7 Capitolo: Una brutta giornata

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“Le vere storie
d’amore non hanno
mai fine”
Richard Bach

Pov’s Naomi
Lunedì, Ore 7:25, casa di Naomi

Oggi è lunedì e  come ogni giorno non ho voglia di alzarmi dal letto, principalmente oggi. Mi sento vuota, come se mi mancasse un pezzo di me. Ma so perfettamente dove si trovi: In quella stanza d’ospedale. Perciò mi faccio forza e alzo il busto dal materasso  e mi incammino in bagno. Mi piazzo davanti allo specchio e quello che vedo è abbastanza inquietante. Sotto i miei occhi ci sono ancora le tracce del mascara sbavato, per colpa del pianto, e i miei capelli sono arruffati peggio di un nido d’uccelli. Aziono l’acqua del rubinetto e mi rinfresco, ma l’unica cosa a cui riesco a pensare è Lucas. Inoltre ieri saremmo dovuti andare a festeggiare il nostro anniversario giù al fiume. Questo ricordo mi fa scatenare in me una voragine profonda che si estende fino al mio cuore. Forse non dovrei andare a scuola, ma Lucas vorrebbe che io andassi avanti con la mia vita, no?. Mi sistemo e mi vesto, e senza voglia scendo le scale dove ad aspettarmi c’è mia mamma. Mio papà oggi aveva il turno alle 5:30, perciò non è qui a darmi il buongiorno. <<Amore, ho sentito la notizia.. Come stai? Se vuoi oggi non andare a scuola se non te la senti>> Mi domanda mia mamma accarezzandomi la guancia. <<Sto abbastanza male, ma Lucas vorrebbe che io andassi avanti. Quindi lo faccio. Poi ci sono i miei amici a sostenermi>> Gli rispondo agguantando la mia tazza con un panda rosso dalla credenza. Sul tavolo sono già preparati i biscotti che ha fatto la mamma questa mattina e sistemati in un piatto rosa. Prendo il cartone del latte dal frigorifero e mi preparo la colazione. <<Va bene tesoro. Per qualsiasi cosa chiamami>> Mi dice compassionevole mentre si prepara per andare a lavorare. <<Certo mamma, buon lavoro>> Gli rispondo accennandogli un sorriso mentre sorseggiando il latte. <<A dopo amore, buona giornata anche a te>> Mi dice baciandomi la guancia e  prendendo le chiavi della macchina, per poi uscire di casa. Quando sento la porta chiudersi stoppo la mia colazione, finisco di bere il latte e metto tutto nel lavandino. Questa mattina non ho fame, ma sicuramente mi verrà tra qualche ora, perciò mi porto via una brioche e un pacco di patatine. Mi porto sempre il cibo da casa essendo che le merendine alle macchinette fanno schifo. Infilo tutto nello zaino e mi do un’ultima ritoccata ai capelli. Faccio un lungo respiro per calmarmi e non mettermi a piangere, ed esco di casa.

