oggi era venerdì e ci sarebbe stato quel famoso concerto. non conosco minimamente quei "Tokio Hotel" perciò oggi, durante la pausa mattutina, mi sono messa a fare qualche ricerca. Le ricerche mi ricondussero a questo gruppo di 4 ragazzi. Uno di loro catturò la mia attenzione, uno sguardo diverso. Notai anche i vestiti eccessivamente larghi e il piercing al labbro, dava un luccichio al suo viso. Dopo due ore di ricerche raccolsi abbastanza notizie su tutti e quattro i componenti: Bill Kaulitz era il cantante e aveva 2 anni in più di me, quindi 17 anni anni. Suo fratello gemello Tom, il ragazzo con il piercing, era il chitarrista e poi c'erano Gustav Schäfer che suonava la batteria e Georg Listing, il bassista. Il concerto sarebbe stato alle 18 e adesso erano le 16 perciò misi il mio BlackBerry viola a caricare e andai a farmi una doccia, dato che non mi lavavo più di 3 settimane. Ogni volta che provavo a fare una doccia mi tornava in mente il pensiero di lui che mi toccava. Insomma, io lo amavo ma lui mi usava per pagare i suoi cazzo di debiti.
...
uscì dalla doccia sgocciolando e mi asciugai in fretta per poi infilarmi un qualcosa di comodo
misi una maglietta marrone con dei dettagli azzurri e un pantaloncino del medesimo colore. Rimasi scalza e mi sedetti sul letto con la mia valigia nera laccata davanti a me. La aprì delicatamente e tirai fuori un vestito per volta piegandolo e poi riposarlo vicino alla mia coscia. Presi la pila di magliette piegate e le sistemai nell'armadio, a susseguirsi della pila di pantaloni e pigiami, felpe e maglioni. Dopo aver sistemano l'abbigliamento aprì la tasca più piccola e trovai dentro una scatola. Era una scatola di un rosa sbiadito con dei disegni fatti a penna gel. Spinsi la valigia giù con un calcio e mi stesi a pancia in giù mettendo la scatola davanti a me. Giocherellai un po' con l'estremità rotta della scatola e dopodiché decisi di scoperchiarla. Profumava di lavanda, l'odore di mia madre, inizia a frugare un po' dentro finché non sentì il mio dito pungersi a contatto con una vite. La tirai fuori e da lì a pochi secondi c'era un bel gruzzoletto di chiodi accanto alla scatola. Lì dentro c'erano anche delle bende, un disinfettante e un diario munito di penna. Il diario era di finta pelle nera con delle striature zebrate viola. Iniziai a sfogliarlo e feci un salto indietro nel tempo fra i ricordi. Levai il tappo alla penna e cercai una pagina libera. Scrissi la data in alto a sinistra 19/01/2006 ed iniziai a scrivere.ricordo perfettamente il tocco delle sue mani rugose sulla mia schiena. Il rapporto tra me e lui mi ha sempre ricordato "Lolita" il romanzo di Vladimir Vladimirovič Nabokov. Sono sempre stata una grande lettrice e forse, Lolita, è uno dei romanzi che più mi attirava fin dalla giovane età. La differenza tra me e lei è che a Lolita faceva piacere mentre io provavo un senso di disgusto nei miei confronti e ogni mattina, vedermi allo specchio mi faceva venire la nausea. Vedere il mascara colato della sera prima, i polsi e le cosce che ancora sanguinavano e la lametta impugnata nella mia mano destra, mi faceva schifare ancora di più. Non meritavo la vita. E ne ero del tutto consapevole. Mi sono rovinata la vita per dimostrare che valevo.Volevo solo l'attenzione di mio padre e se per farlo mi sarei dovuta frequentare con una delle persone che lui più odiava, l'avrei fatto. Richard non aveva paura, lui non aveva paura di essere sbattuto dentro perché se la faceva con una minorenne..chissà se si vergogna..
chiusi il diario di scatto quando sentì bussare alla porta. Questa prima settimana è stata semplice. Mi lasciarono ambientare, mi diedero la libertà di scegliere quando e se partecipare alle attività. Misi il diario sotto al cuscino e corsi ad aprire la porta. Davanti a me c'era May "ciao Georgia!" disse entrando "uhm ehi..mi dovrei preparare per dopo, potresti..ehm sai-" mi interruppe "sisisi dammi un secondo" iniziò a frugare nella mia stanza "eppure sono sicura di averlo lasciato qui.." sussurrò "che cerchi?" le chiesi tirandola per la spalla "il mio bracciale" disse frustata. La rassicurai che se l'avessi trovato glielo avrei restituito e la spinsi fuori dalla mia stanza chiudendo la porta. Mi appoggiai al muro e sospirai. Mi truccai con il mascara e la solita matita nera, misi un po' di burro cacao e poi andai a vestirmi. Mancavano 15 minuti perciò iniziai a frugare nell'armadio
misi una maglietta marroncina a maniche corte e un jeans/cargo a vita bassa grigio con delle stelline. Misi poi le mie converse bianche ed uscì dalla stanza. Nella mia borsa misi il telefono e le cuffie, presi anche gli ansiolitici e qualche mentina. Mi presi una bottiglietta d'acqua e la chiave della stanza.
STAI LEGGENDO
TEARS-Tom Kaulitz
FanfictionGeorgia ha 15 anni ed è ricoverata al St.Christine Hospital, un ospedale per 'pazzi suicidi, come li chiama lei. Lei e tante altre ragazze della sua età sono ''intrappolate'' là dentro. Una mattina fredda e nebbiosa di marzo, il suo ospedale ospiter...