Senza dire una parola mi allontanai da lei, entrando in camera mia. Dovevo iniziare a prepararmi. Ormai era sera.Non mi presi troppo tempo per scegliere: una camicia nera e dei pantaloni dello stesso colore sarebbero andati bene, abbinati a una giacca blu scura elegante. Davanti allo specchio mi sistemai il ciuffo con cura, cercando di non pensare a ciò che era appena successo. Ma era impossibile.
Appena uscii dalla stanza, la vidi fare lo stesso, chiudendo la porta dietro di sé. Rimasi immobile per un momento, i miei occhi incapaci di staccarsi da lei. La inquadrai dalla testa ai piedi, senza vergogna. Il vestito che indossava avvolgeva le sue curve alla perfezione, le gambe snelle catturavano ogni mio pensiero. Poi vidi quella scollatura: niente di troppo esagerato, ma quanto bastava per farmi perdere la concentrazione.
Mi leccai inconsciamente le labbra, un gesto automatico che mi tradì. Sofia incrociò il mio sguardo, e il suo viso si contrasse in un'espressione di puro disgusto, come se avesse letto ogni mio pensiero. Mi voltò le spalle e scese le scale senza dire una parola, lasciandomi lì, immobile, con un misto di irritazione e desiderio.
Chiusi la porta della mia stanza alle spalle per scrollarmi di dosso quella sensazione. Cosa diavolo stava succedendo? Non potevo perdere la lucidità per lei. Eppure, non potevo negare che quella sera lei fosse assolutamente... irresistibile.
Scesi le scale poco dopo, cercando di mantenere un'espressione neutra, ma non riuscii a fare a meno di notarla immediatamente. Era in piedi vicino all'ingresso, con lo sguardo basso sul telefono. I suoi capelli ricadevano morbidi sulle spalle, e il vestito sembrava esaltare ogni linea del suo corpo. Era un incubo vivente, perché mi stava facendo impazzire e non potevo permettermelo.
«Gabriel, perché tu e Sofia non andate nella stessa auto? Io e tuo padre vi seguiamo.» disse mia madre, prendendo la sua borsa con un sorriso speranzoso.
«Non possiamo andare tutti insieme?» domandai, cercando una scusa per evitarlo.
«Dai, tesoro, fallo per me. Così legate un po'.»
Sbuffai leggermente, incrociando le braccia. «Non credo che abbiamo bisogno di legare, mamma. Va bene così.»
Lei alzò un sopracciglio, quel tipico gesto che significava che non avrebbe accettato un no come risposta. Sofia, nel frattempo, sembrava quasi divertirsi della situazione. Stava in piedi accanto alla porta, con il suo solito atteggiamento indifferente, ma avevo visto il suo sguardo farsi più provocatorio quando mia madre parlava.
«Va bene.» cedetti infine, allargando le braccia con rassegnazione. «Ma non lamentatevi se mi rompo e la lascio poi in mezzo alla strada, perché potrebbe succedere...»
«Molto divertente.» ribatté Sofia con tono tagliente, passando davanti a me e aprendo la porta per uscire. La seguii senza entusiasmo, tirando fuori le chiavi dalla tasca. «Sali, principessa.» dissi aprendo la portiera lato passeggero.
«Non chiamarmi così.» rispose lei, salendo in macchina con uno sguardo di sfida. Quando mi passò accanto il suo profumo mi colpì come un pugno nello stomaco. Dio, era sempre più difficile rimanere indifferente.
Mi sedetti al volante e accesi il motore, cercando di concentrarmi sulla strada, ma il silenzio nell'auto era insopportabile. Ogni tanto la guardavo di sfuggita. Le sue mani giocherellavano nervosamente con il bordo del vestito, e il suo sguardo sembrava fisso sul finestrino, anche se ero sicuro che fosse consapevole di ogni mio movimento.
«Stai bene?» chiesi, rompendo finalmente il silenzio che si era creato nell'auto.