In pochi minuti arrivo all’entrata, dove nel solito posto trovo le mie amiche, stranamente insieme ai ragazzi, seduti sul muretto che divide il giardino dal parcheggio. Mi avvicino e li saluto con un cenno della mano mentre vado incontro a Cecilia, sbalordita nel vedermi. Per mia fortuna non fa domande e io nella mente la ringrazio, o se no non so quanto mi sarei trattenuta dal non scoppiare a piangere. <<Ciao Nao, come stai?>> Chiede Julia arrivando un po 'sbigottita dalla mia presenza, sedendosi accanto a Cecilia. <<Si va avanti. Te?>> Gli rispondo sistemandomi i capelli dietro l’orecchio. <<Abbastanza bene. Questa mattina passando davanti alla camera di Lucas ho sentito un vuoto. Sia perché non c’era la sua presenza sia perché era messa in ordine.>> Mi dice facendosi scappare una risatina, mentre osserva il pavimento con gli occhi lucidi. <<Ti capisco>> Gli sussurro guardando gli alberi che si estendono lungo la strada davanti al parcheggio. Restiamo in silenzio fin quando la campanella che segna di entrare suona e mentre entriamo e attraversiamo i corridoi pieni di gente subito mi viene in mente che manca qualcuno. <<Dov’è Alisa?>> Chiedo alle mie amiche che immediatamente sentite quelle parole si girano verso di me. <<Stavo giusto aspettando chi lo chiedesse>> Risponde Julia mentre insieme ci sediamo negli ultimi posti. <<Penso sia in ritardo>> Risponde Cecilia mentre estrae dalla cartella il libro e il quaderno di biologia. <<Oh no. Vi ricordate che ci ha detto che se sarebbe arrivata ancora in ritardo col professore Abner le avrebbe messo una nota?>> Le ricordo. <<Caspita, vero!>> Esclama Julia bloccandosi sul posto. <<E questa non è la cosa peggiore, il nuovo preside se scopre che qualche studente prende una nota lo mette in punizione o peggio ancora lo sospende. Lui non tollera la mancanza di rispetto.>> Si intromette Marcus sedendosi nel posto di fianco a Julia, davanti a me e Cecilia. Questo gesto fa arrossire Julia che presto si dimentica di quello che stiamo parlando. Il nostro chiacchiericcio viene sonoramente interrotto da un libro sbattuto sulla cattedra. Ci giriamo verso il professore che ci sta guardando con le sopracciglia alzate e uno sguardo minaccioso. <<Voi là in fondo, volete stare in silenzio oppure farvi una passeggiata dal preside?>> Ci chiede con tono ironico e incazzato allo stesso momento. <<Stiamo zitti>> Risponde Julia già con la pazienza al limite. <<Signorina Torres si calmi o la mando seriamente dal preside>> Urla il professore più arrabbiato di prima. <<Sapete che la mancanza di rispetto, soprattutto verso gli insegnanti non la tollero. Siete qui per imparare e noi perdiamo tempo della nostra vita insegnando a voi capre!>> Urla sbattendo una mano sulla cattedra. Tutti restiamo in silenzio aspettando che finisca di insultarci come spazzatura. <<Detto questo chiudiamo l’argomento. Aprite il libro a pagina 13.>> Annuncia calmandosi e iniziando a spiegare il primo argomento di quest’anno. I primi 10 minuti passarono così lentamente che mi sembrava di invecchiare, ma subito dopo un bussare alla porta interrompe la lezione. <<Avanti>> Urla il professore arrabbiato per essere stato interrotto. La porta si apre  e la figura di Alisa si fa strada attraverso la stanza per raggiungere il proprio posto, cioè vicino a Julia. Ma vedendolo occupato comincia a scaldarsi. <<Bello, togliti è il mio posto quello>> Gli dice a Marcus che in tutta risposta lui gli indica con il dito il banco vuoto vicino a Drake. Lei si gira verso quella direzione e con disgusto lo osserva. <<Non pensarci nemmeno>> Gli dice spazientita. Quel silenzio viene interrotto dalle urla del professore che la obbliga a sedersi e a dirgli perchè fosse arrivata in ritardo senza una giustifica. <<Signorina Lively. Lei ,primo, entra in ritardo senza giustificazione e inoltre vuole scomodare il signorino Baker che stava ascoltando attentamente la lezione, solo per assecondare i suoi vizi?>> Gli chiede sbattendo una seconda volta la mano sulla cattedra. Spero che prima o poi gli si rompano le ossa, così voglio vedere cosa sbatte su quel povero tavolo. <<Scusi professore ma oggi non è giornata.>> Risponde lei girandosi verso di lui. <<No signorina la giornata deve ancora iniziare.A fine punizione dal preside e ora si becca una nota disciplinare.>> Gli dice indicando la porta. <<Come vuole lei, pelato>> Dice Alisa ancora in piedi davanti a Marcus. Noi scoppiamo a ridere e il professore decide quindi di metterci una bella nota di classe. <<Smettetela! Ora vi beccate una nota di classe, così capite che dovete portare rispetto! E signorina Lively la prossima battuta sciocca che dice la riferirò ai suoi genitori e al preside>> Urla aprendo il suo computer e scrivendo in silenzio sul registro.<< E si sieda vicino al signorino Anderson senza fare storie>> Aggiunge. Mi giro verso Cecilia e ci scambiamo uno sguardo del tipo: “Questo ha bisogno di una giornata dallo psicoterapeuta”. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 25 ⏰

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a mysterious accident. Un amore frenato dal casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora