non voglio andarci!

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La casa dove eravamo costretti a vivere era dei miei nonni; Iside e Mikael. Aveva un massiccio portone di legno, oltre quello c'era il soggiorno con delle pareti beige e un divano in pelle bianco che prendeva quasi tutto il muro, mia madre lo decorerà sicuramente con cuscini e coperte morbide. Vicino al tavolo, sopra al tappeto marroncino e bianco, ci stava un tavolino di legno con sopra una tovaglia argentata con dei dettagli di pizzo bianchi. C'era poi un muro con degli spazi che fungevano da mensole, questo muro stava solo a metà perchè l'altra parte era un'entrata per la cucina. Quest'ultima aveva dei fornelli e poi un lungo bancone di marmo scuro. Era una normale cucina con frigo, forno e altro. Uscendo dalla cucina ritornavamo in soggiorno dove notai il tavolo per mangiare, abbinato a quello vicino al divano. Davanti al divano,sul muro, c'era la tv grandissima. Andai al secondo piano e cercai la stanza che mi sarei accaparrata "mamma dove è la mia stanza?" chiesi. Mi indicò la stanza vicino al bagno. Aveva le pareti viola scuro e un letto matrimoniale nell'angolo. Davanti a essa c'era un terrazzo. Accanto c'era un armadio che prendeva buona parte della parete e una scrivania con dei grandi cassetti nello spazio restante.
Aprì la valigia e poi mi girai verso l'armadio "si inizia" sospirai

stavo prendendo la mia valigia e avevo nascosto in una tasca i chiodini e gli misi in fondo al cassetto del mio comò bianco. Iniziai a sistemare piano piano i vestiti e le scarpe nel mio armadio. Il fatto che io mi dovessi ricreare una vita nuova, così di punto in bianco, mi demoralizzava. Tirai fuori dalla valigia tutti i miei vestiti e li sistemai su delle grucce. Provai a metterli in un ordine particolare ma nessuno di questi mi soddisfaceva "Gigi, c'è una chiamata per te" disse mio fratello bussando e facendo capolino dalla porta. Scesi giù e presi il telefono mobile "si pronto?" chiesi "pensi di essere furba eh? pensi di poter scappare? cosa credi? io non sono uno che scherza Georgia" disse lui, sentivo il suo fiato pesante "non voglio più avere a che fare con te e con tutto quel circolo pieno di merda" dissi. Posai il telefono e aspettai qualche secondo "tutto ok Gigi?" chiese mio fratello, io annuì "si", tornai nella mia camera e rimasi appoggiata alla porta per così tanto tempo che si fece ora di cena. Ci sedemmo a tavola e nostra madre posò sul tavolo i piatti per ognuno di noi. Nel momento in cui si sedette anche mio padre iniziammo a mangiare ''dobbiamo parlarti, Georgia.'' disse mio padre accarezzandomi il braccio, mia madre si girò verso di lui di scatto e alcune ciocche bionde caddero dal suo chignon. ''martedì... martedì verrai ricoverata'' disse ''hai degli evidenti problemi. Non se ne discute'' concluse poi riprendendo a mangiare. Io non commentai e tornai nella mia stanza lanciando un'occhiataccia omicida a mio padre che ricambiò. Io ero la più piccola di 3 figli e tutti si concentravano su di me e pensavano che necessitassi di un aiuto. Io non voglio andarci, sto bene così. Mio fratello bussò alla porta per poi entrare. Con lui avevo un rapporto unico, stretto. forte. Eravamo diversi esteticamente, ma uguali dentro. Si sedette sul mio letto e mi abbracciò ''sappi solo che è per il tuo bene Gigi'' disse dandomi un bacio sulla fronte. Mi sdraiai sotto il piumone e mi feci abbracciare da lui ''notte Gigi'' disse poi

TEARS-Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora