiese, avvicinandosi e abbracciandola prima di staccarsi delicatamente.
«Uno schifo.» rispose Marlene, la sua voce rotta dalle lacrime. Il detective fece una pausa, guardandola con serietà. «Appena ho saputo, ho chiamato la centrale. Esaminando il luogo dell'incidente e la sua auto, abbiamo scoperto che non è stato solo un incidente. Qualcuno gli ha tagliato la strada prepotentemente, facendo andare fuori strada l'auto e causando l'incidente.» Le parole mi colpirono come un pugno. Rimasi immobile, sotto shock. Non riuscivo a credere a quello che stavo sentendo.
«Che cazzo stai dicendo?» urlò Gabriel, correndo furioso verso il detective. Alcuni medici cercarono di bloccarlo, ma lui li respinse con un gesto deciso.
«Lasciatemi!» urlò, e per un momento il caos sembrò esplodere intorno a noi. Ma vidi il detective avvicinarsi a lui, facendo segno ai medici di lasciarlo.
Gabriel si fermò, scuotendo la testa, gli occhi pieni di lacrime che non riuscivano a fermarsi. Poi, sorprendentemente, il detective lo strinse a sé in un abbraccio. «Troveremo chi ha ucciso tuo padre, te lo prometto.» Guardai quel momento senza parole. Sembrava che si conoscessero da anni.
Marlene, osservando il mio sguardo confuso, rispose alla mia domanda non pronunciata. «Lui era il migliore amico di Rafael. Conosce Gabriel da quando era solo un bambino.»
Il detective si staccò da Gabriel, guardandolo intensamente. «Abbiamo bisogno di un po' di tempo per raccogliere tutte le prove, ma non ci fermeremo finché non troveremo chi ha fatto questo.» Gabriel annuì senza dire nulla.
Mi avvicinai a Gabriel, appoggiando una mano sulla sua spalla. Lui si girò verso di me, i suoi occhi pieni di dolore. Non c'erano parole in grado di alleviare quella sofferenza, ma sapevo che dovevo esserci per lui, come lui lo era stato per me in passato.
«Dobbiamo rimanere calmi.» dissi con voce bassa, cercando di fare spazio alla razionalità in mezzo al turbinio emotivo. «Troveranno chi ha fatto questo, Gabriel. Ti prometto che lo faranno.» Lui non rispose subito. Poi, lentamente, si piegò in avanti,appoggiando le sue mani sulle sue ginocchia , come se tutta la sua energia se ne fosse andata via. «Non so come farò senza di lui.» sussurrò. Vidi come tutto il suo corpo tremava.
Marlene si avvicinò, mettendo una mano sul suo braccio. «Tuo padre era un uomo forte, Gabriel. La sua forza è dentro di te. Lui fa parte di te.» Gabriel alzò lo sguardo verso di lei, mettendosi dritto con il corpo. «Non riesco ad esserlo, non senza di lui.» Il detective, che li aveva osservati in silenzio, fece un passo avanti. «Capisco. È difficile, ma dovrai farlo. Non possiamo permettere che chi ha fatto questo vada via impunito.Tu ci aiuterai a scoprirlo.» Il suo tono era deciso, ma non duro. Sembrava che stesse cercando di offrire un po' di speranza, anche se sembrava lontana anni luce. Mi sentivo impotente, incapace di fare qualcosa per alleviare il dolore che avevano dentro. Ma, mentre guardavo Gabriel e Marlene, sapevo che in qualche modo dovevamo affrontare tutto questo insieme.
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Endless 1 Cuori Nascosti (COMPLETA)
RomansaSofia ha sempre vissuto nell'ombra dell'abbandono, passando da una famiglia all'altra senza mai trovare un vero posto. Finché i Romero la adottano, offrendole una casa, un futuro. Ma non aveva previsto Gabriel. Affascinante e tormentato, è l'unico c...