JADEN
"I pensieri muoiono
nel momento in cui prendono forma le parole"
-Arthur SchopenhauerEra passata una settimana da quando ero arrivato e da quando avevo malamente spinto fuori dalla mia stanza quel tizio. Non mi ricordavo neanche come si chiamasse, non ero ancora uscito da quel giorno.
Le uniche persone con cui avevo avuto delle interazioni erano le infermiere che venivano ogni tanto a controllare in che condizioni fossi. Ogni volta che spalancavano la porta della mia stanza portandomi del cibo o per farmi degli esami, lui si affacciava sempre dalla sua camera e sbirciava ciò che succedeva.Probabilmente faceva così per i sensi di colpa riguardo a ciò che era successo. Ipotesi confermata dal fatto che, un paio di giorni fa, mentre un infermiere mi stava portando il pranzo, lui era sbucato fuori dalla sua stanza tenendo di fronte a sé un foglio con scritto "mi dispiace, non volevo metterti a disagio". Era stata un scena quasi divertente. Il suo labbro inferiore era proteso in avanti, come fanno i bambini per rendersi teneri agli occhi degli adulti e mi faceva gli occhioni per convincermi ad uscire. Ma sinceramente non è che ci tenessi così tanto a socializzare, quindi ero rimasto nella mia stanza manco fossi un monaco cappuccino in ritiro spirituale.
Sapevo che prima o poi sarei dovuto uscire e affrontare la situazione, ma trovavo più semplice scappare per il momento. Se quel ragazzo avesse voluto spiegazioni, sarei stato in un certo senso obbligato a dire ciò che mi passa per la testa e la cosa mi terrorizzava. Dare voce ad un pensiero lo rende in qualche modo più reale, e non volevo che accadesse. Non per il momento almeno.
Avevo preferito quindi starmene a letto a contemplare il soffitto, ignorando tutto ciò che accadeva in reparto.Questo fino a quando dei rumori fuori dalla mia camera non catturarono la mia attenzione. Era parecchio tardi, e il fatto che ci fosse qualcuno ancora sveglio che andasse in giro per i corridoi non era di sicuro una cosa normale. Ma alla fine anche io me ne stavo qui a guardare il vuoto al posto di dormire, quindi non è che fossi nella condizione di poter giudicare. Dei leggeri colpi alla mia porta però mi fecero alzare.
«Sei sveglio?» Un sussurro, che mi fece capire però immediatamente di chi si trattava. D'altronde c'era una sola persona che si prendeva confidenze non volute con me dal primo giorno in cui ho messo piede qui: quel ragazzo.
«Jaden? Ho una cosa per te, mi lasci entrare?»
Sbuffai. Stava iniziando a darmi sui nervi. Di nuovo. Decisi di ignorarlo, non mi interessava sapere cos'avesse per me e tanto meno parlare nuovamente con lui. Se non avessi risposto avrebbe pensato che stavo dormendo, quindi continuai a rimanere in silenzio aspettando che se ne andasse.Notai una piccola busta bianca spuntare dalla fessura della porta, così aspettai un attimo per essere sicuro che lui non fosse ancora fuori e poi mi alzai. Regnava il silenzio, quindi ipotizzavo che se ne fosse finalmente tornato in camera. Presi la busta e la rigirai tra le mani. Al suo esterno c'era scritto semplicemente "da Jason". Ecco come si chiamava.
«Lo sapevo che eri ancora sveglio» disse improvvisamente. A quanto pare mi sbagliavo a pensare che se ne fosse andato.
«Come facevi ad esserne così sicuro?»
«Non lo ero, sono andato solo ad intuito» Ma era serio?«Sai cosa mi sta dicendo il mio intuito ora?» bofonchiai già esasperato.
«Che dovresti perdonarmi?»
«Che dovresti andare a dormire, lasciami in pace Jason»La mia risposta penso che gli piacque parecchio, dato che iniziò a ridere come se avessi fatto la battuta più divertente di questo mondo. Stavo iniziando a chiedermi seriamente che problemi avesse, ma poi mi ricordavo del posto in cui mi trovavo e stroncavo ogni domanda sul nascere.
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SnowFall
Romance"Come la realtà fisica, anche quella psichica non é necessariamente ció che appare" Uno psichiatra sosteneva che l'anima contiene non meno enigmi di quanti ne abbia l'universo con le sue galassie, e credo che, forse, non avesse così tanto torto. Ail...