«Perché non dovrei stare bene?.» rispose con una punta di sarcasmo, guardando dritta davanti a sé. Sorrisi appena, un sorriso che sapevo avrebbe notato anche senza guardarmi. Era la sua solita difesa, ma potevo percepire la tensione tra di noi. Lo sapeva anche lei.
«Perché devi rispondermi così? Con un'altra domanda?» sbottai, tenendo gli occhi sulla strada, anche se di tanto in tanto li spostavo su di lei. «Ti senti a disagio a stare qui da sola con me?» aggiunsi con una nota di provocazione nella voce, mentre mi voltavo per fissarla per un momento. Lei si irrigidì leggermente, cercando di mascherare il proprio nervosismo. «Non mi sento a disagio.» rispose con una voce che tradiva il contrario.
Le lanciai un'occhiata di sfida. «Ah no? Allora perché hai questa posa tutta rigida? Sembri pronta a scappare appena ti lascio il tempo.»
Sofia si voltò verso di me con uno sguardo tagliente. «Non sono rigida, Gabriel. Sei tu che sei insopportabile.»
Risi a quella sua risposta. «Insopportabile? Solo perché ti faccio domande scomode? O perché non riesci a gestire quello che succede quando siamo soli?» Sofia arrossì, e fu in quel momento che capii di aver colpito nel segno. Ma, come sempre, si riprese subito. «Se ci fosse un concorso per il più egocentrico tu vinceresti il primo posto. Ragazzi come te mi fanno ribrezzo.»
«Ah, quindi ti faccio ribrezzo adesso.» ribattei con un sorrisetto. «Però quando mi guardi non mi disprezzi così tanto, principessa.»
Lei sbuffò, incrociando le braccia. «Sei incredibilmente...»
«"Incredibilmente"in che senso? Dimmi.» le chiesi malizioso.Sofia scosse la testa, fissando fuori dal finestrino. «Incredibilmente stronzo! Riesci sempre a tirare fuori il peggio di me.»
«Il peggio di te?» le dissi con una risata bassa, avvicinandomi leggermente al suo lato dell'auto mentre mi fermavo a un semaforo. «Non mi sembra che sia "il peggio" quello che vedo quando siamo soli.» Le sue labbra si serrarono, e mi guardò con quegli occhi che sembravano volermi fulminare. Ma dietro quella rabbia c'era qualcosa di più profondo, qualcosa che lei cercava di nascondere. E io ero determinato a tirarlo fuori.
Il semaforo diventò verde, e io ripresi a guidare, ma non riuscii a trattenere un sorriso soddisfatto. Potevo quasi sentire la tensione che aleggiava nell'auto, come una corda tesa pronta a spezzarsi.
Sofia rimase in silenzio per qualche secondo, il viso rivolto verso il finestrino, ma le sue mani, intrecciate in grembo, tradivano il suo nervosismo. Sapevo che stava cercando le parole giuste per rispondermi, qualcosa che potesse mettermi al mio posto.
«Non so cosa pensi di ottenere con questo atteggiamento, Gabriel.» disse infine, la voce leggermente tremante, ma ferma. «Ma sappi che non funziona con me.»
Sorrisi, scuotendo leggermente la testa. «Oh, funziona eccome, principessa. Lo vedo dai tuoi occhi, dalle tue mani che non riescono a stare ferme. Sei nervosa. E sai perché? Perché quello che provi non puoi ignorarlo, anche se ci provi con tutta te stessa.»
Lei si voltò di scatto verso di me, i suoi occhi che lampeggiavano di rabbia. «Sei così arrogante! Pensi davvero che tutto giri intorno a te, vero? Non sono nervosa per te, Gabriel. È solo che... che...»
«Che cosa?» la interruppi, sfidandola con un sorrisetto. «Dillo, Sofia. Mi diverti quando cerchi di negare l'evidenza.»
