Mi svegliai di soprassalto.
Sdraiavo supina sul giaciglio del mio letto, fissando il soffitto con occhi spossati.
Gocce di sudore freddo mi imperlavano la nuca, facendomi rabbrividire; una brezza fresca subentrava nella mia stanza da una finestra semiaperta, che ostentava alla mia destra.
Mi ronzavano orecchie, mentre mi guardavo attorno col fiato grosso.
«Alaska, va tutto bene?» Una voce morbida mi scosse; poi, un paio di mani gentili mi aiutarono a mettermi seduta sul materasso.
A squadrarmi con occhio angusto, c'era Laila.
Laila era la mia migliore amica sin dal primo momento in cui, sette anni fa, il Governo mi gettò a marcire nella Quarta Setta, l'ultima loggia fra gli Alti Partiti: quella predestinata ai ragazzini nati deboli e poveri.
Inutile dire che vivere nella Quarta Setta era un inferno: la fame era un po' come una vicina di casa per tutti noi. Spesso, essa conduceva anche a liti che si concludevano con qualche rissa piuttostopo turbolenta, con morti o feriti, anche gravi.
E i partecipi principali a queste mischie, se finivano con l'uccidere qualcuno, venivano giustiziati per lo più nella Piazza Principale.
Perciò la prima regola - nonchè l'unica rispettabile - emersa nella Quarta Setta era mai, assolutamente mai, fidarsi di qualcuno: bisognava vivere solo per sé stessi, non guardare in faccia nessuno ed evitare di lasciarsi trascinare in affari svantaggiosi per il proprio ego.
Altrimenti, si sarebbe eseguita la pena capitale senza troppi preamboli.
Tuttavia nel mio quartiere viveva, fortunatamente, gente a posto. C'erano ragazzi della mia età o poco più grandi di me, e appunto c'era anche Laila, come già premesso prima, la mia migliore amica che viveva nella baracca accanto alla mia, assieme a sua nonna.
Normalmente quando i bambini all'età di sette anni vengono scelti per essere deportati nella loro futura Setta, vengono allontanati dai genitori per essere preparati a cavarsela da soli negli eventi futuri della vita... ma Laila, come pochi altri giovani, fu abbastanza fortunata da avere sua nonna residente proprio in questa loggia.
Lei e l'anziana erano molto unite. Dopotutto, Laila sapeva di essere una delle poche ragazze più fortunate della Quarta Setta, e non aveva alcuna intenzione di sottovalutare tale opportunità.
Inoltre, sua nonna, Marie Luise, era detta La Vecchia Saggia non per nulla. Era la più anziana del quartiere - e probabilmente dell'intera Setta -, e aveva sempre un consiglio per gli altri, a dispetto della legge.«È sempre il solito incubo» Soffiai.
«Quel... quel pianoforte, Laila. Vuole farmi impazzire.» Conclusi, asciugandomi dalla fronte quelle perle di sudore freddo.
«Wow, non capita molto spesso di avere un pianoforte immaginario, malvagio e depravato il cui unico scopo è farti impazzire.» Rise Laila, aiutandomi ad alzarmi.
«Sono seria.» La ammonii, scoccandole un'occhiata torva.
«Va bene, va bene, scusa. Ad ogni modo, sbrigati a vestirti: fra poco ci sarà la Liturgia dell'Iniezione. Ti ho portato questo, meglio non avere lo stomaco vuoto quando... bah, sai come funzionano quei marchingegni lì.» Laila ghermì affabilmente un bicchiere di succo d'arancia dal comodino accanto al mio letto, e me lo porse.
Lo bevvi tutto d'un fiato. Non me n'ero neppure accorta, ma non mangiavo da due sere ed ero smaniosissima.
«Ti lascio. Ci vediamo in Piazza?»
«Ci vediamo in piazza.» Assentii, e Laila, con un ultimo sorriso, si richiuse la porta alle spalle.***
Gli unici vestiti che concedevano ai civili della Quarta Setta erano un completo color oliva: un paio pantaloni e una maglietta d'un verdognolo smorto e opaco, esangue.
Al braccio destro, invece, era d'obbligo portare un bracciale che indicava nome, cognome e residenza.
Non un'altro ornamento era concesso, se non qualche tatuaggio.
Ad ogni modo, quel giorno si sarebbe svolta la Liturgia dell'Iniezione, come accade ogni tre anni: Tutti i residenti della Setta devono riunirsi nella Piazza Principale, dove alcuni uomini della Lega - il Partito fidato di Aeros - ci esporranno all'Accertamento.
Esso consiste in un tecnologico controllo sanitario; dapprima ci verrà iniettato un farmaco, e quando arriverà il nostro turno, dovremo versare una goccia di sangue in alcuni marchingegni elettronici finanziati dal Governo, che riveleranno il nostro stato sanitario.
Chi non presenta alcuna malattia è libero.
Chi è infetto, invece, viene giustiziato in pubblica piazza.
E successivamente, la Lega incaricherà qualche civile contingente di bruciare le salme.