Capitolo 4 - Mostri

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AILEEN

"Tutti i grandi sono stati bambini una volta.
Ma pochi di essi se ne ricordano"
- Antoine De Saint-Exupéry

12 anni prima
Sanguinava. La mamma stava sanguinando ancora ma papà le accarezzava il viso sussurrandogli parole di scuse. Le lacrime solcavano il suo viso e il suo corpo era scosso da tremiti leggeri, che le impedivano di stare ferma. Era stato di nuovo lui? Stringevo l'orsacchiotto di peluche che avevo in mano.

Le loro urla mi avevano svegliata, di nuovo, nonostante la mia camera da letto fosse al piano di sopra e loro si trovassero nel salotto al piano di sotto. Succedeva sempre più spesso. Se litigavano tutti i giorni, voleva dire che non si volevano più bene? Se non si volevano più bene significava che mi avrebbero lasciata da sola per andare via? Lo sguardo di papà si posò su di me, si era finalmente accorto che mi ero svegliata.

«Aileen? Perché sei ancora sveglia? » sbuffò, probabilmente seccato dalla mia presenza.
Quelle poche volte in cui mi beccava ad assistere a queste scene si sentiva in dovere di darmi un qualche tipo di scusa pur di farmi stare tranquilla. Così facendo però aumentava solo le mie paure. Era come se fosse uno dei personaggi delle favole che mi leggevano occasionalmente lui e la mamma prima di andare a dormire: un mostro cattivo che racconta bugie per fregarti e vincere.

Mi soffermai a guardare la mamma mentre lui aspettava una mia risposta. Aveva già smesso di piangere, il suo sguardo si era svuotato da ogni emozione. Sembrava tanto un guscio vuoto, una sorta di fantasma al posto che una persona normale. Preferivo questa espressione vuota a quella che mi riservava normalmente, carica di noia e disprezzo, ma non mi piaceva che per farla arrivare ad averla, papà dovesse fargli male. Mi avevano sempre insegnato che far del male agli altri era sbagliato, quindi perché se ne facevano a vicenda in questo modo?

«Aileen vai a dormire»
«Sei stato tu a fare male alla mamma?»
«La mamma si è fatta male da sola, questo succede alle persone che non vanno a nanna presto »

Un enorme bugia. Io non mi addormentavo mai nell'orario in cui mi mettevano a letto, eppure non mi ero mai ferita all'improvviso. Ma non glielo avrei detto, lui voleva mentire ancora e io volevo avere una motivazione per la quale tutto ciò stesse accadendo proprio a noi. Le famiglie dei miei compagni di classe sembrano volersi tanto bene, quindi forse anche noi un giorno potremo essere così.

«E perché ti stavi scusando allora?»
Non ricevetti risposta. Andava sempre a finire così.
La mamma si alzò da terra e venne verso di me barcollando. Puzzava tantissimo. Aveva bevuto ancora quella cosa viola che possono bere solo i grandi? Ogni volta che lo faceva aveva questo odore e si comportava in modo strano. Non mi piaceva. Dovevo andare via da lì.

Si abbassò per prendermi in braccio ma fui più veloce di lei e corsi velocemente verso le scale. Nella mia cameretta i mostri non mi avrebbero mai catturata. Sarei stata al sicuro dalle loro urla, dalla loro puzza e dalle loro bugie. Con il mio orsacchiotto ancora stretto tra le braccia continuai a correre verso la mia cameretta, chiudendomi al suo interno una volta arrivata. Girai la chiave nella serratura, consapevole del fatto che così nessuno sarebbe riuscito ad entrare. Inizialmente mi nascosi sotto al letto. Sembravo un gattino pronto ad un agguato, ma io sapevo che questo era uno step necessario. Se i mostri dalla porta non riuscivano ad entrare, gli spiriti invece lo facevano eccome.

Il rumore di passi iniziò ad inondare la mia mente, erano vicini anche se in camera con me non c'era nessuno. Vedevo delle ombre e mi costringevo a rimanere immobile aspettando che svanissero da sole. Io sapevo che venivano a farmi visita quando mamma e papà litigavano e, se non mi prendevano i mostri, non lo avrebbero fatto neanche loro. Il problema era che le vedevo solo io e quindi nessuno mi avrebbe creduto se avessi raccontato di questi episodi. Ci avevo provato con mamma e papà e avevano riso dicendo che ho una "fervida immaginazione". Non sapevo neanche cosa significasse, ma io ero certa che tutto ciò fosse reale. 

Dopo poco tutto tornò a tacere e io uscii finalmente dal mio nascondiglio impolverato. Accesi subito dopo lo stereo posto sulla scrivania della mia cameretta e mi affrettai a mettermi le scarpette che mamma e papà mi avevano regalato. Avevo bisogno di distrarmi, e dormire ora non era un'opzione.

Non ero brava a ballare anche se la maestra di danza diceva il contrario. Per mamma e papà non era abbastanza. Ma non volevo pensare alle loro parole, non volevo pensare proprio a nulla. La musica iniziò a riempire la stanza, mentre io presi a muovermi con piccoli passi precisi cercando di seguire l'andamento delle note della canzone. Chiusi gli occhi per concentrarmi e, lentamente, il senso di inquietudine che mi aveva lasciato ciò che avevo visto prima, iniziò a scemare. Mi sentivo leggera, protetta, al sicuro. Erano le sensazioni che amavo di più in assoluto.

I miei genitori non erano in grado di donarmele, quindi dovevo riuscire a farlo io stessa.

La danza era la valvola di sfogo perfetta quando ero sola. Avevo iniziato da poco, conoscevo pochi passi e ancora non ero certa del modo in cui muovermi ma poco importava. Se mi aiutava a stare meglio, non mi interessava come mi avrebbero vista gli altri. Non importava se ero scoordinata, fuori tempo o se i miei passi non erano eseguiti alla perfezione. Nella mia testa regnava la pace e mi bastava quello.
La mia maestra di danza mi aveva detto che secondo lei ho "talento" ma non ero certa a cosa si riferisse dato che i miei mi hanno sempre ripetuto che ho un "talento nello sbagliare". Spero che anche lei non si stesse riferendo a quello. Però ora basta pensarci, basta, basta, basta. Dovevo liberare la mia mente, non riempirla ancora di più con la loro cattiveria. Quindi ballai fino a quando non sentii dolore ai piedi e delle goccioline di sudore iniziarono ad imperlarmi la fronte.

Mi stesi a letto così, senza neanche togliermi le scarpette o aprire la porta della camera.
Mi addormentai sudata ma più tranquilla, anche se sapevo che il giorno dopo, sarebbe ricominciato tutto da capo.

 Mi addormentai sudata ma più tranquilla, anche se sapevo che il giorno dopo, sarebbe ricominciato tutto da capo

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Spazio Autrice:
Ecco a voi il flashback che vi avevo annunciato ci sarebbe stato. Non ero sicura di voler pubblicare questo capitolo, ma dopo una lunga riflessione ho capito che era importante per capire Aileen. Spero abbiate colto il significato del titolo e della scena degli spiriti, dato che per la nostra piccola Aileen, quelle cose sono parecchio importanti e personali.
Spero che io capitolo vi sia piaciuto e, se così fosse, vi chiedo di lasciarmi una stellina o un commento 🫶🏻
infinitamente  grata e per sempre vostra
- giu ❤️‍🩹

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