«Sei insopportabile!» sbottò, incrociando le braccia al petto e affondando con la schiena contro il sedile. Ma la sua reazione non fece altro che confermare ciò che già sapevo: la mia presenza la metteva in difficoltà, e lei odiava ammetterlo.
Mi avvicinai leggermente al suo lato, abbassando la voce in un tono quasi intimo. «Sai, Sofia, c'è una linea sottile tra odio e attrazione. E a volte penso che ti piaccia odiarmi, perché ti dà una scusa per guardarmi così intensamente.»
La vidi aprire la bocca per rispondere, ma nessuna parola uscì. Si limitò a fissarmi.
«Non ho niente da dirti.» disse infine, voltando di nuovo il viso verso il finestrino.
Risi sottovoce, tornando a concentrarmi sulla strada. «Come vuoi, principessa. Ma prima o poi, ammetterai quello che già sai. »
Il resto del tragitto fu silenzioso, ma non c'era bisogno di parole. La tensione nell'aria era palpabile, e anche se lei cercava di nasconderlo, io sapevo esattamente come la facevo sentire.Arrivati al ristorante, parcheggiai accanto all'auto di mio padre, che ci aspettava davanti all'entrata. Scesi dalla macchina e aprii lo sportello del passeggero, lasciandola uscire. Sofia si affretto subito a prendere le distanze, ma io non le diedi peso e la seguii con passo tranquillo. Mi strofinai il naso per contenere un sorriso divertito.
Entrammo insieme , accolti da mio padre che ci aspettava.
«Finalmente siete arrivati.» disse con tono leggermente ironico, aggiustandosi la giacca.
Al nostro tavolo, scelsi di sedermi accanto a lei, cogliendo il leggero irrigidimento delle sue spalle quando mi accomodai. Si tolse la giacca, rivelando quel vestito che già a casa mi aveva colpito. I suoi movimenti erano misurati, quasi studiati, ma c'era qualcosa di naturale in lei che non riuscivo a ignorare. Il suo profumo, delicato ma persistente, mi colpi ancora una volta, risvegliando quel desiderio di provocarla che sembrava ormai un'abitudine.
La cena iniziò tranquilla, con mio padre e mia madre che chiacchieravano amabilmente. lo, invece, avevo altri piani. Lentamente, senza farmi notare, avvicinai il mio ginocchio al suo, sfiorandolo appena. Non si mosse subito, ma la vidi irrigidirsi leggermente. Decisi di alzare la posta.
«Ops» mormorai, lasciando cadere il tovagliolo con una finta distrazione.
Mi piegai sotto il tavolo per raccoglierlo, ma non mi limitai a questo. Con una mano, sfiorai delicatamente la sua caviglia, osservando la sua reazione dal basso.
Risalii lentamente, la punta delle mie dita accarezzava la sua gamba, fermandomi appena prima che potessi osare di più.
Quando tornai a sedermi, alzai lo sguardo su di lei con un sorriso neutro, come se nulla fosse successo.
Il suo viso era un mix di sorpresa e imbarazzo, le guance leggermente arrossate mentre cercava di mantenere un'espressione composta.
«Tutto bene?» chiesi sottovoce, inclinando la testa verso di lei con un'aria innocente.
«Perfettamente.» rispose, stringendo le labbra per trattenere un evidente fastidio.
Mi trattenni dal ridere, compiaciuto.
Era così facile farla vacillare, eppure, c'era qualcosa di irresistibile nel vederla lottare per mantenere il controllo. Avrei continuato a stuzzicarla, era una tentazione troppo grande per non soddisfarla.
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Endless 1 Cuori Nascosti (COMPLETA)
RomantiekSofia ha sempre vissuto nell'ombra dell'abbandono, passando da una famiglia all'altra senza mai trovare un vero posto. Finché i Romero la adottano, offrendole una casa, un futuro. Ma non aveva previsto Gabriel. Affascinante e tormentato, è l'unico c...